Terzo appuntamento, ieri mattina in P.le della Rosa a Sassuolo, con gli “Incontri con l’autore”.
Dopo la poesia, protagonista la scorsa domenica, è stata ora la volta della narrativa: il giornalista napoletano Ermanno Rea ha presentato il suo ultimo libro La dismissione, storia dello smantellamento dell’acciaieria Ilva di Napoli. Ad Elio Tavilla, poeta e docente di Storia del diritto medievale e moderno presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Modena, il compito di introdurre l’autore.

Il libro di Rea racconta un pezzo importante di storia italiana: la vicenda dell’Ilva si identifica infatti con quasi un secolo di storia napoletana. L’acciaieria, simbolo della industrializzazione di Napoli, nacque quasi con una funzione salvifica, con la speranza che bonificasse la città e la riscattasse dall’annoso problema del parassitismo. La chiusura dello stabilimento, negli anni ’90, con il licenziamento di 8000 dipendenti, segnò un momento di grave crisi.
 E’ questa la realtà che Ermanno Rea ha voluto raccontare nel suo romanzo, con la concretezza di chi parte dal caso specifico umano, documentato. Nello scrivere La dismissione, Rea si è avvalso infatti della collaborazione di Vincenzo Bonavolontà (Bonocore nel romanzo), operaio addetto allo smontaggio della colata. Lo scrittore ha inoltre vissuto qualche tempo a Bagnoli, frequentando la gente e i bar, ascoltandone i racconti, allo scopo di capirne l’ambiente sociale. Uno dei primi disagi segnalati dalla gente, ha raccontato l’autore, è stata la preoccupazione per il futuro dei figli. Da qui è nata la figura di Marcella, che nel romanzo rappresenta i giovani “allo sbando”, che non sanno che strada prendere.

L’incontro si è concluso con una riflessione sui temi del lavoro, argomento decisamente d’attualità. Rea ha sottolineato come il mondo del lavoro stia vivendo oggi una crisi profonda. “Oggi”, ha affermato Rea, “si parla di flessibilità e mobilità, non più di crescita e specializzazione, com’era invece in passato anche per l’operaio che “cresce” nella sua fabbrica”. E’ una realtà difficile da decifrare, sicuramente un momento di passaggio non facile.