Era l’ultimo inverno di guerra, un inverno eccezionalmente rigido e nevoso. Nel gennaio un metro di neve già copriva l’alto Appennino modenese.

Fu in quelle condizioni ambientali che i tedeschi nelle prime settimane di gennaio sferrarono il loro attacco alle bande partigiane, un rastrellamento di ampie proporzioni, condotto contemporaneamente in tutto l’Appennino emiliano, da Modena a Piacenza, distogliendo dal fronte forti contingenti di truppe nel tentativo di sbarazzarsi della minaccia partigiana su tutto l’arco appenninico alle spalle della linea gotica. Fu un rastrellamento per i partigiani più duro e pericoloso di quello avvenuto nel luglio-agosto 1944; essi, non potendo né nascondersi a causa della neve e della spoglia vegetazione né uscire dalla sacca, adottarono la tattica decisa dal Comando della Divisione Modena di “coesistere nello stesso territorio con i tedeschi”. Quando i tedeschi lasciarono la zona, tra il 15 e il 20 gennaio 1945 i partigiani avevano già ristabilito i contatti tra le formazioni senza abbandonare il territorio e con un numero limitato di caduti.

In questo più vasto contesto di guerra, nei giorni della ritirata e del fallimento tedesco, a Sassuolo, ancora una volta la violenza fascista sferrava uno dei suoi ultimi e più sanguinosi colpi di coda nel cuore della città.

Due partigiani, GIUSEPPE REBOTTINI (Formigine 18.2.1915-Sassuolo 17.1.1945), nome di battaglia «Giuseppe», sappista della Brigata Mario ed  EZIO CONSOLINI (Castelfranco Emilia 10.8.1919-Sassuolo 17.1.1945), agricoltore, nome di battaglia «Mondo», partigiano della Brigata Walter Tabacchi, furono prelevati dal carcere dell’Accademia di Modena, molto probabilmente per indicazione dei fascisti sassolesi che per ritorsione volevano vendicare la recente uccisione del commilitone della GNR Vandelli. Una delle vittime, il giovane bolognese Ezio Consolini fu scelto per errore o forse in sostituzione del generale Italo Cieri del CLN,  suo compagno di cella. Secondo il consueto rituale di morte, già collaudato con il partigiano Giorgio Fontana, i due furono fucilati al cospetto della città e davanti agli occhi di bambini presenti al fatto, al muro esterno del Cimitero di San Prospero, con esibizione dei cadaveri per qualche tempo a monito di chi osava resistere, riversi nella neve che gocciolava su di loro dall’alto del muro.

ANPI-SASSUOLO ricorda che solo dieci giorni dopo quel giorno, nelle lontane pianure polacche, i cancelli di Auschwitz si aprivano all’arrivo dei soldati sovietici, e di lì ad aprile e maggio 1945 i cancelli si sarebbero aperti anche per i civili, gli IMI e i partigiani sassolesi internati nei Lager del Reich. ANPI-SASSUOLO addita come esempio ai cittadini il sacrificio di Giuseppe Rebottini ed Ezio Consolini, che perseguirono lo scopo della libertà e della democrazia nelle città e nelle campagne della pianura emiliana e non voltarono la testa dall’altra parte. Essi  offrirono il più generoso dei contributi alla fine dell’Europa degli assassini e alla costruzione di una comunità nuova ispirata alla solidarietà e alla pace.

Nell’attesa che, come concordato con l’Amministrazione Comunale, sia possibile rinnovare gli arredi posti alla base dell’epigrafe commemorativa, ANPI-Sassuolo auspica che al monumento sia prestata la cura dovuta  e invita i cittadini, gli studenti, i visitatori del Cimitero di San Prospero  a posare un fiore o un pensiero alle due vittime, nelle forme e negli spazi fisici e virtuali più consoni.

Nei prossimi giorni saranno pubblicati sul sito ufficiale di ANPI-Sassuolo materiali di documentazione sull’evento storico.

 

(Per ANPI Sassuolo – Comitato comunale il Presidente, Renzo Catucci)