«Le risorse sbloccate in questi giorni dal Governo rappresentano  un ulteriore passo avanti per costruire la sanità modenese del futuro. La gestione della pandemia ha confermato la validità del modello regionale della sanità pubblica, avviato da alcuni anni, incentrato su una rete territoriale diffusa, integrata con il sociale e collegata alla rete ospedaliera di eccellenza. Un modello destinato a diventare un esempio da seguire a livello nazionale».

Lo ha affermato Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia di Modena, in occasione dell’incontro di mercoledì 14 luglio, al quale ha partecipato il presidente della Regione Stefano Bonaccini, annunciando lo sblocco di 25 milioni di euro destinati alla sanità modenese, grazie alla firma dell’intesa tra Regione e ministero della Salute, siglata nei giorni scorsi.

In particolare le risorse sbloccate saranno impiegate per interventi di miglioramento  dell’ospedale di Mirandola, la realizzazione di due Case della  salute a Modena (nell’area dell’istituto Charitas in via Panni e all’ex ospedale Estense), l’hospice Villa Montecuccoli a Baggiovara, quello a Fiorano modenese e per il miglioramento della Casa della salute “Regina Margherita” a Castelfranco Emilia per un totale di oltre 19 milioni a cui si aggiungono cinque milioni e 600 mila euro destinati all’Aou di Modena per il rinnovo di apparecchiature tecnologiche e informatiche.

Gli interventi fanno parte del piano degli investimenti delle due aziende sanitarie modenesi illustrato durante la Conferenza, da Antonio Brambilla, direttore dell’Ausl di Modena, e Claudio Vagnini, direttore dell’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Modena.

Nel suo intervento Muzzarelli ha posto anche la necessità di affrontare il problema della carenza di personale sanitario, «a partire dall’aumento delle matricole come sta facendo l’Università e dalla valorizzazione delle professioni, promuovendo un lavoro di eccellenza e studiando sistemi premianti». Per Muzzarelli, inoltre, occorre potenziare ulteriormente la rete ospedaliera, la telemedicina, il sistema dell’emergenza urgenza e migliorare l’integrazi0ne tra medici di base e specialisti.

Durante la discussione il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Porro, dopo aver ringraziato tutto il personale della sanità per lo sforzo compiuto durante la pandemia, è ritornato sul tema della necessità di potenziare la formazione medica e infermieristica, confermando che «l’Università ha chiesto e ottenuto per il prossimo anno accademico un incremento delle matricole di circa il 20 per cento oltre a un nuovo corso di laurea per assistente sanitario».

Durante la discussione Raffaele Donini, assessore regionale alla Sanità, ha sottolineato il basso tasso di ospedalizzazione dei nuovi contagi e i buoni risultati della campagna vaccinale, soprattutto sulle fasce di età over 60 anni più a rischio.

Il presidente Bonaccini, infine, ha ribadito la «lungimiranza del modello emiliano con le sue 120 Case della salute già realizzate, perché la pandemia ci ha insegnato che occorre puntare sempre di più sulla medicina territoriale, sull’assistenza domiciliare e la telemedicina. La sanità pubblica resta il pilastro del futuro del sistema sanitario regionale e siamo impegnati a sostenere sia gli investimenti strutturali e in tecnologie che la formazione del personale con nuove assunzioni a tempo indeterminato».

Nel modenese sono ad oggi 14 le Case della salute attive, di cui tre con ristrutturazione già in atto; sono 13 invece le nuove Case della salute previste nel piano, alcune in programma, molte in fase di progettazione, altre già in esecuzione.

Per quanto riguarda la rete degli Hospice, sono previste altre tre strutture oltre a quella di Castelfranco Emilia già attiva, mentre ai due ospedali di comunità (Osco) già aperti a Fanano, Castelfranco si aggiungeranno sei strutture in fase di programmazione, distribuite sul territorio provinciale.