Italia al quinto posto mondiale per produzione di siti pedopornografici, con un incremento pari al 295,7% rispetto allo scorso anno. Il dato è stato reso noto oggi nel corso di un incontro bilaterale tra Telefono Arcobaleno, presieduto da Giovanni Arena, e l’Osservatorio sui Diritti dei minori diretto da Antonio Marziale.

Su un totale di 13.189 siti, rilevati con programmi tecnologicamente all’avanguardia mondiale studiati da Telefono Arcobaleno, ben 368 (il dato è riferito ai primi 273 giorni del 2003) sono di produzione italiana e tutti prontamente oscurati dal Nit (Nucleo investigativo telematico) presso la Procura della Repubblica di Siracusa. Nel 2002 i siti italiani rilevati erano stati 93.

Nell’inquietante graduatoria l’Italia, con 368 siti pari al 2,79%, è preceduta dagli Usa, con un totale di 8.698 siti pari al 65,95%, dalla Russia con 908 siti (6,87%), dal Brasile con 832 siti (6,30%) e dalla Corea del Sud con 584 siti (4,43%).
La tipologia dei siti denunciati è così suddivisa:
10.921 siti “pedobusiness”, cioè siti che propongono a pagamento ogni tipo di materiali di pornografia infantile; 1312 “siti personali” e 956 frutto del lavoro di gruppi e comunità.


Per Arena e Marziale la “chiave di lettura che rende intelligibile lo spostamento in massa di produzioni pedopornografiche in Italia è da individuarsi nel mancato obbligo per i server provider nostrani della conservazione delle tracce dei collegamenti in Internet, una deresponsabilizzazione che rende il nostro Paese alla stregua di un’isola felice per i pedopornografari, tenendo conto che la legislazione in materia risale al 3 agosto del lontano 1998. Ci troviamo al cospetto – sottolineano Arena e Marziale – di un fenomeno che non conosce nessuno degli effetti della crisi economica e che, anzi, si rivela come un mercato di nicchia tra i più fiorenti della new economy basata sulle opportunità offerte da internet”.