Se si confermeranno le dinamiche demografiche registrate negli ultimi anni, nel 2031 la popolazione modenese scenderà sotto i 700 mila residenti, precisamente a poco oltre quota 698 mila, con un calo di cinque mila unità rispetto al 2021 e di 8.300 rispetto all’ultima rilevazione prima della pandemia, del 1 gennaio 2020. È lo scenario che emerge dalla ricerca effettuata dagli esperti della Provincia di Modena sulla base dei dati Istat e disponibile sul portale dell’ente.

La ricerca individua le previsioni demografiche dei prossimi dieci anni, riviste in base ai più recenti dati rilasciati dall’Istat, secondo tre diversi scenari, di cui quello centrale viene ritenuto il più attendibile, sulla base degli andamenti medi di diversi parametri demografici registrati nel modenese negli ultimi cinque anni; in un ulteriore scenario, a immigrazione zero, la popolazione residente scenderebbe, sempre nel 2031, a 669 mila unità.

Per avere un quadro articolato delle diverse dinamiche sul territorio provinciale, vengono analizzati i dati nei sette distretti sanitari (Carpi, Castelfranco Emilia, Mirandola, Modena, Pavullo, Sassuolo e Vignola); emerge che a risentire maggiormente del calo demografico sarà il territorio dell’area nord.

«L’andamento demografico – commenta Gian Domenico Tomei, presidente della Provincia di Modena – rappresenta un elemento di forte criticità. Il calo e l’invecchiamento della popolazione pongono questioni rilevanti dal punto di vista della sostenibilità sociale ed economica, della reperibilità della manodopera, dei servizi a partire da quelli rivolti agli anziani. Per questo occorre avviare un piano nazionale a sostegno delle famiglie, per tornare a riempire le culle, che deve prevedere più servizi sul territorio, a partire da quelli sanitari e scolastici, soprattutto nelle aree svantaggiate. Si tratta di politiche che manifesteranno i loro effetti solo nel medio lungo periodo, mentre nell’immediato occorre risolvere il problema della mancanza di manodopera, rilevato a più riprese dalle associazioni degli imprenditori, per sostenere la ripresa economica. Per questo un’immigrazione controllata – rileva Tomei – nei prossimi anni può rappresentare una risorsa, altrimenti il quadro sarà ancora peggiore. Questi temi – aggiunge Tomei – vanno affrontati con un’azione che deve partire dal Governo fino a coinvolgere gli enti locali, le imprese, il sistema economico e sociale nel suo complesso. In montagna e nell’area nord sono già evidenti i drammatici effetti del calo della natalità che vengono aggravati dall’abbandono di intere aree perché svantaggiate e distanti dai servizi. Il Pnrr può rappresentare una prima occasione per rilanciare interi territori, rendendoli più attrattivi grazie agli investimenti sui servizi e le infrastrutture».

Il calo dei residenti è accompagnato dal progressivo invecchiamento della popolazione, un assetto, si legge nella ricerca, «socialmente e economicamente insostenibile» in quanto nel 2031 «non ci sarebbero abbastanza lavoratori giovani a sostituire quelli anziani in procinto di andare in pensione».

Secondo lo scenario centrale, nel 2031 gli over 65 anni saranno oltre 177 mila, il 25,4 per cento dei residenti totali, contro i 162 mila attuali, pari al 23,1 per cento. La popolazione dai 15 ai 65 anni, quella in età “attiva”, secondo le previsioni crescerà fino al 2025 per poi calare dai 446 mila del 2021, pari al 63,5 per cento, ai 439 mila, il 62,8 per cento, nel 2031.

I ragazzi fino a 14 anni, infine, passano dai 94 mila, il 13,4 per cento dei residenti totali, del 2021, agli 82 mila, l’11,8 per cento del 2031; nel 2031 quindi ci saranno più di due anziani per ogni giovane sotto i 15 anni di età.

Fra gli scenari alternativi è stato sviluppato anche un quadro demografico “a migrazione nulla”, costituito dalle tendenze demografiche medie degli ultimi cinque anni, natalità e mortalità, dello scenario centrale, nel quale sono stati azzerati i flussi migratori: la mancanza dell’apporto della componente migratoria porterebbe la popolazione provinciale, a inizio 2031, a 669.296 unità, 34.400 residenti in meno con un calo del 4,9 per cento rispetto al 2021.

 

I DATI DI PREVISIONE PER DISTRETTO: AREA NORD CALA DI PIÙ, APPENNINO CON PIÙ ANZIANI

Le previsioni dello scenario “centrale”, considerato quello più verosimile nella ricerca della Provincia, vengono suddivise per i sette distretti sanitari (Carpi, Castelfranco Emilia, Mirandola, Modena, Pavullo, Sassuolo e Vignola); l’analisi restituisce un quadro articolato delle diverse dinamiche sul territorio provinciale da cui emerge che a risentire maggiormente del calo demografico sarà il territorio dell’area nord, seguito dai distretti di Modena, Carpi e Sassuolo, mentre l’Appennino resta stabile, ma con una popolazione sempre più anziana.

Il calo più marcato, infatti, si registra nel distretto di Mirandola che passa dai quasi 84 mila residenti del 2021 agli 81 mila del 2031; in calo anche i distretti di Modena (da 185 mila a 184 mila), Carpi (da 105 a 104 mila residenti) Sassuolo (da quasi 119 mila a 117 mila); stabile il distretto di Pavullo a circa 41 mila, in lieve crescita invece Vignola (da 91 mila a 92 mila) e Castelfranco Emilia (da 76 mila a 77 mila circa).

Se il distretto di Pavullo rimane stabile, la popolazione invecchia ulteriormente: nel 2031 in Appennino un residente su quattro, il 25 per cento, avrà oltre 65 anni, mentre negli altri distretti la percentuale varia dai 20,5 per cento di Castelfranco Emila (il distretto più “giovane”) ai 24 per cento di Modena.

 

CALO DELLA NATALITÀ E PANDEMIA: NEL 2020 NASCITE AL MINIMO NEGLI ULTIMI 20 ANNI

Nella ricerca è presente anche un’analisi dell’impatto della pandemia sulla popolazione residente; emerge che il calo della natalità e il contemporaneo aumento della mortalità, causato dalla pandemia, hanno prodotto nel 2020 un saldo naturale negativo pari a meno 3.490 unità.

Il dato è correlato all’aumento della mortalità causata dal Covid-19, 8.454 morti complessivi nel 2020 (la media del quinquennio precedente è pari a 7.300 decessi all’anno), e alla contrazione della natalità: le nascite nel 2020 sono meno di cinque mila, erano 6.700 unità nel 2012 e oltre 7.200 nel 2008, segnando un punto di minimo assoluto per l’ultimo ventennio.

La contrazione numerica della popolazione residente in provincia di Modena dal 2020 (707.119 residenti al 1 gennaio 2020, 703.696 residenti al 1 gennaio 2021, 702.549 unità al 30 settembre 2021) risente quindi degli effetti negativi della pandemia, con un effetto diretto sulla mortalità e uno indiretto sulla natalità e sulla mobilità della popolazione sul territorio che rappresenta, con particolare riferimento alla componente straniera, il volano della crescita demografica della popolazione modenese.