Il 7 gennaio per la comunità copta dell’Egitto, cui appartiene lo studente e ricercatore dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna Patrick George Zaki, cade la festività del Natale.

In questo giorno il nostro pensiero non può non correre a questo giovane, attivista per i diritti umani, ingiustamente detenuto nel carcere di Tora in custodia cautelare da 11 mesi dalle autorità egiziane che, attraverso discutibili e sorprendenti decisioni del Tribunale del Cairo, continuano a respingere le richieste elevate da tanta parte della comunità internazionale, dall’Università di Bologna, dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), da Amnesty International di Modena e di Reggio Emilia e dal Comune di Reggio Emilia per una sua pronta scarcerazione, affinché gli sia concesso “di attendere – come auspicato dalla CRUI – il processo a casa con la propria famiglia, luogo in cui riprendersi dalle sofferenze psicologiche dovute ai lunghi mesi di detenzione”.

È davvero triste, oltre che inaccettabile sul piano morale e politico, che in Egitto – come già accaduto per il ricercatore italiano Giulio Regeni – si continuino a perseguire reati di opinione e siano calpestate quotidianamente le tutele di quanti operano per la salvaguardia dei diritti umani, rifiutando – come sollecitato da Amnesty International – l’apertura di un’indagine indipendente sulle torture che egli ha subito dopo il suo arresto avvenuto il 7 febbraio scorso.

L’Università di Modena e Reggio Emilia, che condivide gli appelli e le preoccupazioni per la salute del giovane Patrick George Zaki, giudica intollerabile il protrarsi della situazione che riguarda questo giovane e si adopererà, in tutte le sedi, e in accordo con la CRUI e l’Università di Bologna, per tenere accesa l’attenzione sulla sua sorte, auspicando che presto ottenga la libertà e possa tornare ai suoi studi.

La Conferenza dei Rettori – si legge in un comunicato diffuso all’indomani della ennesima sentenza del Tribunale del Cairo a lui sfavorevole, che rilancia la petizione della rete Scholars at Risk (SAR) e di Amnesty International – è “seriamente preoccupata per la decisione adottata dal tribunale egiziano il 7 dicembre 2020 di prolungare la custodia cautelare di altri 45 giorni, e sente un forte senso di responsabilità nei confronti degli studenti che portano avanti i loro progetti di ricerca con entusiasmo e impegno”.

Nella lettera della CRUI si sottolinea inoltre che Zaki “soffre di asma ed è particolarmente a rischio in caso di esposizione al COVID-19 nel carcere di Tora” e si ricorda che lo studente ha recentemente comunicato “di avere gravi dolori alla schiena e che la sua salute mentale sta peggiorando”.

Unimore nel fare propria l’indignazione della comunità accademica per questo stato di cose, come già avvenuto con l’adesione e la partecipazione ai presidi nelle piazze di Modena e Reggio Emilia del febbraio 2020, con l’adozione della mozione dell’Università di Bologna da parte del Senato Accademico nel marzo 2020 e con la dichiarazione pubblica di rinnovo della solidarietà dello scorso mese di agosto, dichiara fin da ora di aderire a tutte le iniziative che verranno promosse per giungere ad un epilogo favorevole della vicenda che riguarda Patrick George Zaki.