È stato presentato questa mattina al cinema Lumière di Bologna il quinto rapporto sulla contrattazione territoriale e sociale un momento importante per fare il punto dei risultati raggiunti dai sindacati confederali nel loro confronto e interlocuzione  con gli enti del territorio. Dopo aver ricordato la tragedia che ha colpito la Romagna nelle scorse settimane, Marina Balestrieri  responsabile  Politiche della contrattazione e negoziazione territoriale confederale della segreteria Cgil Emilia Romagna ha  aperto i lavori sottolineando “ l’importanza di essere tornati a sederci nei tavoli della contrattazione con gli enti territoriali dopo la flessione registrata nel periodo cruciale della pandemia”.

In sintesi, il rapporto curato da Federica Benni ricercatrice di Ires Emilia Romagna dimostra che “I due anni – 2021 e 2022 – presi in considerazione in questa nuova edizione del rapporto sulla contrattazione territoriale confederale in Emilia-Romagna sono stati caratterizzati da forti anomalie. Era stato così anche per gli anni 2018-2020, presi in esame nello scorso rapporto, e in particolare per l’ultimo di quel triennio, nel quale prese avvio la pandemia poi destinata a condizionare a lungo la vita sociale e l’intera economia italiana e mondiale.

Ma le anomalie nonsono terminate, purtroppo, con il 2020. I due anni successivi, pur contrassegnati da una significativa ripresa sul versante economico, soprattutto in alcuni settori, hanno dovuto fare i conti da un lato con la lunga coda dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 e con tutte le conseguenze di carattere sociale, non solo sanitario, ad essa connesse; dall’altro con l’esplodere, sul finire del 2021, di una straordinaria fiammata inflattiva, inizialmente concentrata sui beni energetici ma rapidamente estesasi a tutta l’economia, tale da mettere in grave difficoltà la parte più fragile della popolazione, compresa una parte importante del mondo del lavoro. A tutto questo si è aggiunta, da febbraio 2022, l’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente deflagrare di un grave conflitto bellico in Europa, che – oltre a destare grandissima preoccupazione per il futuro geopolitico del nostro continente e in qualche misura dell’intero pianeta – ha agito inevitabilmente da moltiplicatore di tutte le problematiche già presenti, a partire da quelle relative agli approvvigionamenti energetici.

Anche in questa occasione, quindi, ogni analisi e valutazione sull’andamento della contrattazione sociale e territoriale non può avvenire a prescindere da un’attenta considerazione del contesto nella quale essa si è sviluppata.

Ed è proprio a partire dal contesto che non può stupire un primo elemento che emerge con estrema chiarezza dall’analisi e cioè la forte differenziazione tra i due anni considerati: 2021 e 2022. Una differenziazione che riguarda sia il numero dei testi sottoscritti, sia i loro contenuti.

Sul primo aspetto, quello più strettamente quantitativo, mentre il 2021 aveva segnato un importante recupero rispetto alla caduta dell’anno precedente, con il 2022 si è andati ben oltre, tornando ai massimi livelli degli anni pre-covid.

Sul secondo aspetto, quello relativo ai contenuti, è del tutto comprensibile come nel 2021, nel permanere dell’emergenza sanitaria, ci si concentri soprattutto sulle politiche sociali, sanitarie e assistenziali e in particolare sulle prestazioni e i servizi che raggiungono il cittadino beneficiario al suo domicilio, sugli interventi di contrasto alla povertà, sul sostegno alla non-autosufficienza. Così come nell’anno successivo, di fronte alle difficoltà create dal repentino innalzamento dei costi energetici, trova piena giustificazione la maggiore attenzione dedicata all’utilizzo delle risorse dei comuni e quindi ai loro bilanci di previsione, nonché alle tariffe dei servizi e alle imposte locali.

È apprezzabile anche il fatto che nell’ambito di queste tematiche tenda a crescere l’attenzione per gli interventi di contrasto all’evasione fiscale e tributaria.

Si può affermare che, soprattutto nell’ultimo anno, tornano maggiormente centrali tutte le tematiche legate al welfare e alla contrattazione dei bilanci preventivi, cioè le tematiche in qualche modo storicamente fondanti della contrattazione sociale e territoriale, mentre rimangono sicuramente più sullo sfondo i temi delle politiche territoriali e di sviluppo, che prima della cesura della pandemia erano andate invece crescendo di rilevanza nell’ambito della contrattazione territoriale. Fenomeno sicuramente legato all’affermarsi di altre urgenze, prevalentemente economiche ed assistenziali, a cui dare risposta, ma verosimilmente anche alla maggiore difficoltà ad ottenere su questo versante risultati tangibili e verificabili, anche a fronte di ampi e importanti documenti condivisi negli ultimi anni.

Certo è sintomatico e meritevole di ulteriori approfondimenti il fatto che, a fronte della ingente mole di risorse del PNRR acquisite dai singoli enti pubblici negli ultimi mesi (comuni, province, città metropolitana e regione hanno acquisito quasi la metà dei circa 7 miliardi di euro fin qui destinati al territorio regionale) siano rarissimi i testi negoziali che si occupano di questo.

Significativo è anche il fatto che, invertendo la tendenza alla crescita della contrattazione di livello sovracomunale rilevata nel periodo pandemico 2020-2021, nel 2022 torni largamente a prevalere (quattro casi su cinque) la dimensione comunale come quella nella quale vengono sottoscritte la quasi totalità delle intese e dei verbali.

Anche questo è un aspetto che merita di essere ulteriormente indagato, perché può avere più cause: certo una maggiore congruenza del livello comunale con la scelta dei temi prioritari sopra richiamati, ma anche probabilmente la difficoltà crescente a rapportarsi con soggetti sovracomunali che sembrano molto spesso attraversare fasi complesse e problematiche nella gestione associata di servizi e politiche territoriali.

In questa edizione del nostro rapporto sulla contrattazione territoriale – conclude la ricercatrice Ires – abbiamo scelto infine di privilegiare, accanto alla parte statistico-quantitativa, l’approfondimento di alcune intese non in quanto rappresentative dello spettro tematico e territoriale dell’insieme dei documenti sottoscritti, ma in quanto significative per qualche particolare aspetto di tipo qualitativo: o per l’originalità degli argomenti affrontati, oppure per la profondità con la quale lo si è fatto, oppure per l’attenzione data ai vari passaggi del percorso negoziale, oppure ancora per la rilevanza dei risultati ottenuti in capo ai beneficiari prescelti.

Ne emerge un quadro sicuramente variegato e complesso, ricco di spunti di grande interesse, che possono suggerire in vario modo percorsi di discussione e di miglioramento per tutti coloro che a vario titolo si occupano della contrattazione territoriale.

In definitiva crediamo corretto affermare che le forti particolarità che hanno caratterizzato i due anni in esame rendono particolarmente difficile oggi individuare con chiarezza quali potranno essere per il futuro le linee evolutive della contrattazione sociale e territoriale.

Proprio per questo sarà importante proseguire il suo monitoraggio, con l’ovvio auspicio di vederla collocata in un contesto maggiormente stabilizzato e meno emergenziale rispetto a quello osservato negli ultimi anni”.

Gli interventi dei sindacalisti che hanno curato tavoli di contrattazione particolarmente emblematici hanno messo in luce la necessità di interloquire con controparti che siano sensibili al tema del coinvolgimento delle parti sociali nelle decisioni che riguardano la vita di tutti i cittadini.

L’assessore regionale al Bilancio Paolo Calvano ha osservato che non è un caso che le regioni che crescono di più sono quelle dove si registra il più ampio ricorso alla contrattazione tra parti sociali:  “Le libertà e i diritti civili delle persone favoriscono lo sviluppo e la contrattazione – ha detto Calvano –   sappiamo che il benessere delle persone e la loro qualità della vita è innegabilmente legata alla capacità di crescita dell’Emilia-Romagna e i dati presentati da Ires ce lo confermano dando un segnale esterno molto forte:  laddove c’è contrattazione c’è più crescita. Certo,  il confronto è faticoso,  richiede più momenti di incontro ma alla fine una sintesi si trova come abbiamo fatto sulle politiche di bilancio e come  stiamo facendo sulle politiche del personale dell’ ente Emilia-Romagna.  Recentemente abbiamo fatto un accordo sugli appalti e la legalità con il responsabile delle politiche territoriali Paride Amanti: è stato un lavoro complicato,  abbiamo provato a capire dove sta il punto di caduta ma spero che sia preso ad esempio anche da altre parti come perimetro su cui lavorare. L’assessore ha poi citato la sanità pubblica come la frontiera sulla quale si giocherà la tenuta del patto sociale:  “ Le risorse stanziate dal Governo non bastano neanche a coprire l’aumento dell’inflazione e il loro disegno punta alla privatizzazione della sanità, non a caso ci hanno convocato a Roma per parlare di assicurazioni”.

Infine Daniela Barbaresi della segreteria Cgil nazionale, ricordando le vittime dei disastri idrogeologici, ha posto l’attenzione sul fatto che “il nostro territorio è particolarmente fragile, richiede manutenzione, attenzione,  scelte diverse ma anche la necessità di trovarci attrezzati quando queste cose accadono.  Non possiamo tutte le volte che succede una tragedia di questo tipo ricominciare da capo con nuove delibere, nuove normative mentre c’è gente fuori casa e disperata. Due  anni fa la Cgil su questo tema ha fatto una battaglia presentando una rivendicazione con dei punti per una  proposta di legge sulle emergenze, proprio perché il nostro territorio è fatto in questo modo abbiamo bisogno di una legge che dica cosa fare nella gestione dell’emergenza per  dare una risposta nel giro di poco tempo e cosa fare sulla prevenzione, la manutenzione del territorio e quali leve devi attivare nella ricostruzione e nel rilancio e sviluppo di quel territorio.

Dobbiamo  fare un lavoro forte e solido cercando anche un’alleanza con le istituzioni partendo dalle regioni più attente, sensibili e lungimiranti di questo Paese. Viviamo  momenti non ordinari,  come se fossimo destinati a vivere con  tragedie e difficoltà ogni anno nuove che neanche immaginavamo di poter vivere: pandemia, guerra, fenomeni climatici estremi, si tratta di fasi non ordinarie che ci mettono costantemente alla prova e fanno sì che ci dobbiamo attrezzare con strumenti di contrattazione sindacale nuovi, inediti anche se difficili da mettere in campo partendo dalla consapevolezza delle difficoltà in cui ci troviamo ad agire. Il  fatto però – conclude la segretaria- di poter dire, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, che comunque abbiamo ripreso un nuovo slancio all’azione di contrattazione sociale territoriale non era scontato”.