Gli investigatori della squadra mobile di Bologna hanno messo fine ad una guerra fra due bande di spacciatori che in pochi mesi ha generato un delitto, due tentativi di omicidio e una rissa. Il movente non era il controllo del territorio nella vendita al dettaglio della droga, ma avere la supremazia sull’altro gruppo nella fornitura all’ingrosso delle partite di eroina e cocaina.

La faida è stata interrotta dagli investigatori che hanno scoperto un unico filo conduttore dietro una serie di fatti di sangue avvenuti a partire dal novembre scorso, e hanno arrestato 12 persone e sequestrato oltre un chilo di eroina. In carcere accusati a vario titolo di spaccio di stupefacenti, rissa aggravata, tentato omicidio e omicidio volontario, sono finiti 3 marocchini, 7 tunisini, 1 algerino e 1 francese.

Il primo episodio che ha visto scontrarsi le due bande di nordafricani, in gran parte tunisini originari della citta’ di Sfax, e’ stata la rissa scoppiata la sera del 16 novembre scorso in Piazza XX settembre, che lascio’ a terra tre feriti.

A seguire ci sono stati altri fatti, ancora piu’ gravi, a cominciare dal 13 gennaio con l’omicidio di Mohamed Adawi, marocchino di 24 anni, ucciso con un colpo di pistola al petto in un casolare di via del Navile. Il cadavere fu poi ripescato dalle acque del canale e, qualche giorno dopo, fu arrestato il presunto autore del delitto: Hayr Dridit. Due settimane piu’ tardi, il 26 gennaio, ci fu una sparatoria nel bar ‘Lilli’ di via Ferrarese: sia l’aggressore che il bersaglio, scampato all’agguato, avevano fatto perdere le loro tracce, ma la polizia aveva poi scoperto che a sparare era stato Ben Ahmad Chakib, gia’ denunciato per la rissa del 16 novembre.

L’altro tentato omicidio e’ dell’8 marzo, in Strada Maggiore, dove un tunisino di 26 anni venne ferito con una coltellata al torace. L’autore, Mohamed Tasphawet, fu poi rintracciato dai poliziotti. L’ultimo arresto e’ del 16 aprile scorso, con la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare per concorso nel tentato omicidio di via Ferrarese a carico di Ramzi Jerbi, gia’ in carcere per spaccio di stupefacenti. A complicare ulteriormente le indagini e’ stato il fatto che si trattava di gruppi ‘fluttuanti’, con elementi che, anche per screzi personali, passavano da una banda all’altra.