A partire da sabato 11 febbraio i valori di PM10 hanno ripreso ad aumentare in Emilia-Romagna, mantenendosi superiori al valore limite giornaliero di 50 µg/m3 in gran parte delle stazioni di pianura.
Come nella precedente situazione di fine gennaio-inizio febbraio, i superamenti hanno interessato sia le stazioni di fondo urbano, sia le stazioni di fondo rurale della pianura e della zona pedecollinare. I massimi valori raggiunti sono dell’ordine di 75-85 µg/m3 (con una distribuzione pressoché uniforme in regione). I valori di PM2.5 hanno seguito l’andamento del PM10 e sono risultati con valori prossimi o superiori a 50 µg/m3.
Anche la situazione attuale è favorita dalle condizioni meteorologiche, caratterizzate da un campo di alta pressione che determina condizioni di tempo stabile, con venti generalmente deboli e inversioni termiche nelle ore notturne.

Le previsioni di Arpae indicano che i valori potranno restare superiori ai limiti per la giornata odierna (martedì 14 febbraio) e fino a giovedì 16 febbraio compreso, per poi tornare al di sotto dei limiti a partire da venerdì 17 febbraio in concomitanza con la discesa di un nucleo di aria fresca di origine continentale, che determinerà un temporaneo peggioramento del tempo, e il conseguente rimescolamento della massa d’aria.

L’analisi dell’emergenza di fine gennaio-inizio febbraio

Tra fine gennaio e inizio febbraio, in Emilia-Romagna (come in tutto il bacino padano) si sono registrati valori molto alti di particolato nell’aria. Il PM10 in diverse giornate ha superato i 200 µg/m3 (il valore limite è 50) e anche i valori di PM2,5 sono stati eccezionalmente elevati.

Arpae ha condotto uno studio della situazione, mettendo insieme i dati degli inquinanti rilevati dalla rete di monitoraggio, l’analisi chimica del particolato e le condizioni meteorologiche, per capire i meccanismi che hanno portato a concentrazioni così elevate di polveri.

La situazione meteorologica molto particolare è stata la condizione principali per l’anomalo accumulo di inquinanti, che sono risultati elevati sull’intero territorio regionale, sia nelle città, sia in campagna. Un’eccezionale stabilità atmosferica sulla pianura Padana, l’inversione termica in quota, i venti calmi, la presenza di copertura nuvolosa senza piogge, l’afflusso di aria calda che ha ulteriormente schiacciato verso il suolo l’aria in pianura: con queste condizioni, le sostanze inquinanti presenti sono state concentrate in un volume sempre più piccolo, permettendo la formazione di grandi quantità di particolato secondario (quello non direttamente immesso in atmosfera, ma che si forma in seguito a reazioni chimico-fisiche).

L’analisi chimica, condotta anche grazie alla strumentazione del progetto Supersito, ha confermato come quasi tutto il particolato presente nell’aria fosse della dimensione compresa tra PM1 e PM2,5 e quindi di origine secondaria.

In questa situazione un ruolo chiave nella formazione del particolato secondario è dovuto alla presenza di elevate quantità, tipiche dei mesi invernali, di ossidi di azoto e di ammoniaca. Si è riscontrato invece un contributo minore, rispetto ad altre situazioni, della combustione di legna.

Lo studio condotto da Arpae ha mostrato come ogni evento abbia proprie specificità e come le cause dell’inquinamento siano molteplici. Anche le soluzioni alla criticità della qualità dell’aria dovranno pertanto essere multisettoriali e integrate, come prevede il Piano aria integrato regionale.

Approfondimento. Analisi dell’evento acuto di aerosol atmosferico misurato tra gennaio e febbraio 2017