Nella giornata di ieri, nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna, personale della Squadra Mobile della Questura di Bologna ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un intero nucleo familiare, composto da 4 persone, ritenuto gravemente indiziato di aver sequestrato e ridotto in servitù una ragazza serba di 22 anni, attirata in Italia sotto la falsa promessa di matrimonio.

L’attività investigativa ha preso avvio il 1 febbraio scorso, quando gli agenti della Squadra Mobile hanno appreso del ricovero presso uno dei Pronto Soccorso cittadini di una ragazza giunta in ambulanza dopo l’assunzione volontaria di una non ben definita sostanza chimica, poi risultata essere detersivo. La giovane dichiarava che l’estremo gesto era stato dettato dalla volontà di sottrarsi alla condizione di servitù in cui l’avevano costretta, una volta giunta in Italia, il suo fidanzato, unitamente alla madre, al fratello e al compagno della donna (un 36enne romeno, una 37enne kosovara e due bolognesi di 22 e 20 anni). La ragazza era stata attirata in Italia con la falsa promessa di matrimonio e dall’attività investigativa è emerso un desolante quadro di vessazioni ed angherie perpetrate ai danni della ragazza dall’intero nucleo familiare residente in Pianoro Vecchio, al fine di avviarla alla prostituzione e all’accattonaggio.
In particolare, la giovane ragazza, al suo arrivo, era stata subito privata del passaporto e del telefono e costretta ad eseguire tutti i lavori domestici, nonché a subire costanti maltrattamenti, sfocianti in percosse con calci e pugni, con annesse denigrazioni ed umiliazioni. Le era inoltre impedito di uscire di casa – controllata costantemente anche quando si recava al bagno – ed anticipato sin da subito la sua imminente destinazione al meretricio ed all’accattonaggio al fine di restituire il debito di 400,00 euro contratto per raggiungere l’Italia.
Il GIP, riconosciuto il grave quadro indiziario, ha dunque disposto la traduzione in carcere per tutti gli indagati.