Non sono piaciute ai lavoratori universitari di Modena le dichiarazioni sullo smart working rilasciate qualche giorno fa dal ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

«Appare quantomeno ingeneroso affermare che “il lavoro agile non ha garantito i servizi pubblici essenziali” – afferma il segretario generale della Cisl Università Emilia Centrale Marco Pettenuzzo facendosi portavoce del malcontento dei dipendenti UniMoRe – Si rischia inevitabilmente di resuscitare lo stereotipo dei “fannulloni” che per oltre un decennio ha condotto a una sistematica denigrazione dell’intero settore pubblico. Ci si ricorda di noi solo nei momenti di bisogno, per esempio quando si trovano quegli “angeli” o “eroi” che ci salvano la vita e che poi rapidamente si dimenticano, come ad esempio accade nei nostri policlinici universitari, compreso quello di Modena».

Pettenuzzo sottolinea che durante la pandemia e, in particolare, nel periodo del lockdown, i circa 1.500 lavoratori dell’Università di Modena e Reggio Emilia tra personale docente e tecnico-amministrativo non hanno garantito solo i servizi minimi essenziali, ma il forte senso di appartenenza e il grande senso di responsabilità hanno consentito loro di promuovere uno sforzo organizzativo collettivo attraverso il quale tutte le attività ordinariamente rese in presenza sono state garantite all’utenza a distanza, con indici di produttività non inferiori alla media degli anni precedenti.

«Anche a Modena e Reggio il sistema universitario, quindi, ha risposto pienamente all’emergenza comportandosi come una vera struttura strategica per il Paese – aggiunge il segretario della Cisl Università – Grazie al grande impegno delle donne e degli uomini che lavorano in UniMoRe sono state introdotte soluzioni innovative di cui bisognerà far tesoro in futuro».

Quanto allo smart working, Pettenuzzo cita quanto scritto nel “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, firmato il 10 marzo dal presidente del Consiglio dei ministri e dal ministro per la Pubblica amministrazione. «Il confronto in sede Aran sarà l’occasione per definire linee di intervento sul lavoro agile perché si eviti una iper-regolamentazione legislativa e vi sia più spazio per la contrattazione al fine di adattare alle esigenze delle diverse funzioni queste nuove forme di lavoro, che, laddove ben organizzate, – conclude il segretario generale della Cisl Università Emilia Centrale – hanno consentito la continuità di importanti servizi pubblici anche durante la fase pandemica».