Reggio Emilia si mobilita “Per un futuro di pace”: è il titolo scelto per l’Appello e la Marcia che la città accoglierà in centro storico nel pomeriggio di domani, sabato 24 febbraio, giorno del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucrania. Promossi in modo congiunto e paritario da tutti gli aderenti, Appello e mobilitazione si realizzano nel segno di una pace che si vuole universale e riguardano tutti i teatri di conflitto presenti nel mondo (più in basso il testo dell’Appello).

Il percorso della Marcia avrà inizio alle 16.30 a porta San Pietro, il corteo percorrerà la via Emilia fino a piazza Gioberti e da qui proseguirà lungo corso Garibaldi, poi attraverso via Farini raggiungerà piazza Prampolini dove, ai piedi della scritta ‘Cessate il fuoco ora!’, si svolgeranno alcuni interventi.

 

HANNO DETTO – “L’adesione all’Appello e alla Marcia di domani sono frutto di una condivisione molto ampia e approfondita tra istituzioni, organizazionio, associazioni. Di fatto ormai tutti i Comuni, oltre ai sindacati, hanno aerito. Siamo proiettati verso le 200 adesioni. E’ un ottimo presupposto per una buona riuscita dell’iniziativa”, ha detto il sindaco Luca Vecchi presentando stamani l’iniziativa.

“E sempre in tema di pace – ha concluso il sindaco – da domani, e per i due giorni che seguiranno, avremo in città Robi Damelin, ficicamente presente, e Laila AlSheikh, collegata da remoto dato che non l’hanno lasciata partire, quali portavoce di Parents Circle Families Forum (Pcff), una organizzazione congiunta israelo-palestinese di cui fanno parte oltre 600 famiglie, che hanno perso un familiare stretto a causa del conflitto tra Israele e Palestina”.

 

Giorgio Zanni, presidente della Provincia, ha sottolineato “l’adesione convinta e unitaria alla marcia per un futuro di pace, che supera diverse differenze anche di ispirazione politica, da parte di tanti e in particolare dei Comuni della provincia, oltre che della Provincia stessa. Di questo siamo grati ai partecipanti”.

 

“Quella di domani sarà una grande prova tecnica di diplomazia dal basso, per dire pubblicamente che ci sono altre modalità e altre strade rispetto alla violenza e alla prevaricazione – ha detto Cristian Sesena, segretario generale della Cgil di Reggio Emilia – Il livello di compartecipazione che ci sarà a Reggio credo non sarà replicabile in altre città, perché è frutto di diversi momenti di confronto, fatti con la parte sana della società, per contrastare una assuefazione fisiologica alla guerra in cui rischiamo di trovarci”.

 

“Abbiamo la necessità di educarci reciprocamente alla pace, di tenere vivo il fragile dialogo di pace e di superare la soglia dell’indifferenza – ha dichiarato Francesco Bini della segreteria Cisl Emilia Centrale – In questo senso Reggio Emilia ha un ruolo cardine come città di pace, ruolo che si evidenzia nella volontà di dialogo che emerge anche dall’incontro con i genitori del Parents Circle family forum. II loro esempio è la prova che una collaborazione per costruire la pace è possibile nonostante l’enorme sofferenza causata dalla perdita di un congiunto”.

 

Pasqualino Pugliese di Europe for Peace ha sottolineato che “la manifestazione di Reggio Emilia si inserisce nel quadro delle 120 manifestazioni analoghe previste in Italia e le associazioni che si riuniscono nel nostro Movimento non violento aderiscono convintamente”. Un buon passo sulla via di una pace duratura, ha aconcluso Pugliese, “sarebbe iniziare seriamente a ridurre le spese militari”.

 

ADESIONI – E’ possibile aderire all’Appello ‘Per un futuro di pace’ scrivendo all’indirizzo mail culturadipace@comune.re.it. I partecipanti alla Marcia  sono invitati a esporre le Bandiere della Pace quale unico messaggio di contrasto a qualsiasi guerra e nazionalismo. L’elenco aggiornato è consultabile sul sito del Comune di Reggio Emilia.

APPELLO “PER UN FUTURO DI PACE”  – MOBILITAZIONE A REGGIO EMILIA IL 24 FEBBRAIO 2024

“Noi ci impegniamo per una vita di nonviolenza e riconciliazione, noi promettiamo di ascoltare con empatia e comprensione il prossimo anche quando non saremo d’accordo, noi crediamo nel potere di un dialogo onesto, noi aspiriamo a una carta universale di riconciliazione e dei diritti umani per tutti”.

Appello all’umanità delle bambine e dei bambini israeliani e palestinesi del Parents Circle Family Forum – 21 settembre 2023.

Prendendo spunto da questo messaggio chiediamo “Un futuro di pace” ed esprimiamo la nostra volontà di riunire la cittadinanza, le associazioni, le organizzazioni della società civile e le Istituzioni t nel promuovere una manifestazione a Reggio Emilia sabato 24 febbraio con ritrovo alle ore 16.30 in Via Emilia San Pietro angolo viale Monte San Michele che ci porterà in piazza Prampolini di fronte al “Cessate il fuoco ora!”.

Insieme, dietro alla sola bandiera della pace, per affermare che un futuro di pace è possibile se saremo in grado di recuperare la cultura del Dialogo e il ruolo insostituibile della diplomazia.

“Uniti nella diversità” è il motto dell’Europa; questo concetto nasce dopo la seconda guerra mondiale per sottolineare come la cultura del dialogo, che ha tenuto insieme diversità culturali, politiche, religiose e linguistiche, sia stata lo strumento che hanno utilizzato le democrazie per costruire la pace. Nel recente passato, la cultura del dialogo ha soppiantato i nazionalismi che avevano creato società che legittimavano il principio di supremazia di popoli su altri popoli e di narrazioni identitarie che hanno giustificato anche la repressione e la cancellazione di ogni diversità.

La cultura del dialogo è fondata sui principi della diplomazia e della mediazione, la democrazia ha questi come principali strumenti per abbattere muri, superare confini, riconciliare popoli e tutelare l’espressione di ogni diversità.

Mobilitarsi oggi per la pace, per il disarmo, per la nonviolenza, significa affrontare le sfide globali che abbiamo di fronte pena la distruzione dei diritti, della convivenza, delle democrazie e del pianeta. Significa che la guerra non è mai la “soluzione” ad un problema ma rappresenta essa stessa “il problema”.

In questi anni sono decine i conflitti che si sono combattuti e decine sono le guerre che si combattono anche oggi.

L’aggressione della Russia alla Ucraina ha portato la guerra nel cuore dell’Europa esattamente due anni fa. Il vile attacco terroristico di Hamas a Israele ha fatto da detonatore ad una reazione efferata del Governo di Benjamin Netanyahu che sta allontanando di giorno in giorno, l’obiettivo da noi condiviso di una pacifica e civile convivenza di due popoli e due Stati in terra di Palestina e rischia di cancellare un intero popolo.

“Per un futuro di pace” dobbiamo pertanto mobilitarci come cittadini, associazioni, organizzazioni della società civile e Istituzioni, associazioni e cittadini perché la guerra non deve essere lo strumento di regolazione dei conflitti. Ha ripreso corpo l’idea che l’ordine mondiale debba essere basato sullo scontro tra blocchi e non sulla collaborazione e la giustizia tra i popoli. Per noi la pace non è un valore astratto ma la pre-condizione per l’affermazione della giustizia sociale e l’unico metodo per raggiungerla. In tal senso va la nostra richiesta di ridurre immediatamente le spese militari a favore della spesa sociale, sanitaria, per la tutela ambientale del territorio e per una difesa civile e nonviolenta.

Va riaffermato il rispetto del diritto internazionale che non può essere sostituito dalla potenza militare, preludio della guerra globale: nella barbara “logica del più forte”, nessuno è disposto a perdere, ma nessuno ne uscirà davvero vincitore. Unione Europea e ONU devono riappropriarsi subito del loro ruolo utilizzando appieno gli strumenti della diplomazia, della mediazione e del negoziato, per raggiungere soluzioni politiche e non militari ai contrasti fra i governi.

Da Gaza all’Ucraina, dal Sudan alla Repubblica democratica del Congo sono in corso decine di guerre e conflitti che oltre a mietere vittime innocenti tra i civili e limitare la democrazia, calpestano i Diritti umani, sociali, civili e politici in tutto il mondo. La nostra mobilitazione chiede il cessate il fuoco per tutti questi conflitti, nessuno escluso, e l’avvio di negoziati a tutte le latitudini.

Abbiamo il dovere di costruire insieme una società globale pacifica, nonviolenta, responsabile, per consegnare alle future generazioni un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto.

Le guerre in atto, come tutte le guerre passate, separano persone, popoli e culture, in un ciclo di follia in cui si vuole affermare il pensiero della supremazia di alcuni sugli altri. In cui si afferma il diritto di alcuni con la violenza, l’occupazione, l’aggressione, la rappresaglia e si abbandona la cultura del confronto che riconosce i diritti di tutti.

Le conseguenze dei conflitti incidono anche su comunità locali apparentemente lontane dai conflitti – come il caso di Reggio Emilia. Le guerre impattano sui nostri sistemi di welfare, sull’accoglienza, hanno ripercussioni sulle nostre imprese, sui lavoratori , sulle competizioni sportive, sulle attività culturali e, anche, sulla nostra libertà di poter viaggiare nel mondo.

“Un futuro di pace” non ci si può limitare a sperarlo, bisogna avere il coraggio di pretenderlo!.

Come cittadini, istituzioni, enti, organizzazioni della società civile e associazioni ci impegniamo a:

  • sollecitare e sottoscrivere appelli al Governo Italiano, alle Istituzioni europee e internazionali affinché possano prevalere la diplomazia e la mediazione, la riduzione delle spese militari, la promozione della cooperazione internazionale, il rafforzamento dell’azione umanitaria e di protezione dei diritti umani
  • esporre ove possibile la bandiera e i simboli della pace
  • a sostenere e promuovere iniziative di promozione della cultura del dialogo e della pace in ambito culturale, educativo, formativo e artistico per sensibilizzare la cittadinanza
  • dare continuità alla mobilitazione promossa il 24 febbraio in tutte le città italiane da Europe for Peace, Assisi Pace Giusta, e a quanto già fatto e a quanto si farà insieme anche sul nostro territorio.

DA DOMANI IL PARENTS CIRCLE FAMILY FORUM A REGGIO EMILIA. OSPITI D’ONORE ROBI DAMELIN E LAILA ALSHEIKH

Noi ci impegniamo per una vita di nonviolenza e riconciliazione, noi promettiamo di ascoltare con empatia e comprensione il prossimo anche quando non saremo d’accordo, noi crediamo nel potere di un dialogo onesto, noi aspiriamo a una carta universale di riconciliazione e dei diritti umani per tutti”.

È con questo appello all’umanità delle bambine e dei bambini israeliani e palestinesi che si apre la presenza a Reggio Emilia di Robi Damelin e Laila AlSheikh, quali portavoce di Parents Circle Families Forum (Pcff), una organizzazione congiunta israelo-palestinese di cui fanno parte oltre 600 famiglie, che hanno perso un familiare stretto a causa del conflitto tra Israele e Palestina. L’organizzazione è impegnata in attività di contrasto ai discorsi d’odio, soprattutto nell’ambito educativo, e promuove dialogo, tolleranza e rispetto della dignità di tutte le vite, testimoniando in incontri pubblici e attraverso i media.

Durante la missione istituzionale del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi nella città gemella di Beit Jala (Palestina), svoltasi nel settembre 2023 e coordinata dalla Fondazione E35, con la presenza di Fondazione Mondinsieme, Fondazione dello Sport e Reggio Children, sono stati promossi dialoghi e relazioni con questa importante realtà che sarà presente nella città emiliana nelle giornate del 24, 25 e 26 febbraio prossimi.

 

HANNO DETTO – “Siamo grati a Robi Damelin e Laila AlSheikh della loro partecipazione alla vita della nostra città per tre giorni, nel segno della pace, del riconoscimento dell’altro sia esso persona o popolo, dei diritti umani – dice l’assessore a Welfare e Politiche per i migranti, Daniele Marchi – Non mancheranno, quali portavoce di Parents Circle Families Forum, di trasmetterci, assieme alla loro sofferenza, la sete di libertà e le motivazioni di pace che sono in realtà vive nei popoli israeliano e palestinese, come credo in tutti i popoli del mondo: una sete positiva, che abbiamo il compito di moltiplicare e diffondere a cominciare dalla nostra città. Gli incontri previsti dal programma di vista hanno valore esperienziale, culturale ed educativo e la nostra accoglienza non corrisponde a una ‘esportazione dei conflitti’, ma a una disponibilità a rafforzare la cultura della pace e a procedere sulla strada intrapresa anni fa sotto l’egida delle Nazioni Unite per l’autodeterminazione dei popoli. Vogliamo che si ponga fine alle aggressioni e alle occupazioni, ovunque nel mondo, nel segno della democrazia, della convivenza e della sicurezza per l’umanità intera. Un futuro di pace è possibile se tante città e comunità nel mondo riescono a lanciare insieme questo messaggio”.

Siamo particolarmente felici di poter ospitare Parents Circle a Reggio Emilia – dichiara Alessia Ciarrocchi, presidente di Fondazione E35 – Abbiamo conosciuto Robi Damelin e gli altri rappresentanti dell’associazione nella missione a Beit Jala, in Palestina, a settembre scorso, prima dell’inizio del conflitto. Averli qui oggi e davvero straordinario. Parents Circle porta alla nostra comunità e più in generale al mondo un messaggio estremamente potente e ci espone all’evidenza che esiste una via diversa per la pace. Il riconoscimento reciproco, la riconciliazione, la rinuncia alla rivendicazione, la conoscenza dell’altro, sono l’alternativa ad una narrazione che ancora alimenta la contrapposizione e ad un agire che trova nella dinamica fra azioni e reazioni il suo fondamento. Il risultato di questo agire è oggi drammaticamente sotto gli occhi di tutti”.

 

IL PROGRAMMA – Durante le giornate a Reggio Emilia, i rappresentanti di Parents Circle avranno occasione di incontrare rappresentanti dell’Amministrazione comunale, associazioni del territorio, i giovani, ma anche di visitare luoghi significativi per il dialogo interreligioso, la pace e la convivenza civile, nonché di incontrare il Consiglio comunale nella seduta di lunedì 26 febbraio. A margine di questi incontri, Robi Damelin, di origine sudafricana, avrà anche l’opportunità di incontrare diverse organizzazioni reggiane.

Nel corso della visita ci saranno anche tre importanti momenti aperti al pubblico e rivolti anche a organizzazioni della società civile, enti territoriali interessati ad approfondire il tema della riconciliazione, della pace e della convivenza civile e riflettere insieme su come contrastare i crimini d’odio e favorire pari dignità e diritti per tutti.

  • Sabato 24, ore 10.00 al Tecnopolo (piazzale Europa, 1): “Il ruolo delle comunità e della società civile nei processi di riconciliazione e di pace” – incontro dedicato a istituzioni, società civile e attivisti (Evento su prenotazione – vergalli@e-35.it
  • Lunedì 26, ore 9.30 nella sede di SD Factory (via Brigata Reggio, 29): incontro pubblico “Per una cultura di pace e riconciliazione” – evento indirizzato agli attori dell’ambito culturale e dell’educazione (Prenotazione: vergalli@comune.re.it)
  • Lunedì 26, ore 20.30 al Laboratorio Aperto – Chiostri di San Pietro (via Emilia San Pietro, 44/C): proiezione del documentario “One Day After Peace” in collaborazione con il Centro di Giustizia riparativa Anfora di Reggio Emilia.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Robi Damelin – Portavoce del Parents Circle (Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese), Robi Damelin è nata a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1945. È immigrata in Israele nel 1967. Prima di allora si è impegnata nel movimento anti-apartheid. Nel marzo del 2002, il figlio della signora Damelin, David, viene ucciso da un cecchino mentre presta servizio militare come riserva. David aveva 28 anni e stava terminando un master in filosofia dell’educazione all’Università di Tel Aviv, nella convinzione che l’istruzione potesse fare la differenza in Israele. Dopo la morte di David, Robi sente il forte bisogno di fare qualcosa per impedire ad altri genitori di vivere il terribile dolore della perdita di un figlio a causa del conflitto. Chiude la sua società di pubbliche relazioni e si dedica interamente al Parents Circle-Families Forum (Forum delle Famiglie in Lutto).

Laila AlSheikh vive a Betlemme, in Cisgiordania. Ha studiato contabilità e amministrazione aziendale. Nel 2002, suo figlio Qussay, di 6 mesi, si è ammalato e i soldati israeliani hanno impedito a Laila di portarlo in ospedale per più di cinque ore. Qussay morì per la mancanza di cure tempestive. Laila si è unita al Parents Circle nel 2016. Dopo la morte del figlio, non ha mai pensato di vendicarsi, ma ha piuttosto dedicato il suo tempo e le sue energie a garantire un futuro migliore e più pacifico ai suoi figli.