ROMA (ITALPRESS) – “Questa è una riforma aperta all’ascolto che ha un solo punto fermo: dare peso al voto popolare”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente del Senato Ignazio La Russa, spiegando che la premier Meloni “non vuole una riforma che fotografi solo la sua idea. Vuole che intorno a questa riforma ci sia il massimo consenso possibile dentro la maggioranza e possibilmente anche fuori dalla maggioranza. Certo: senza snaturare la bozza approvata dal Cdm” e “per il centrodestra la cosa più importante è evitare che qualcuno continui a governare senza vincere le elezioni”. Quanto alle critiche sul ruolo del presidente della Repubblica, La Russa sottolinea come “questa riforma non tocca il ruolo del capo dello Stato e nemmeno quello del Parlamento”, inoltre “rimangono tutte le prerogative a partire dal primo controllo costituzionale delle leggi. Anzi, c’è addirittura chi dice che esiste uno squilibrio visto che il presidente della Repubblica ha di fronte 7 anni e il premier 5, per giunta non garantiti. In generale, è vero che oggi il capo dello Stato ha poteri non solo sanciti dalla Carta ma anche quelli estensivi della cosiddetta ‘Costituzione materialè. Ma anche questi permangono”. Comunque, osserva il presidente del Senato, “nessuno ha vietato di presentare emendamenti al testo e nessuno esclude la possibilità di poterlo migliorare. Certo, senza stravolgerlo”. Quanto alla possibilità che il futuro premier possa essere eletto con un ballottaggio, dice: “Anche qui, spetta alla legge elettorale stabilire se ci saranno uno o due turni. Proprio per non invadere con la norma costituzionale un campo tipico del Parlamento. Dunque tutto è plausibile. Io però penso che il doppio turno sia più adatto al semipresidenzialismo alla francese”. La Russa si è augurato che la riforma abbia i due terzi dei voti in Parlamento. “E’ difficile, ma io ci spero e lavorerò per questo obiettivo. Se le opposizioni vogliono migliorare la legge troveranno ascolto. Se invece preferiscono non cambiare nulla lasciando che siano gli accordi politici – a volte poco trasparenti – a scegliere i premier, non arriveremo ai due terzi. A quel punto, sarà il referendum a decidere su questa riforma attesa da decenni e che dà voce al popolo sottraendola ai partiti”.
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– Foto: ufficio stampa Senato –