Nell’ambito dell’operazione “Ragnatela”, che ha condotto alla fine dello scorso mese di ottobre all’esecuzione di misure cautelari personali e reali nei confronti di soggetti resisi responsabili dell’illecita gestione di una “casa di riposo” in Alto Reno Terme, militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Bologna, su attivazione della locale Autorità Giudiziaria, hanno tradotto in carcere uno degli indagati, già sottoposto agli arresti domiciliari, oltreché destinatario di un sequestro preventivo diretto e “per equivalente”, fino alla concorrenza di 2 milioni di euro, per i reati di associazione per delinquere, estorsione (aggravata dal “metodo mafioso”), bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e per operazioni dolose, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture per operazioni inesistenti, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate.

I successivi sviluppi dell’operazione hanno fatto emergere che l’indagato, durante la detenzione domiciliare, ha perpetrato ulteriori attività illecite trasferendo disponibilità finanziarie per oltre 65 mila euro da una società a lui riconducibile in favore di una terza impresa, nel tentativo di sottrarle al sequestro preventivo in atto.

Il G.I.P. del Tribunale di Bologna – Dott. Alberto ZIROLDI, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nella persona del P.M. – Dott. Roberto CERONI, ha quindi disposto l’applicazione della misura di massimo rigore ritenendola “la sola idonea a contrastare efficacemente le esigenze cautelari”.

L’operazione testimonia ulteriormente l’efficacia della convergenza investigativa specialistica messa in campo dalla Guardia di Finanza e dall’Arma dei Carabinieri, sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria felsinea.