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Offuscamento della visione centrale, visione deformata, difficoltà nella percezione dei colori e, in alcuni casi, riduzione della visione notturna: sono questi i principali sintomi dell’edema maculare diabetico, una delle principali cause di cecità nella popolazione adulta in età lavorativa (tra i 20 e i 64 anni).[1] In Emilia Romagna le persone con diabete sono 264.000, più di 80.000 hanno segni di retinopatia diabetica e, di questi, oltre 15.000 soffrono di edema maculare diabetico, di cui circa 2500 residenti in provincia di Modena.

“L’edema maculare diabetico (EMD) è una grave conseguenza della retinopatia diabetica, una delle principali cause di cecità nei soggetti adulti in età lavorativa e che interessa globalmente almeno il 30% della popolazione diabetica – spiega Enrico Martini, Direttore dell’U.O. di Oculistica dell’Ospedale di Sassuolo SpA. L’edema maculare diabetico è una patologia cronica di forte impatto individuale e sociale che può comportare difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane come guidare, leggere, svolgere mansioni domestiche e che può compromettere la capacità lavorativa dell’individuo. Il fatto che si manifesti lentamente fa sì che la diminuzione progressiva della vista, a volte, venga meno percepita. In questa situazione, è importante la tempestività nell’intercettare questa malattia nelle fasi iniziali” prosegue Martini.

Oggi esistono terapie farmacologiche che consentono di tenere sotto controllo l’edema e di favorire un miglioramento della funzione visiva compromessa dalla malattia. E la buona notizia è che la diagnosi precoce e l’accesso tempestivo a terapie efficaci possono fare molto. “È consigliabile per ogni paziente diabetico fare almeno uno screening oculistico all’anno, per verificare l’eventuale presenza di retinopatia diabetica o di edema maculare diabetico, anche in assenza di una sintomatologia specifica, in modo da poter identificare precocemente la comparsa di lesioni prima dello sviluppo di ulteriori complicanze e intervenire tempestivamente – sottolinea il dr Martini.  Oggi anche a Sassuolo sono disponibili trattamenti, fra cui le iniezioni intravitreali con farmaci anti-VEGF o desametasone. Quest’ultimo, iniettato nella cavità vitreale con un impianto a lento rilascio, consente di prolungare l’effetto terapeutico anche per diversi mesi. Va specificato che questi pazienti dovrebbero sempre essere gestiti in maniera integrata tra specialisti ambulatoriali sul territorio e Centri esperti di questa patologia, come l’Ospedale di Sassuolo, che si avvale delle più moderne tecniche e apparecchiature per la diagnosi, la cura e il follow-up delle patologie oculari, anche complesse”.

 

L’ATTIVITÀ DELL’OCULISTICA A SASSUOLO

Negli ultimi due anni, nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19, l’Oculistica dell’Ospedale di Sassuolo ha notevolmente incrementato le attività di screening e al trattamento delle maculopatie tra cui soprattutto la AMD (degenerazione maculare correlata all’età) e la maculopatia diabetica. In ospedale, inoltre, sono stati introdotti nuovi modelli organizzativi dell’attività clinica, con più ampia e proficua collaborazione tra le diverse figure professionali dell’équipe. Il ‘centro’ ha inoltre implementato nuovi schemi di somministrazione dei farmaci intravitreali (come il “treat and extend”) e dei  controlli tra e dopo i cicli di iniezioni, ha inserito nuovi farmaci a più lunga durata d’azione, ha razionalizzato e semplificato il percorso del paziente da sottoporre ad iniezione e da ultimo, grazie ad una virtuosa e lungimirante collaborazione con l’Azienda USL di Modena, e al generoso contributo di partner industriali, ha realizzato un nuovissimo Ambulatorio chirurgico situato in contiguità con gli Ambulatori dell’Oculistica e dedicato alle iniezioni intravitreali, utilizzando tecnologie come le cappe a flusso laminare che consentono di lavorare in una struttura snella ed efficiente e con alti volumi (5-6 pazienti l’ora) senza creare assembramenti e nel rispetto di altissimi standard di sicurezza. Ciò ha consentito di aumentare il numero di pazienti trattati di circa il 10% nel 2020 rispetto al 2019 e di oltre il 20% nel 2021 rispetto all’anno precedente.

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[1] Vujosevic S, Aldington S.J., Silva P, Hernandez C, Scanlon P, Peto T, Simo’R.  Lancet Diabetes Endocrinology 2020