Passano da 152 a 167, sul territorio comunale, i “luoghi sensibili” rispetto al fenomeno delle ludopatie: la Giunta ha infatti aggiornato la mappa di ogni sede da cui sale giochi, centri scommesse e apparecchi per il gioco d’azzardo devono stare alla distanza di legge, che è almeno mezzo chilometro. Precisamente 500 metri pedonali, ossia il percorso più breve a piedi.

Rispetto alla precedente mappatura, risalente al 2017, i luoghi sensibili sono aumentati dunque del 10 per cento. Il prossimo passo dell’Amministrazione, a inizio anno, sarà controllare una per una le attività esistenti e la loro distanza, per gli atti conseguenti: nel caso, il trasferimento dell’esercizio o la cessazione del gioco, tenendo conto dei tempi tecnici previsti dalla normativa rispetto agli investimenti effettuati dagli operatori economici.

Queste le categorie fissate dalla Regione: istituti scolastici pubblici e privati di ogni ordine e grado; luoghi di culto (se formalizzati e riconosciuti ufficialmente); impianti sportivi propriamente detti (non, per esempio, palestre private e altri luoghi che offrono attività “sportive” ai soci); strutture residenziali e semi-residenziali in ambito sanitario o socio-sanitario, pubbliche e private (non i poliambulatori, i servizi sanitari territoriali e le “Case della Salute”, a meno che non vi sia anche una delle suddette strutture); strutture ricettive per categorie protette; luoghi di aggregazione giovanile e oratori che offrono, in modo strutturato e permanente, attività o attrezzature di richiamo per minori.

Commenta Tamara Calzolari, assessora a Sociale e sanità: «Visti i dati preoccupanti emersi dall’Osservatorio sul gioco d’azzardo, che evidenziano le importanti cifre giocate e perse nel nostro Comune, riteniamo indispensabile dare applicazione alla legge regionale che sancisce “zone di rispetto” intorno ai luoghi sensibili che sono frequentati dalle persone più fragili della nostra comunità. Basti ricordare che l’ammontare del giocato nel nostro distretto quasi eguaglia la spesa alimentare delle famiglie, per rendersi conto del rischio che il gioco diventi patologico per alcuni nostri concittadini».