A Natale un regalo acquistato nel negozio sotto casa oppure online? La domanda non è certamente peregrina e riguarda tutti, considerando i numeri forniti dall’Ufficio Studi Lapam Confartigianato. Dal post pandemia a oggi, infatti, si sono consolidate nuove abitudini di consumo tra le famiglie italiane. Nel nostro Paese, nei primi nove mesi del 2022, gli acquisti effettuati online rimangono ai livelli di un anno fa (-0,6% sui primi 9 mesi 2021), periodo che già segnava un massimo storico. Il mercato online rimane dunque anche dopo l’emergenza sanitaria un valido canale di vendita per raggiungere famiglie e cittadini.

L’indagine dell’Ufficio Studi Lapam fa il punto sulla situazione delle vendite online e delle risposte del commercio tradizionale, che tanto tradizionale comunque non è più. “E’ proprio così – sottolinea la presidente Licom, Cinzia Ligabue -, il commercio tradizionale si sta evolvendo e sempre più esercizi e negozi stanno proponendo una offerta e una consulenza personalizzata e creativa, per venire incontro alle esigenze della clientela. Ma è vero che non siamo aiutati da pratiche che si stanno consolidando e che fanno male al commercio: penso agli effetti del cosiddetto ‘Black Friday’, che a poche settimane dal Natale sembra quasi costringere ad adottare sconti e promozioni che non sono sostenibili per i negozi che, ricordiamolo sempre, non fanno semplicemente un servizio commerciale ma che, sempre di più e particolarmente nei centri storici e nei piccoli centri, hanno un valore sociale sempre più accentuato. Non si tratta di demonizzare l’online, che ha potenzialità grandi anche per il piccolo commercio attraverso la promozione sui social, ad esempio, ma di frenare pratiche che favoriscono esclusivamente i cosiddetti ‘giganti del web’ che finiscono per drogare il mercato senza lasciare veri vantaggi (spesso nemmeno di natura fiscale) al nostro territorio”. Per poter approfittare del potenziale che le vendite online rappresentano, è fondamentale essere presenti e visibili sul web e l’indagine dell’Ufficio Studi Lapam va in profondità. In Emilia-Romagna il 77,9% delle imprese con almeno 10 addetti ha un sito internet o almeno una pagina su Internet nel 2021 (quota superiore al 74,8% del totale nazionale e al 73% delle Pmi italiane). Oltre la metà delle imprese italiane, inoltre, utilizza almeno un social media (56,2%), quota che scende leggermente tra le piccole imprese con meno di 50 addetti (54,8%). Gli strumenti più diffusi sono i social network come Facebook e LinkedIn (52,4% delle Pmi ne fa uso), seguono i siti per la condivisione di contenuti come YouTube (25,9%), i blog o microblog aziendali tra cui Twitter (5,9%) e strumenti di tipo Wiki basati sulla condivisione delle conoscenze (2%). Predomina la diffusione tra le Pmi dei servizi (62,8%), segue il manifatturiero (46,4%), mentre è più limitato tra le imprese di costruzioni (40,6%). In Emilia-Romagna un quinto delle imprese vende online (21,6%), quota superiore al 18,4% medio in Italia.

Lapam e Licom, infine, hanno lanciato un decalogo per ‘acquistare locale e artigiano’. “I prodotti e servizi offerti dalle imprese locali sono caratterizzati da una artigianalità basata sul valore del lavoro, sull’ascolto del cliente e sulla personalizzazione del prodotto, a cui si associa l’alta qualità delle materie prime e dei prodotti realizzati” sottolinea il segretario Licom, Daniele Casolari. “I prodotti e servizi di questo tipo – prosegue Casolari – sono focalizzati sulla domanda di prossimità, grazie alla profonda conoscenza del mercato del locale da parte degli imprenditori, e a cui si rivolge la consulenza e il supporto ai clienti per installazioni e riparazioni, queste ultime sono garanzia di una maggiore circolarità e di una riduzione dei rifiuti. Scegliere prodotti e servizi realizzati da micro e piccole imprese locali vuol dire sostenere non solo l’imprenditore e i suoi dipendenti, e quindi le loro famiglie, ma anche contribuire alla trasmissione della cultura del lavoro nonché al benessere della comunità, garantendo sia la remunerazione del lavoro e dei fattori produttivi locali che il gettito fiscale necessario per sostenere il sistema di welfare”.