Singolare scusa quella fornita ai carabinieri da un esercente con attività nell’area montana per provare a giustificare i motivi che l’avevano indotto a denunciare una rapina a mano armata mai consumata. Ai carabinieri ha infatti spiegato che la denuncia della finta rapina sperava servisse a porre fine ad una serie di continui ammanchi di denaro dalla cassa della sua attività, riferendo che proprio in ragione della rapina l’attività era attenzionata maggiormente dai carabinieri forse anche con telecamere nascoste all’interno dei locali.

I fatti hanno avuto inizio lo scorso marzo quando l’esercente  si presenta alla Stazione dei Carabinieri di Baiso dove denuncia di essere stato rapinato la sera prima. Secondo il suo racconto, l’esercente, sulla strada di casa, dopo aver chiuso l’esercizio commerciale, sarebbe stato bloccato da un’autovettura con due persone che minacciandolo con una pistola gli avrebbero rapinato l’incasso della giornata, oltre mille euro, e l’orologio che aveva al polso.

Le indagini avviate dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti, da subito, hanno però fatto sorgere dubbi circa la veridicità di quanto denunciato. In particolare ai militari non sono sfuggite le discordanze tra gli spostamenti indicati dall’uomo e quanto invece riscontrato dall’esame degli apparati di videosorveglianza presenti sul territorio. Inoltre, nelle stesse immagini proprio non vi era traccia della fantomatica Fiat Punto che, secondo il commerciante, sarebbe stata usata dai due rapinatori. I sospetti degli uomini dell’Arma sono diventati certezze nel momento in cui l’esercente, messo davanti a tali evidenze, ha ammesso di essersi inventato tutto.

Alla luce delle risultanze investigative e delle ammissioni dell’esercente i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Castelnovo ne’ Monti hanno denunciato l’uomo alla Procura reggiana per la ravvisata di simulazione di reato.