Il Presidente Nazionale di Confabitare, Alberto Zanni, si è incontrato con il Presidente del Consiglio, Mario Monti. Durante l’incontro è stato trattato il tema della tassazione sulla casa e dell’IMU. Confabitare ha presentato tre richieste. In particolare le proposte riguardano principalmente la tassazione IMU prevista sui contratti di locazione a canone concordato, la tassazione sui contratti di comodato gratuito ai parenti e sulle case di edilizia residenziale pubblica.

LE RICHIESTE DI CONFABITARE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MARIO MONTI IN MATERIA DI IMU

1) I contratti di locazione a canone concordato

I contratti di locazione a canone concordato, dalla loro entrata in vigore con la legge 431/98, hanno sempre rappresentato un importante strumento per regolare il mercato delle locazioni in quanto prevedono sia vantaggi fiscali per i proprietari che un prezzo calmierato degli affitti a favore degli inquilini.

I contratti concordati hanno prodotto risultati significativi poiché, grazie ad essi, si è riusciti a riattivare il meccanismo domanda-offerta mediante incentivi per i proprietari: vantaggi fiscali, contratti differenziati di durata certa e con canoni adeguati fornendo inoltre misure di sostegno al reddito degli inquilini bisognosi.

Bisogna evidenziare che, in un momento così difficile come è quello attuale per il nostro Paese e per tutte le famiglie italiane, tali contratti permettano di agevolare anche gli inquilini i quali pagano un canone di locazione mediamente più basso del 30% rispetto ai normali valori di mercato.

Alla luce di quanto illustrato tali contratti risultano essere importanti soprattutto in un momento in cui i proprietari sempre più sono costretti a ricorrere o a contratti di minor fitto o in ultima istanza allo sfratto per morosità: molti inquilini infatti non riescono più a rispettare l’impegno economico previsto dal loro contratto di locazione.

Le agevolazioni fiscali previste dai contratti a canone concordato si possono riassumere nei due punti a seguire :

a) In capo ai proprietari: alla riduzione forfettaria del reddito derivante dal canone di locazione pari al 15% si aggiunge un’ ulteriore riduzione del 30% , per cui in pratica l’imposta va calcolata sul totale del canone concordato ridotto del 40,5%.

b) In capo ai proprietari e agli inquilini : riduzione del 30% dell’imposta di registro sui contratti di locazione.

Fino al 31/12/2011 ai due punti suddetti se ne poteva aggiungere un terzo rappresentato dalla possibile riduzione o azzeramento dell’ICI, laddove fosse stata deliberata dai Comuni.

Considerato che l’attuale normativa IMU prevede che su tali immobili venga applicata un’aliquota compresa tra il 7,6 e 10,6 per mille e che la base imponibile su cui applicare il nuovo tributo è più alta rispetto a quella dell’ICI, appare evidente che ciò comporterà un innalzamento della pressione fiscale sui contratti concordati portando inevitabilmente i proprietari ad abbandonare questo tipo di contratto poiché la loro applicazione farebbe solo percepire un canone più basso a fronte di una tassazione troppo elevata; verrebbero poi danneggiati tutti quei proprietari che avendo già sottoscritto questo tipo di contratto, contando su un‘aliquota agevolata dell’ICI, si troverebbero oggi a essere privati di questa agevolazione incassando però sempre un affitto basso fino alla scadenza del contratto.

Proposta: per evitare “la fine” dei contratti agevolati si potrebbe quindi prevedere, per chi stipula contratti di questo tipo, un’ aliquota IMU agevolata compresa tra il 2 e il 4 per mille se non addirittura azzerata. Solo così si potrebbe evitare la stipula di soli contratti a canone libero che appesantirebbero ulteriormente le condizioni di tante famiglie costrette tutti i mesi a pagare un affitto non più calmierato.

2 I contratti di comodato gratuito a parenti

Altro problema da affrontare è quello dei contratti di comodato.

Anche sugli immobili concessi in godimento con questi contratti è prevista l’applicazione dell’aliquota IMU dal 7,6 al 10,6 per mille uguagliandoli agli appartamenti affittati che producono reddito; ma questi immobili solitamente vengono dati in uso gratuito ai figli da parte di genitori senza percepire alcun canone.

Non dimentichiamo poi che tali contratti svolgono un ruolo sociale per la famiglia e le giovani coppie in un momento di crisi in cui è sempre più difficile a causa della situazione di generale precarietà economica, creare le basi per una futura famiglia. La pressione fiscale suesposta non è quindi giustificata. Se il timore è quello di falsi “comodati gratuiti ” che spesso nascondono affitti in nero, allora si dovrebbero aumentare i dovuti controlli, per non penalizzare coloro che ne fanno il giusto uso.

Proposta: se c’è il timore dell’evasione fiscale allora si può prevedere di applicare il comodato d’uso gratuito solo ed esclusivamente ai parenti in linea retta fino al 2° grado e per questi contratti prevedere un’ aliquota IMU equiparata a quella sulla prima casa, ovvero compresa fra un 4 e un 6 per mille.

3 L’IMU per le case di edilizia residenziale pubblica (case popolari)

La proposta avanzata dal Governo avente ad oggetto il pagamento dell’IMU da parte dei Comuni sui propri beni, porterà inevitabilmente i Municipi a “rifarsi” sui cittadini ed in particolare sui proprietari immobiliari. Infatti in molti casi i beni dei Comuni sono capannoni, garage, ex caserme, ruderi abbandonati in periferia o spazi affittati a commercianti a prezzi “simbolici” proprio per lo stato in cui vengono concessi. Si tratta quindi di un patrimonio spesso mal gestito che rende poco e senza una vera strategia di valorizzazione. I progetti spesso restano sulla carta perché la vendita è una strada talmente complessa che gli amministratori si scoraggiano e la lunghezza burocratica frena tutte queste operazioni. I Comuni inoltre non sono in grado di recuperare e gestire al meglio tale patrimonio sul quale si troverebbero quindi a pagare cifre ingenti di milioni di euro a fronte di canoni troppo bassi e spesso solo simbolici.

Le considerazioni suddette coinvolgeranno anche l’edilizia pubblica, ovvero le cosiddette “case popolari” che svolgono da sempre un’importante funzione sociale e che tale dovrebbe rimanere.

Alla luce di quanto illustrato si comprende quindi quanto importante sia una buona politica nel settore abitativo e quante siano le sue implicazioni anche di natura sociale.

Proposta: l’unica soluzione percorribile per questo problema rimane quella di azzerare l’IMU sul patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica.