Un inseguimento a folli velocità dai contorni assolutamente “meritevoli” dei dovuti approfondimenti investigativi. E’ infatti assoluta intenzione dei Carabinieri della Stazione di Casalgrande, che conducono le indagini unitamente ai colleghi del Nucleo Operativo della Compagnia di Reggio Emilia, dare tutte le risposte ai tanti interrogativi. In attesa che le indagini facciano il loro corso, il dato oggettivo è costituito dal recupero operato dai Carabinieri di Casalgrande di un furgone Fiat Iveco rubato lo scorso 4 ottobre in provincia di Treviso e, data la tipologia del mezzo, i carabinieri ritengono essersi imbattuti in una batteria appartenente al più nutrito popolo della banda del parmigiano che nelle ultime settimane sta colpendo anche nella provincia di Reggio Emilia.
L’origine dei fatti l’altra notte poco dopo le 3,00 quando una pattuglia della Stazione di Casalgrande, durante l’attività di controllo del territorio, notava in via Statutaria un furgone che alla vista dei carabinieri aumentava la velocità nell’intento di dileguarsi. Nasceva un concitato inseguimento a folle velocità che terminava dopo alcuni chilometri in via San Bartolomeo dove il furgone finiva fuoristrada finendo in un campo. I due occupanti pressoché illesi uscivano dall’abitacolo del mezzo proseguendo la fuga a piedi per i campi circostanti, riuscendo a dileguarsi. E mentre nella zona veniva scatenata una serrata caccia ai 2 malviventi visti fuggire dai carabinieri, i militari accertavano che il furgone in loro uso era stato rubato lo scorso 4 ottobre in provincia di Treviso.
Oltre all’ipotesi di ricettazione per il furgone rubato in possesso ai due fuggitivi, sugli stessi convergono le indagini per cercare di chiarire i motivi della loro presenza nel reggiano che i carabinieri riconducono, dato il mezzo in loro disponibilità, alla banda del parmigiano che nelle ultime settimane sta colpendo anche i caseifici del reggiano. Ecco perché è prioritaria la loro identificazione che potrebbe avvenire anche grazie agli accertamenti e ai rilievi eseguiti sul furgone sequestrato, dove sono state rilevate impronte digitali.