Tradizionali ormai (come panettone, luminarie, abete decorato) tornano attuali anche quest’anno le polemiche sul presepe, diatriba che fa eco a quella sul Crocifisso nei luoghi pubblici; temi complessi, articolati: non affrontabili con rigide dialettiche di contrapposizione.

Sorprende (e non poco) che quel Bambino, stretto da fasce nel niente di una mangiatoia, possa far paura invece di dare nuovo impulso al nostro impegno a operare per un mondo in cui a ciascuno sia data la possibilità di nascere e vivere con la dignità di essere umano.

Troppo spesso, ancora oggi, ai confini delle nostre case, sono luoghi per le bestie il palcoscenico su cui si muovono tante esistenze. Erode sembra ancora operante nella quotidianità della nostra epoca. E ha la faccia della guerra, della fame, della discriminazione, dell’odio…

Queste, anche queste, le ragioni che hanno spinto l’ufficio beni culturali della Diocesi a proporre tre allestimenti in luoghi emblematici del complesso episcopale, a celebrare plasticamente questo Natale.

Una porta aperta sulla mangiatoia è eco della Porta della Misericordia nella cripta del duomo, a ricordare il simbolo principale del Giubileo Straordinario voluto da papa Francesco.

Nel cortile del Museo Diocesano, il presepe donato nel 2008 da Anna Maria Gerra, fa memoria di chi, esule, cerca riparo su un suolo che si augura materno e che talvolta si rivela matrigno.

I personaggi della natività giganteggiano, quest’anno per la prima volta, anche nel suggestivo loggiato di Broletto, quale muta richiesta di pace per l’umanità. E a quanti operano per la pace questo presepe è dedicato.

Ideati dall’ufficio beni culturali, gli allestimenti sono stati realizzati dall’equipe di Gianni Gazzotti della ditta Athaena di Toano.

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