Il settore della panificazione risente della grave crisi che si è abbattuta sulle aziende, in concomitanza anche con gli altri aumenti; dal grano, al lievito, al burro, fino al costo del personale. Uno scenario davvero preoccupante: bollette più che raddoppiate e aumento generalizzato dei beni primari per la produzione dei prodotti da forno, oltre che del costo del lavoro, considerato che il CCNL è stato appena rinnovato.

“Continuare in queste condizioni – afferma Maria Durante di Assopanificatori Confesercenti Modena – è diventato impossibile. I costi sono insostenibili per le nostre imprese. Le misure fin qui varate dal Governo, credito d’imposta e prestiti garantiti alle imprese, sono utili per mitigare l’impatto dell’ emergenza energetica sulle imprese, ma vanno comunque rafforzate. Per Assopanificatori Confesercenti Modena o si interviene con il blocco degli aumenti energetici, stabilizzando i costi delle bollette agli importi medi del 2021, proposta avanzata da Confesercenti, o molte aziende della panificazione dovranno rivedere i cicli produttivi, riducendo la produzione e di conseguenza il personale, mentre già si stanno programmando le attività in vista delle prossime festività natalizie. Questo vuol dire che continuare di questo passo non sarà più possibile produrre pane fresco tutti i giorni”.

Già negli ultimi 6 anni il settore a livello nazionale ha subito una perdita di circa 5 mila imprese e una riduzione della spesa media mensile di una famiglia per pane e cereali scesa a 76 euro, quella esclusivamente relativa al pane a 21,8 euro, equivalente a una spesa giornaliera di circa 5 euro, anche nella nostra provincia si preannunciano chiusure  di attività se continuerà questo folle aumento delle bollette energetiche.

Aumenti a Modena: mediamente di oltre l’86% con punte del 120%. Ci sono stati forni che, per la sola energia elettrica, si sono visti recapitare bollette relative ad un solo mese  di importi spropositati di oltre 18.000 euro rispetto ad un importo parametrato allo stesso periodo (una mensilità) ma dell’anno precedente di 8.212 euro. Una differenza di circa 10mila euro.

“Gli aumenti sopra accennati – continua Durante – sono stati in gran parte assorbiti dai panificatori e si sono traslati per ora solo in minima parte sui prodotti al consumo, ma non sappiamo fino a quando potremo resistere senza interventi di sostegno che blocchino le tariffe a quelle del 2021. Intanto registriamo che già diverse aziende stanno mettendo mano ai licenziamenti. Il settore potrebbe perdere, già in questa prima fase, circa il 10% dei propri addetti, pari a quasi 15 mila lavoratori sul piano nazionale, nel tentativo di controllare la spirale dei costi aziendali, ma questo si riverserebbe anche sui livelli produttivi e potrebbe portare il comparto ad una crisi irreversibile. Per questo – conclude Durante – rivolgiamo il nostro appello a tenere conto che i tempi delle imprese non sono quelli della politica. Occorre intervenire subito, non c’è più tempo”.