Protesi valvolari aortiche transcatetere: l’Azienda USL di Bologna capofila di una ricerca finalizzata finanziata dal Ministero della Salute
Archivio Ausl Bologna – foto Paolo Righi

Al via uno studio di ricerca randomizzato che coinvolge l’Azienda USL di Bologna, capofila del progetto, affiancata dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara e dall’Azienda IRCCS Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

La ricerca, per cui l’Azienda USL di Bologna riceverà per la prima volta il finanziamento dal Ministero della Salute del valore economico di 450 mila euro, ha l’obiettivo di studiare l’efficacia dell’impianto di una protesi valvolare aortica transcatetere (TAVI) in un centro specializzato privo di Cardiochirurgia. Uno studio le cui ricadute potrebbero essere importantissime  perché consentirebbe di ridurre le grandi richieste di TAVI negli affollati centri con cardiochirurgia. Questo favorirebbe una riduzione delle liste di attesa alla TAVI e di conseguenza degli eventi che accadono in questo periodo di attesa ai pazienti con stenosi valvolare aortica severa.

La stenosi valvolare aortica severa è una malattia valvolare che colpisce gli anziani, con un impatto molto negativo sulla qualità di vita e sulla prognosi del paziente, se non trattata chirurgicamente. Purtroppo la gran parte dei pazienti affetti da questa patologia, ormai epidemica negli ultra ottantenni, non possono subire un intervento cardiochirurgico convenzionale (che prevede l’apertura del torace e la circolazione extracorporea) a causa degli alti rischi operatori dovuti all’età e alle molteplici comorbidità. Da anni, in questi pazienti anziani è però possibile sostituire la valvola aortica in modo mini-invasivo, introducendola in anestesia locale dall’arteria femorale – all’altezza dell’inguine – e di li arrivando fino al cuore,. Ad oggi queste procedure possono essere effettuate solo in centri dotati di una cardiochirurgia.

L’invecchiamento della popolazione e le comorbidità nella popolazione anziana determinano un incremento della popolazione eleggibile a questa procedura, con il conseguente aumento delle liste d’attesa per l’intervento.  Queste attese possono spesso superare i 6-9 mesi esponendo il paziente al rischio di eventi o nuovi ricoveri in questo periodo di tempo.  Eseguire le procedure di TAVI in centri privi di una cardiochirurgia consentirebbe di avere a disposizione un  numero crescente di centri in grado di erogare queste prestazioni, riducendo così, in modo sostanziale, le liste d’attesa e di conseguenza il rischio di eventi avversi per i pazienti.

Per la prima volta in assoluto, uno studio vuole valutare la correttezza di quest’ipotesi.

I pazienti reclutati per questo studio verranno accuratamente valutati dall’Heart Team, una squadra di professionisti composta da cardiochirurghi, cardiologi interventisti, cardiologi clinici ed anestesisti, al fine di concordare l’idoneità alla procedura TAVI e, nello specifico, essere eleggibili allo studio. Lo studio di ricerca si basa infatti sull’ipotesi che una strategia condivisa con l’Heart Team, un’adeguata pianificazione dell’intervento e la sua esecuzione da parte di operatori esperti, piuttosto che la presenza della cardiochirurgia in sede,  siano gli elementi fondamentali per una strategia sicura ed efficace in grado di ridurre le complicanze procedurali.

L’Azienda USL di Bologna si è aggiudicata il finanziamento ministeriale partecipando ad un bando per la ricerca finalizzata riservato a giovani ricercatori under 40, assegnato al Dott. Gianmarco Iannopollo, cardiologo della Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna, capofila dello studio. Il progetto “TRACS” vincitore come progetto “change-promoting”, si è posizionato alla 17esima posizione a livello nazionale, quarto tra i progetti di Cardiologia e primo in Emilia Romagna, superando una selezione di 948 proposte. Un traguardo importante per l’Azienda USL di Bologna che insieme all’IRCCS Istituto Scienze Neurologiche è sempre più impegnata ad implementare la ricerca per garantire la migliore efficacia di cure e trattamenti agli assistiti del bolognese e non solo.

Il risultato raggiunto è frutto di un  grande lavoro di squadra che ha coinvolto, in primis, il Dott. Gianmarco Iannopollo, il Dott. Gianni Casella Direttore della Cardiologia dell’ospedale Maggiore di Bologna, il Prof. Gianluca Campo e il Dott. Matteo Serenelli della Cardiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, e infine il Dott. Vincenzo Guiducci e il Dott. Pierluigi Demola  della Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.