I volontari di Moninga, associazione con sede a Formigine che dal 2015 opera nella Repubblica Democratica del Congo, hanno coinvolto sei giovani artiste italiane – Luchadora, Giulia Tassi, Claudia Bessi, Martina Filippella, Shut Up Claudia, Margherita Morotti – invitandole a realizzare un’opera d’arte sul tema della parità di genere, uno degli obiettivi dell’“Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” che mira a mettere fine alle discriminazioni e violenze che donne e ragazze continuano a subire in ogni parte del mondo.

A partire dalle loro opere è stata realizzata una serie di stampe d’artista – in collaborazione con Medulla, bottega artigianale modenese che ha elaborato una tecnica di stampa serigrafica che utilizza esclusivamente colori naturali e organici – e i proventi  delle vendite verranno destinati a supporto delle attività di una casa di accoglienza che offre rifugio e possibilità di integrazione sociale a donne congolesi.

Gli artwork – in edizione limitata a 50 pezzi – saranno in vendita a partire da venerdì 22 ottobre esclusivamente sul sito www.moninga.it.

Nel 2021, l’impegno di Moninga Onlus si rafforza ulteriormente grazie all’incontro con Creer en Ellas, associazione spagnola che dal 2019 si occupa della situazione femminile nella Repubblica Democratica del Congo, rivolgendosi a donne, principalmente giovani, che vivono in situazioni di abbandono, violenza, maltrattamento e mancanza di possibilità di lavoro e formazione, per accompagnarle in un percorso di crescita ed emancipazione.

Ciò che accomuna le due associazioni è la ferma convinzione che un cambiamento sia possibile solo a partire dagli individui e dalla loro capacità di impegnarsi personalmente e di condividere il proprio sforzo con un gruppo di persone altrettanto motivate.

Moninga ha deciso di sostenere il progetto Marie Mwilu, nato nel 2019 dall’incontro di una delle volontarie di Creer en Ellas con una giovane ragazza ospite dell’orfanotrofio di Kimbondo, affetta da una grave anemia falciforme che le causava cecità e sordità, ma con una grandissima voglia di vivere e di imparare nonostante le difficoltà della sua malattia. Oggi Marie non c’è più ma in suo onore e nel suo nome è stata creata una casa di accoglienza che offre rifugio e possibilità di integrazione sociale a moltissime ragazze come lei, garantendo loro ospitalità, cure mediche, istruzione.