L’Emilia-Romagna è “un’area importante sotto il profilo criminogeno” per il radicamento di boss che, arrivati qui in soggiorno obbligato, hanno eletto la regione come polo d’interessi propri e delle famiglie d’origine; per la posizione geografica, che offre qualificate opportunità di collegamento tra centro e nord; per la forza attrattiva di un mercato variamente ed altamente produttivo”.

Così il ministero dell’Interno fotografa la situazione della regione nel Rapporto annuale sul fenomeno della crimanlità organizzata presentato al Parlamento. La fitta rete stradale ed autostradale – spiega il Viminale – ha favorito poi lo stretto collegamento con realtà lombarde e venete, con cui le provincie di confine condividono situazioni correlate a fenomeni delinquenziali e presenze di componenti malavitose che controllano le rotte nazionali dei traffici illeciti sfruttando soprattutto la via Romea e la via Emilia. La forte economia emiliana, sviluppatasi nel corso degli anni grazie ad un fitto tessuto di piccole e medie imprese, spesso a carattere artigianale, ha garantito all’Emilia-Romagna un carattere di stabilità economica.

Di contro, la regione è divenuta terreno d’elezione per tentativi di operazioni di riciclaggio, nazionale e internazionale e meta del cosiddetto pendolarismo predatorio di bande di rapinatori provenienti dal meridione, dal Veneto e dalla Lombardia. Accanto al fenomeno dei furti, per lo più ascrivibili alle sacche migratorie clandestine, è emersa una forma banditesca di teppismo giovanile (cui partecipano anche minorenni) che ha assunto un livello significativo nell’area di confine tra il ferrarese ed il bolognese. Di rilievo, infine, nell’area rivierasca, l’abusivismo commerciale, campano ed extracomunitario, e la prostituzione straniera. L’Emilia-Romagna è risultata essere interessata da una capillare presenza di pregiudicati mafiosi delle diverse matrici nazionali, in contatto con l’area d’origine e ben introdotti nel tessuto socio-economico della comunità ospite.

Negli ultimi dieci anni la ‘Ndrangheta ha realizzato la presenza più significativa ed organizzata, strutturandosi in modo stabile ed efficiente e diventando il referente per estorsioni, traffico e distribuzione delle sostanze stupefacenti (in quest’ultimo settore in stretto contatto con omologhe strutture lombarde e piemontesi). Ne sono esempio le presenze crotonesi (Grande Aracri, Vrenna) a Reggio Emilia e reggine (Nirta, Strangio, Mammoliti, Vadalò-Scriva) a Bologna che, per lungo tempo, hanno costituito un canale per ogni qualificata attività criminale. Anche la Camorra è risultata presente in modo diffuso. Infatti sono ormai radicati i sodalizi legati al cartello dei “Casalesi” che hanno esteso i propri interessi pressochè in tutte le province e nei settori economici ed imprenditoriali, al pari di quelli facenti capo alla “Nuova Camorra Flegrea” ed al clan Polverino.

Un ruolo importante hanno assunto le organizzazioni criminali di origine africana ed albanese, talvolta in conflitto fra loro, diffuse in tutta la regione ed attive nei reati contro il patrimonio, nello sfruttamento della prostituzione e nello spaccio di stupefacenti lungo l’asse Puglia-Emilia-Romagna.