Copyright: Regione Emilia-Romagna A.I.U.S.G. – Autore: Liviana Banzi

Nel corso del 2021 la centralina di monitoraggio della qualità dell’aria di Viale Timavo a Reggio Emilia, che segnala il valore di inquinanti nell’aria in zona ad alto traffico, ha registrato 51 superamenti del livello limite di 50 microgrammi/metro cubo di polveri fini (PM10) rispetto ai 35 che la normativa consente per questo tipo di inquinante.

“Si è registrato un leggero miglioramento rispetto al 2020 – dichiara Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia – dove erano 61 i superamenti della soglia consentita, ma siamo comunque in linea con il 2018 e 2019, che hanno registrato 56 e 53 superamenti. I dati rilevati da ARPAE testimoniano un andamento dei livelli di particolato nell’aria condizionato dalle condizioni meteo più che dalle politiche sulla mobilità: quando nell’anno si hanno molti giorni di pioggia o ventosi ovviamente le polveri vengono disperse o si depositano al suolo, migliorando la qualità dell’aria che respiriamo”.

Negli ultimi 11 anni, infatti, l’unica correlazione possibile per spiegare il livello del particolato fine resta quella del meteo, mentre sono del tutto ininfluenti le misure di contenimento proposte dagli enti pubblici sia a livello regionale che locale. L’origine mista delle PM10, derivata da fonti primarie e secondarie, risente infatti negativamente di condizioni di stabilità atmosferica, che generano un ristagno degli inquinanti.

“Se non si vuole solo fare affidamento sul meteo – conclude Becchi – occorre smetterla di investire in nuove strade, che negli ultimi decenni hanno portato solo ad un maggior uso del mezzo privato a discapito del trasporto pubblico e spingere gli investimenti di trasporto pubblico, che nella nostra città sono in forte ritardo: vedremo infatti solo quest’anno l’avvio dell’elettrificazione delle ferrovie che dalla città portano a Guastalla, Canossa e Sassuolo, senza che siano mai diventate una vera metropolitana cittadina e la tramvia cittadina è solo nella fase di studio di fattibilità. Se i cittadini stanno investendo nella riqualificazione energetica e si stanno adottando politiche per la riduzione del consumo di suolo e la sua riconversione ad uso agricolo è necessario che anche gli investimenti pubblici si adeguino, rinunciando ad infrastrutture viarie che comunque spostano solo il problema”.