In occasione della Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili (Mgf) proclamata dalle Nazioni Unite il 6 febbraio del 2003, il Comune di Reggio Emilia – con il patrocinio e la collaborazione di Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Ausl Reggio Emilia-Irccs Santa Maria Nuova e Università degli Studi di Milano Bicocca – organizza per sabato 6 febbraio, dalle ore 10 alle 11.30, un convegno in videoconferenza dal titolo “MGF: è vicino ciò che sembra lontano”.

L’appuntamento rientra in un ampio progetto di sensibilizzazione, informazione, formazione e prevenzione per il contrasto delle mutilazioni genitali femminili promosso dal Tavolo interistituzionale di Contrasto alle mutilazioni genitali femminili di Reggio Emilia, di cui il Comune è capofila.

“Reggio Emilia – dice l’assessora alle Pari opportunità Annalisa Rabitti – ha scelto di lavorare per la prevenzione senza stigmatizzare le comunità a pratica escissoria, ma coinvolgendole per costruire insieme un percorso di sensibilizzazione, di informazione e di formazione. Gli incontri con le comunità di Nigeria, Burkina Faso, Egitto e il Patto siglato con la Comunità nigeriana sul tema sono una dimostrazione che la strada della prevenzione, del dialogo, del confronto anche su temi delicati come le Mutilazioni genitali femminili, è possibile. Il cammino intrapreso da Reggio Emilia dal 2013 agendo sulla prevenzione, l’informazione e la formazione è la strada maestra. Il contrasto è un processo culturale. La conoscenza è la chiave per agire su un cambio di mentalità, aiutando lo sguardo a vedere la donna quale è: una persona, che non va modificata, tanto meno mutilata”.

Il convegno, per le norme anti Covid 19, sarà trasmesso in video conferenza al seguente link: https://centroedunova.clickmeeting.com/mgf-e-vicino-cio-che-sembra-lontano.

Non occorre registrarsi ma è consigliato collegarsi circa 15 minuti prima dell’inizio per eventuali prove tecniche.

 

IL PROGRAMMA – Il convegno, che sarà aperto dai saluti dell’assessora alle Pari opportunità Annalisa Rabitti, vedrà una serie di approfondimenti sulle Mgf sul piano sanitario, legale e culturale.

Un primo intervento sull’importanza della formazione, dell’informazione e della comunicazione senza luoghi comuni e stigmatizzazioni sarà fatto da Daniela Mecugni, professoressa associata di Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche e presidente del corso di laurea in Infermieristica di Unimore – sede di Reggio Emilia. Le ricercatrici dell’Università degli Studi Milano Bicocca Patrizia Farina e Giorgia Papavero, invece, presenteranno gli esiti della ricerca “Mgf: è vicino ciò che sembra lontano”, contenente i numeri delle donne portatrici di mutilazioni genitali in Italia e delle bambine a rischio. L’indagine, effettuata attraverso interviste a cittadine immigrate presenti sul territorio reggiano e nazionale e finanziata dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, è funzionale a raccogliere e mappare i bisogni medico-sanitari delle donne intervistate e finalizzato a costruire politiche di prevenzione e contrasto del fenomeno.

A seguire Andrea Foracchia, ostetrico e ginecologo dell’associazione Medici con l’Africa di Modena e Reggio Emilia, parlerà di “Esperienze sanitarie. Fra codici culturali e pratica clinica”, mentre Giovanna Fava, avvocata del Forum delle Donne giuriste, approfondirà l’aspetto giuridico-legale in particolare rispetto al tema della prevenzione.

A chiudere gli interventi saranno le testimonianze dirette di Sara El Meligy, che ha partecipato alla ricerca intervistando donne che hanno raccontato la loro esperienza vissuta di mutilazione, e Saadia Baraka, che ha scelto di mettere a servizio la sua dolorosa esperienza per preservare dal dolore e da ferite indelebili bambine e donne, e per salvare vite umane.

Modera il convegno Faiza Mahri, coordinatrice del Tavolo interistituzionale per il contrasto delle Mgf.

 

LE MGF – L’Organizzazione mondiale della Sanità definisce le mutilazioni genitali femminili come “forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”. L’espressione è stata adottata nel 1990 ad Addis Abeba dai 118 delegati di 28 Paesi e varie agenzie dell’Onu.

Si stima che nel mondo siano circa 200 milioni le donne e le bambine che hanno subito e convivono con una mutilazione genitale. Entro il 2030, se non si attueranno strategie di contrasto e di educazione, si prevede che saranno 68 milioni le donne e le bambine a rischio.

Da tempo il Comune di Reggio Emilia si è impegnato su questo tema, aderendo al progetto regionale per “la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” che fa riferimento alla legge del 2006, e promuovendo diverse iniziative di informazione, formazione e di sensibilizzazione per il contrasto delle Mgf.

A tale proposito ha promosso la formazione di un Tavolo interistituzionale composto da: Servizi comunali, Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia, Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia, Ordine dei Medici chirurghi e degli odontoiatri di Reggio Emilia, Fondazione Mondinsieme, associazione NondaSola di Reggio Emilia, Forum Donne giuriste di Reggio Emilia, Associazione italiana Donne Medico, Associazione medici con l’Africa di Modena e Reggio Emilia, associazione Donne immigrate dell’Emilia-Romagna, Comunità egiziana di Montecchio e di Reggio Emilia, Organizzazione italo-marocchina di amicizia e cooperazione di Reggio Emilia e provincia (Oimac), Comunità nigeriana di Reggio Emilia, Unicef, Amnesty International.

In quest’ottica di collaborazione, il 6 febbraio 2019, è stato sottoscritto il Protocollo d’intesa per il contrasto alle Mutilazioni genitali femminili, che impegna gli enti, le istituzioni e le associazioni territoriali di riferimento a condividere e rendere più efficaci le azioni per promuovere sinergie di intervento in materia di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ognuno con la propria competenza. Il documento mira inoltre a creare una sinergia tra i vari livelli istituzionali e i soggetti privati attivi sul territorio per una rete finalizzata al contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevedendo anche un piano di azione che contenga strategie e metodologie di lavoro condivise al fine di conoscere e contrastare i vari aspetti del problema. Con il Protocollo si gettano dunque le basi per un comune impegno sul piano politico/culturale attraverso interventi di sensibilizzazione e azioni di tipo operativo nelle istituzioni, nella scuola, nel lavoro e in qualsiasi ambito di socializzazione.