Una selezione di presepi del Settecento della tradizione napoletana e bolognese, in gran parte provenienti da collezioni private, viene proposta dall’esposizione “La cantata dei pastori”, aperta nella chiesa del Voto, in via Emilia centro, dal 7 dicembre al 14 gennaio per iniziativa del Museo civico d’arte di Modena in collaborazione con Icaro progetti x l’arte (da martedì a domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, lunedì chiuso, ingresso gratuito).

Alla mostra, che trae il titolo dalla tradizionale rappresentazione natalizia partenopea “La cantata dei pastori”, si affiancano le voci e i suoni dello spettacolo “La grotta e l’osteria: i segreti del presepe napoletano”, portato in scena, sempre nella chiesa del Voto, da Flavia de Lucis, accompagnata dal mandolino di Roberto Palumbo, giovedì 7 e martedì 26 dicembre alle 18 (ingresso gratuito).

La selezione di presepi privilegia Bologna e Napoli, due tra i luoghi più significativi per questa tradizione tutta italiana. A Bologna, come testimoniano le statue esposte, furono numerose le botteghe che si dedicarono alla costruzione di presepi caratterizzati da sculture di terracotta di discreta qualità esecutiva e di notevole originalità compositiva.

La rappresentazione della Natività in Emilia trova nella terracotta un materiale che rende le figurine intensamente espressive. I tratti naturalistici dei pastori napoletani sono invece vistosamente evidenziati dagli abiti tagliati e cuciti secondo la moda del tempo: le statuette, infatti, hanno solo il volto, le mani e i piedi modellati mentre vere vesti coprono un corpo di stoppa. Il presepe napoletano è un grande libro aperto, ricco di significati in cui stupore, devozione, pietà e malizia si mescolano nella notte più sacra e misteriosa dell’anno. Ogni personaggio si porta dietro una storia, una leggenda che spesso riflette l’eterna vicenda del bene e del male, del buio e della luce.

Non mancano, in mostra, anche statue in legno e cartapesta dipinta di manifattura veneta e un presepe in scarabattolo di manifattura ligure.

L’origine della raffigurazione della natività risale probabilmente a rappresentazioni liturgiche medievali alle quali partecipavano attori che popolavano i sagrati delle chiese e le piazze. Su questa scia san Francesco d’Assisi ideò, nel Natale 1223, il Presepio vivente in un bosco presso Greccio. La tradizione, che continuò per secoli, si espresse nella realizzazione di grandi figure prima, più piccole poi ed interessò man mano anche la committenza privata con conseguente aumento della produzione che selezionò specialisti ed eminenti plasticatori. Fu un intreccio di sacro e profano che si protrasse nel tempo e raggiunse il massimo fulgore nel Settecento a Napoli. La via dei “pastorari” napoletani, san Gregorio Armeno, vide un susseguirsi di artisti, abilissimi modellatori, che plasmavano figure sempre più numerose e diverse di legno e di terracotta, accanto ai quali lavoravano sarti, ceramisti, orafi e argentieri.