“Combattere la precarietà e assicurare che ogni lavoro venga retribuito in modo equo è un dovere politico e morale”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli in occasione del 74° anniversario dell’eccidio delle Fonderie riunite di Modena dove il 9 gennaio 1950 sei operai persero la vita sotto il fuoco della polizia durante lo sciopero generale proclamato dalla Camera confederale del lavoro per protestare contro i licenziamenti decisi dalla direzione aziendale.
La cerimonia è stata organizzata dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e il sindaco ha deposto una corona d’alloro al cippo che ricorda i sei operai uccisi: Angelo Appiani, Renzo Bersani, Arturo Chiappelli, Ennio Garagnani, Arturo Malagoli e Roberto Rovatti, mentre altre duecento persone rimasero ferite.
“Stiamo vivendo anni non facili – ha spiegato Muzzarelli – con una crescente insicurezza economica. Per questo motivo, rinnovo l’impegno dell’Amministrazione comunale e di tutto il sistema socio-economico modenese nel tavolo per una “Modena competitiva, sostenibile, solidale” per un lavoro sicuro e stabile, con retribuzioni giuste. La precarietà porta spesso ad insicurezza, sociale e anche sul lavoro”.
Quest’anno la memoria dell’eccidio è affidata anche alla performance multimediale “Il rumore del 9 gennaio” che, con suoni e voci, luci, immagini e musica consente di immergersi nel clima di un luogo diventato simbolo dei conflitti operai del dopoguerra stimolando una riflessione sulla memoria collettiva come strumento per leggere il presente in una data civile fondamentale per la città di Modena. L’allestimento “site-specific”, realizzato dal collettivo Soundtracks, è promosso dal Comune di Modena, assessorato alla Cultura, e da Modena Città creativa Unesco per le media arts, ed è frutto della collaborazione tra Centro Musica e Istituto storico di Modena nell’ambito delle iniziative del Comitato per la storia e le memorie del Novecento. L’iniziativa troverà una collocazione permanente negli spazi recuperati delle ex Fonderie il cui cantiere è in corso.
“Il rumore del 9 gennaio” propone una traccia musicale composta per l’occasione e arricchita da registrazioni originali dell’epoca, estratti da documentari storici e fonti sonore contemporanee, integrata con field recording, sound design e innesti vocali. Il linguaggio musicale trae ispirazione principalmente dall’album “The Wall” dei Pink Floyd, in particolare il brano “Goodbye cruel world” riproposto in versione corale, e dalle atmosfere dei Godspeed You! Black emperor. Nella drammaturgia sonora, oltre alla musica rock, anche frammenti audio originali dell’epoca e brani musicali composti dal Collettivo Soundtracks. Il tutto è accompagnato da un lavoro di light design realizzato attraverso un software in grado di tradurre gli impulsi sonori in giochi di luci e di trasformare gli stimoli musicali in elementi visivi all’interno della performance.
Soundtracks è un progetto di residenza artistica del Centro Musica del Comune di Modena che lavora sull’integrazione tra linguaggi musicali e cinematografici. I musicisti del collettivo Soundtracks coinvolti nell’installazione sonora sono Lorenzo Marra (sintetizzatori e programmazione elettronica), Elena Roveda (flauto), Margherita Parenti (batteria e percussioni), Francesco Iacono (basso e synth), sotto la conduzione musicale di Corrado Nuccini.
IL PENSIERO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA FABIO BRAGLIA
«Che il ricordo di questa tragedia, che tanto ha significato per la nostra comunità, ci offra un momento di riflessione sul lavoro e sulla sua difesa, pilastro fondante della libertà, della democrazia e della dignità dell’uomo».
Lo ha affermato il presidente della Provincia di Modena Fabio Braglia in occasione della cerimonia commemorativa.
La cerimonia, organizzata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, alla presenza sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e delle autorità cittadine, ricorda i sei operai che persero la vita sotto il fuoco della polizia nel corso dello sciopero proclamato dalla Camera confederale del lavoro il 9 gennaio 1950, per protestare contro i licenziamenti decisi dall’azienda.
Per Braglia «allora come oggi, il diritto a manifestare va garantito e tutelato, perché diventa segno tangibile della democrazia di una comunità civile. Il sangue servato dai lavoratori delle ex fonderie sia quindi, dopo tutti questi anni, un monito per tutti noi a vigilare affinché nella nostra società il lavoro e la sua dignità siano sempre tutelati e preservati. E’ compito di ciascuno nutrire e promuovere un modello di sviluppo che metta al centro la persona e che sia rispettoso della vita, della sicurezza e della sua realizzazione».
Gli operai che persero la vita durante gli scontri con la polizia erano Angelo Appiani, Renzo Bersani, Arturo Chiappelli, Ennio Garagnani, Arturo Malagoli e Roberto Rovatti, mentre altre 200 persone rimasero ferite nel corso della manifestazione.