Ieri, 9 settembre, il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) dell’Arma
dei Carabinieri – Nucleo TPC di Bologna – e il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria
della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di
misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale felsineo, consistente nel sequestro preventivo impeditivo di circa 500 opere contraffatte dell’artista Francis Bacon e nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro, beni e altre utilità del valore di oltre 3 milioni di euro.

I provvedimenti sono stati emessi a carico di 5 delle 7 persone indagate, a vario titolo, di
associazione a delinquere finalizzata a consumare una serie indeterminata di delitti
contro l’integrità delle opere d’arte (contemplati dal “Codice dei beni culturali e del
paesaggio” di cui al D. Lgs. n. 42 del 2004, art. 178 e, segnatamente, detenzione per il
commercio, autenticazione e messa in circolazione di opere d’arte false) e contro il
patrimonio (truffa e autoriciclaggio, di cui rispettivamente agli artt. 640 e 648-ter, comma
1, c.p.).
L’attività congiunta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna nelle persone
dei Sostituti Procuratori – Dott. Gustapane e Dott.ssa Casruso – trae origine da una convergenza investigativa nelle attività effettuate dalle due Forze di polizia, che aveva portato l’Arma dei Carabinieri a sequestrare, a maggio 2018 nell’ambito dell’operazione
“PALOMA”, numerose opere d’arte contemporanea false in possesso di un soggetto già
gravato da specifici precedenti penali e di polizia, tra le quali 2 disegni a firma di Francis
Bacon, uno degli artisti più celebri del XX secolo, appartenenti a una collezione di
dubbia autenticità e asseritamente ricevuti direttamente dall’artista da uno degli attuali
indagati; la Guardia di Finanza ad analizzare le movimentazioni finanziarie con l’estero
riconducibili al medesimo soggetto, risultate incompatibili con le sue fonti lecite di
reddito, approfondendo alcune segnalazioni per operazioni sospette nel frattempo
pervenute dagli intermediari finanziari.

I successivi sviluppi investigativi hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di complesse
indagini tecniche volte a circostanziare la non autenticità delle opere e ulteriori
approfondimenti di natura finanziaria, anche mediante l’attivazione dei canali
internazionali di collaborazione giudiziaria al fine di tracciare la destinazione dei fondi
derivanti dalle ingenti truffe perpetrate. Ciò ha consentito di sequestrare a Bologna e
Treviso, tra i mesi di marzo e maggio 2020, ulteriori 13 opere, oltre alle 2 già sequestrate
nella prima fase dell’indagine, attribuite allo stesso artista.

Dalla meticolosa ricostruzione dei flussi finanziari derivanti dalle vendite fraudolente è
emerso come il sodalizio, nell’intento di ostacolare l’identificazione della provenienza
illecita delle somme, si servisse di una società con sede nel Regno Unito dove venivano
convogliate e reimpiegate le provviste per poi redistribuirle, una volta “ripulite”, ai vari
indagati (direttamente o attraverso imprese nazionali ed estere con sede in Spagna e
Polonia).
Contestualmente, i complessi accertamenti tecnici disposti dall’Autorità sulle opere in
sequestro permettevano di determinare la loro non autenticità e di conseguenza la falsità
anche delle oltre 500 facenti parte dell’intera collezione italiana.

L’obiettivo del gruppo individuato, sarebbe consistito nell’accreditare tali disegni nel
mercato dell’arte attraverso prestigiose esposizioni nazionali e internazionali, cataloghi, siti
internet, fondazioni e società di diritto estero, così da accrescerne la “quotazione” per poi
rivenderli, di conseguenza in maniera fraudolenta e a caro prezzo, a ignari acquirenti.

Emblematiche le considerazioni del G.I.P., il quale ha ritenuto sussistente un “arsenale di
fraudolenze predisposto ad arte”, tra cui l’attribuzione delle opere esposte a un corpus
unitario derivante da un lascito del Maestro.
Le indagini hanno così condotto al sequestro “impeditivo” dell’intera collezione di opere
d’arte e al sequestro “preventivo” finalizzato alla confisca – sia diretta per 1,8 milioni
di euro circa, quale profitto del reato di truffa, sia “per equivalente” – di denaro, beni e
altre utilità sino al valore di 1,4 milioni di euro circa, quale profitto del reato di
autoriciclaggio.

L’esecuzione del provvedimento ha richiesto l’impiego di oltre 60 militari della Guardia di
Finanza e dei Carabinieri del Comando TPC che hanno operato, congiuntamente e in
stretta sinergia, tra le province di Bologna, Padova, Milano e Treviso.
L’operazione testimonia l’efficacia della convergenza investigativa specialistica messa in
campo da Guardia di Finanza e Arma dei Carabinieri, sotto la direzione dell’Autorità
Giudiziaria felsinea.