Domenica 6 dicembre 2020 la rottura di un argine del fiume Panaro ha provocato una devastante alluvione su una parte del territorio del Comune di Nonantola. Sono state coinvolte 1.196 imprese su 2.296 e 7.955 persone su 16.200 residenti: il centro storico del paese e la zona a sud-est del territorio invece sono stati risparmiati dall’alluvione.

Alcuni servizi culturali del Comune sono stati pesantemente colpiti dall’alluvione: oltre alla biblioteca comunale e alle Officine Musicali, anche il Museo di Nonantola ha subito ingenti danni.

Fortunatamente l’acqua non è arrivata presso la sede del museo nella Torre dei Bolognesi ma il deposito archeologico, collocato nei sotterranei della scuola secondaria di primo grado D. Aligheri di Nonantola, è stato completamente sommerso.

Il Museo di Nonantola, che dal 2016 ha ricevuto dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara l’autorizzazione al deposito dei reperti archeologici di proprietà statale, conservava nel magazzino 225 casse di materiali archeologici (ceramiche, oggetti in metallo, intonaci, ossa, vetro..).

Circa la metà dei materiali collocati nel deposito archeologico provenivano da raccolte di superficie effettuate sul territorio nonantolano negli anni ‘80/‘90 da ArcheoNonantola e dal Sig. Angelo Borsari ed erano relative a siti dell’età del Bronzo, età del Ferro ed epoca romana.

L’altra metà era invece costituita dalle casse di materiali provenienti dagli scavi archeologici effettuati dall’Università Ca’ Foscari di Venezia tra il 2004 e il 2015 nel centro storico del paese ed erano prevalentemente materiali di epoca medievale.

Nonantola è stata infatti al centro di un importante progetto di ricerca che ha preso il via nel 2001, sotto la direzione scientifica del Prof. Sauro Gelichi, che ha permesso di analizzare non solo lo spazio fisico dell’abbazia di San Silvestro e delle pertinenze monastiche, ma l’intero borgo nonantolano con le sue differenti fasi di sviluppo durante l’età medievale ed, inoltre, il territorio rurale di riferimento. Questo studio è stato condotto grazie a campagne estive di ricognizioni di superficie nel territorio di pertinenza comunale e a una serie di scavi archeologici stratigrafici su singoli contesti di particolare rilievo (la torre dei Modenesi e dei Bolognesi, piazza Liberazione, Piazza del Pozzo, via Roma, il giardino abbaziale e Perla Verde).

A seguito dell’alluvione che ha allagato il deposito archeologico il 6 dicembre, nelle giornate di sabato 12 e domenica 13 dicembre è stato possibile provvedere al trasferimento di tutte le casse presenti in un luogo idoneo alla loro conservazione.

Per le operazioni di svuotamento del sotterraneo è stato fondamentale l’aiuto dalla Protezione civile della Regione Piemonte e Lombardia, che hanno abbassato il livello dell’acqua per rendere possibile l’accesso ai locali alluvionati.

Le operazioni di recupero sono state seguite dal curatore del Museo di Nonantola, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, grazie al prezioso e indispensabile aiuto dell’Associazione Nazionale Tutela e Salvaguardia Beni Culturali della Protezione civile – Comacchio Trepponti.

Alcuni materiali sono stati irrimediabilmente danneggiati ma la maggior parte della casse è stata recuperata: i materiali sono coperti da uno spesso strato di fango quindi dovranno essere tutti sottoposti a una lunga e laboriosa operazione di pulitura per poter provvedere al ripristino delle casse e alla loro collocazione nel nuovo deposito.