Il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha adottato ieri sera il nuovo Piano strutturale comunale (Psc) di Reggio Emilia, lo strumento di pianificazione urbanistica che delinea la città dei prossimi 15 anni.
La votazione ha avuto il seguente esito: 28 voti favorevoli (Pd, Italia popolare, La Sinistra, Verdi, Rifondazione comunista, Pdci, Idv); 8 contrari (An-Pdl, Forza Italia-Pdl, Gente di Reggio, Poli-Udc), 2 astenuti (Bini-Lab Baldi per Reggio, Corradini-indipendente gruppo Misto). Grassi (Udc) e Giovannini (Lega Nord) non hanno partecipato al voto.
Il documento sarà pubblicato, entro i prossimi 20 giorni, sul Bollettino ufficiale regionale (Bur) dell’Emilia-Romagna; dalla data di pubblicazione si aprirà la fase delle osservazioni, attraverso la quale cittadini e associazioni potranno esprimere formalmente valutazioni o richieste di modifiche a specifici contenuti dell’atto. Il periodo delle osservazioni, che la legge stabilisce in un minimo di due mesi, sarà di cinque-sei mesi, per consentire una più ampia e proficua opportunità di conoscenza, valutazione e confronto del Piano.
In via San Peltro Martire, negli spazi dell’ex Anagrafe, verrà allestita una mostra documentaria pubblica, che consentirà un’adeguata consultazione dei documenti. In questa sede potranno essere presentate e raccolte le osservazioni. E’ in allestimento uno spazio apposito per la presentazione delle osservazioni, nei locali dell’ex Anagrafe, in via San Pietro Martire.
Le osservazioni presentate verranno valutate una per una dall’Amministrazione – un’osservazione può essere accolta in toto, parzialmente oppure respinta – poi raccolte in un’unica deliberazione, presentata al Consiglio comunale chiamato a votarla nell’ambito dell’approvazione definitiva del Piano.
“Con questa proposta abbiamo voluto provare a migliorare l’intero sistema urbano. Trovate nel Psc tre linee strategiche. Ci sono ‘significati da ritrovare’: come le frazioni, i quartieri, i luoghi storici sul territorio. Abbiamo “significati emergenti”: come l’area Nord, riguardo la quale abbiamo studiato in questi anni come le stazioni dell’alta velocità possano condizionare lo scenario delle città, costituire opportunità o essere elemento di frattura. C’è ‘la città esistente da rigenerare’, soprattutto quella prima periferia intorno al centro storico, in cui i reggiani hanno abitato a lungo dagli anni Sessanta e che oggi presenta criticità di coabitazione con i nuovi arrivati e che ha bisogno di investimento forte in una nuova riqualificazione urbana”.
“Questo è il piano della città pubblica, della città delle persone – ha detto il sindaco Delrio nella sua introduzione al dibattito, la scorsa settimana – E’ il piano che invita non alla fuga verso spazi privati, ma alla centralità degli spazi pubblici. A Reggio non abbiamo mai segato le panchine, ma le abbiamo messe, per i nostri anziani, perché abbiamo bisogno di un’occupazione cordiale del territorio. Perché di fronte alla paura c’è bisogno di stimolare le relazioni tra le persone. Sono le persone, quelle che abitano nelle nostre frazioni e nei nostri quartieri, che costituiscono le nostre vere ronde. Abbiamo bisogno delle scuole, di percorsi sicuri, degli oratori, dei campi sportivo. Di essere una città dove i bambini sono liberi, sicuri, si riappropriano dei loro spazi, si risentono cittadini, padroni di questa città. Una città che si ritrova attorno ai suoi poli di eccellenza: i poli della cultura, fino ai poli di eccellenza tecnologici”.
“E promuovere la qualità dell’abitare è anche un’occasione per rispondere alla crisi. L’investimento sulla qualità è l’investimento del futuro. Non siamo ossessionati dal ‘quanto’ si costruirà, ma interessati a ‘come’ si costruirà. La scelta sulla riqualificazione, sui tanti spazi da ritrovare darà orizzonti nuovi anche alle nostre imprese. E siamo interessati agli spazi produttivi per le nostre aziende. Nessuno può accusare questo piano di non essere interessato alle aziende. Questo piano è attento quello che Reggio è, con la sua vocazione manifatturiera. La scelta di due insediamenti produttivi di alto livello, prossimi alle infrastrutture maggiori, è scelta di qualità per tutto il territorio. E il completamento delle infrastrutture, dopo le sei tangenziali già realizzate, e l’accordo ormai concluso per la via Emilia bis con Regione, Anas e Provincia, permetteranno di liberare dal traffico pesante i nostri quartieri e la nostra città”.
PARTECIPAZIONE – Nella fase di costruzione del Psc, ha ricordato più volte l’assessore all’Urbanistica Ugo Ferrari, si sono svolte la Conferenza di pianificazione che ha richiesto 11 sedute per 300 invitati ed è stata accompagnata da numerosi incontri con i singoli partecipanti; 200 gli incontri di varia natura promossi dall’inizio della consigliatura hanno coinvolto migliaia di cittadini. E poi gli incontri istituzionali a vari livelli, una ventina di commissioni consiliari e i 30 gruppi di lavoro nelle Circoscrizioni con migliaia di cittadini partecipanti. Infine il lavoro dei giovani architetti per la riqualificazione delle Ville, in dialogo con i residenti. Un Piano ad alto contenuto partecipativo.
Contenuti del Psc
12.000 ALLOGGI – Rispetto e valorizzazione della risorsa-territorio, dunque, senza impedire uno sviluppo di qualità della nostra città. Nel Psc si ha una inversione di tendenza rispetto all’espansione edilizia diffusa e indifferenziata, al consumo di territorio agricolo. Alcuni dati rendono bene l’idea: nei prossimi 15 anni sono previsti soltanto 12.000 nuovi alloggi, circa 11.000 dei quali derivano prevalentemente dalle previsioni residue del Prg in vigore. Significa 800-900 nuovi alloggi all’anno per i prossimi 15 anni, di cui 165 (il 20%) di edilizia residenziale sociale (Ers) creati soprattutto per le fasce più fragili della popolazione. Un’inversione di tenenza anticipata con il Programma poliennale di attuazione del 2006 – 2010.
180.000 ABITANTI – Tali dimensioni consentono di prevedere una città che, tra una quindicina d’anni, avrà una popolazione attorno ai 180.000 abitanti, con circa 18.000 abitanti in più rispetto agli attuali. Un controllo dell’espansione che si traduce in una fondata previsione sulla popolazione, quindi sulla quantità, qualità e tipologia dei servizi pubblici (sociali, sanitari, culturali, della mobilità… ) che il Comune e gli altri enti e società pubbliche erogano. Il dato si traduce positivamente anche nel contenimento dei problemi di coesione e sicurezza sociale, oltre che nella sostenibilità ambientale e finanziaria dei Bilanci comunali. Il passato ritmo di espansione ha fatto registrare, tra il 2001 e il 2008, una crescita di 25.000 abitanti.
UN SALTO DI QUALITÀ – Il Psc incentiva la riqualificazione e propone centralità e qualità del progetto. Non più il condominio al posto delle villetta demolita, ma incentivi sul patrimonio edilizio esistente e rigenerazioni di aree marginali come con gli ambiti di riqualificazione e le polarità di eccellenza. Il Piano gestisce così la trasformazione incentivando i Piani particolareggiati che consegnano alla città maggiore qualità, dotazioni di aree pubbliche per servizi, verde e infrastrutture necessarie (fognature, strade, piste ciclabili, marciapiedi… ), dotazioni fondamentali non previste negli Interventi diretti. Dunque, un salto di qualità, se si considera che fino al 2006 i Piani particolareggiati sono stati non più del 43 per cento del totale degli alloggi realizzati, mentre gli Interventi diretti sono stati il 57 per cento. Con il Psc, i Piani urbanistici di attuazione saranno l’80 per cento, mentre gli interventi diretti saranno ridotti al 20 per cento, solo là dove le norme e i diritti acquisiti lo impongono. Inoltre, i nuovi alloggi abbatteranno del 60 per cento il fabbisogno (quindi il consumo) energetico e del 46 per cento la produzione di anidride carbonica, come previsto dalla certificazione Ecoabita.
STOP AI VILLAGGI IN CAMPAGNA – Il Piano strutturale supera le previsioni non ancora realizzate che potrebbero dar luogo a nuovi ‘villaggi’ in zone agricole. L’obiettivo del Piano strutturale è corrispondere a tutte le esigenze di chi lavora in agricoltura, comprese eventuali attività di integrazione al reddito agricolo. Si vuole evitare, inoltre, che le attività dismesse (stalle, fienili, magazzini) si trasformino in centri residenziali, insediamenti produttivi e terziari. Si prevede che i volumi che non servono più all’attività produttiva agricola siano delocalizzati in percentuali contenute, in contesti urbani e nelle nuove aree previste e dotate di servizi, reti tecnologiche (fogne, impianti luce e gas-acqua) e infrastrutture necessarie (strade, ciclopedonali, linee mezzi pubblici).
CASE DA TUTELARE – Il Psc ha censito 1.228 edifici singoli o complessi edilizi da tutelare e valorizzare, di cui 783 rurali. Sono tutelati 13 nuclei storici: oltre a Reggio, Canali, Mancasale, Casale di Rivalta, Piazza di Sabbione, Pieve Modolena, San Maurizio, Sesso, Cadè, Cella, Gaida, Massenzatico e Castello di Gavasseto. Gli obiettivi sono: conservare l’impianto urbanistico storico, tutelare i singoli edifici di interesse storico e architettonico anche attraverso un recupero rispettoso; è ammessa la demolizione e ricostruzione degli edifici più obsoleti nel rispetto delle volumetrie esistenti. Più in generale l’obiettivo è quello di passare dal concetto di centro storico racchiuso dentro i viali di circonvallazione, alla città storica dell’800 e del 900, stabilendo una relazione feconda fra queste parti in grado di estendere l’effetto città e moltiplicare le opportunità di rivitalizzazione.
EDILIZIA RESIDENZIALE SOCIALE – Ai 2.700 alloggi di edilizia residenziale pubblica oggi presenti si aggiungeranno 2.400 alloggi di edilizia residenziale sociale (Ers). Le nuove aree per Ers e delocalizzazioni edilizie, nelle Ville di Pratofontana e Fogliano, richiedono circa 25 ettari, pari allo 0,1 per cento del territorio comunale, con il 50 per cento di verde pubblico e privato. Non si tratta quindi di nuove espansioni, ma di zone in cui razionalizzare e concentrare edifici che si ‘disperderebbero’ in altre zone. contenere la dispersione urbana in territori agricolo e contenere la rendita fondiaria; rendere credibili e coerenti le politiche di delocalizzazioni e trasferimento di aziende esistenti.
SETTE AREE BOSCATE – Sono pianificate sette aree boscate: Rodano-Zona aeroporto; Rodano-Acque chiare; Rodano-Mancasale; Gavassa-Prato; Via Inghilterra; Crostolo-Cavazzoli e Modolena-Via Emilia. Gli obiettivi sono: creare corridoi verdi che affiancano i corsi d’acqua o la grande viabilità; tutelare e valorizzare i cunei verdi, cioè le fasce di campagna che si spingono nel tessuto urbanizzato; dare nuova vitalità, rispetto ambientale e fruibilità ai corsi d’acqua attraverso la creazione di percorsi naturalistici lungo i torrenti Modolena, Crostolo e Rodano, ponendo il paesaggio, il verde e la natura in primo piano.
300.000 PIANTE E CINTURA VERDE – La tutela della cintura verde si attua dunque attraverso la protezione dei cunei verdi e degli ambiti fluviali, il mantenimento dei varchi visivi nel tessuto urbano ed evitando nuove edificazioni lungo la viabilità principale. Il Psc propone inoltre la salvaguardia delle colture tradizionali come vigneti, piantate e prato stabile, e inoltre la tutela delle strade vicinali storiche e delle strade carraie. E’ prevista la messa a dimora di 300.000 piante nel territorio comunale.
DUE POLI PRODUTTIVI – Reggio è leader in campo internazionale per produzione ed export nel manifatturiero. Con la consapevolezza di questo risultato, da decenni eccellenza della nostra città, e rispondendo nel contempo alla necessità di razionalizzare gli insediamenti produttivi, il Psc indica due poli produttivi, ecologicamente attrezzati, a valenza provinciale, sui quali investire in termini di servizi, infrastrutture, infostrutture e dotazioni ambientali, efficace risposta ai bisogni delle imprese: Mancasale (area strategica di riqualificazione) e Gavassa-Prato (area produttiva di nuova generazione). Le nuove aree produttive corrispondono allo 0,6 per cento del territorio comunale.
COME DIVENTANO – Per Mancasale si prevedono fra l’altro fasce boscate, rete ecologica lungo il rodano, opere di ambientazione della tangenziale per Bagnolo, aree di trasformazione destinata prioritariamente a ospitare delocalizzazioni produttive, riqualificazione del comparto per giungere ai requisiti di area produttiva ecologicamente attrezzata; area di trasformazione per ospitare industrie di eccellenza per il territorio, espansione del bosco urbano di San Prospero Strinati, interventi di ambientazione lungo la linea ferroviaria Alta velocità e l’Autosole, aree a verde pubblico e privato per il 50 per cento. Per Gavassa, l’area ecologicamente attrezzata serve per ospitare delocalizzazioni e nuove previsioni di espansione produttiva; è prevista la valorizzazione di caratteristiche ambientali e territoriali esistenti.