La corsa all’abete rischia di fare
male all’ambiente. Per i ritardatari dell’albero di Natale, ecco allora alcune regole d’oro per l’addobbo ecologico contro disboscamenti e danneggiamenti delle foreste nazionali.

Il vademecum per l’acquisto, la conservazione e l’eventuale recupero della pianta e’ stato realizzato dal Corpo Forestale dello Stato che suggerisce anche soluzioni alternative all’ abete, come il corbezzolo, il leccio o l’ agrifoglio.

Per chi non puo’ fare a meno della tradizione, comunque, poche ma assolutamente indispensabili le regole da seguire.

Gli alberi che andranno ad abbellire le nostre case dovranno avere il certificato di provenienza dal vivaio autorizzato. L’ invito e’ quello di comprare l’albero in un vivaio, perche’ solo cosi’ si puo’ essere sicuri di utilizzare piante provenienti da una normale attivita’ agricola di tipo vivaistico, che occupa stagionalmente oltre mille aziende agricole per oltre 10.000
addetti.
Il certificato di provenienza degli abeti servira’ inoltre ad evitare l’inquinamento genetico dei boschi con specie ‘aliene’.


E’ il caso per esempio di varieta’ come la normandiana, dai rami che sembrano spruzzati di neve: e’ una specie di sicuro effetto ornamentale, ma estranea alle varieta’ nostrane. L’ identificazione di queste specie e’ frutto di attenti controlli effettuati dal Corpo Forestale dello Stato che da anni contrasta il fenomeno degli abeti abusivi.
Sicuri al cento per cento, invece, sono le piante con la zolla e le radici che provengono tutte da vivai. Per quanto riguarda i ‘cimali’, gli abeti senza radici sostenuti dalla classica croce di legno, attenzione al fatto che siano il frutto di diradamenti forestali autorizzati.

In sostanza, l’albero da acquistare e’ quello che proviene da vivaio ed e’ contrassegnato da un tagliandino di riconoscimento che indica il luogo d’origine e il nome del vivaio. Ma se la presenza del certificato di provenienza consente di lasciare intatte le piante selvatiche delle nostre foreste, non riesce a salvaguardarle completamente.
Infatti durante le feste vengono appesantite dagli addobbi natalizi e sottoposte allo stress di temperature elevate, terricci inadatti e aria secca a causa della presenza dei termosifoni. Anche in questo caso e’ consigliabile evitare per gli addobbi sostanze che intaccano la superficie dei rami e delle foglie come la neve artificiale e le bombolette d’oro e d’ argento, e le radici della pianta devono essere costantemente umide durante il periodo di permanenza in casa.

Per il dopo Natale facciamo attenzione a ripiantare gli alberi di Natale nei nostri giardini. Il consiglio del Corpo Forestale dello Stato e’ di controllare la specie della pianta visto che molti abeti, soprattutto i piu’ economici, vengono importati dal nord e dall’est dell’Europa. Ma anche se sono di ottima qualita’, ripiantarli a feste concluse e’ un’operazione a rischio di fallimento. Il 90 per cento degli alberi di Natale infatti non riesce a sopravvivere dopo le feste a causa di condizioni climatiche inappropriate per la specie. Gli abeti hanno bisogno di una determinata altitudine, oltre i 1000 metri e di zone fitoclimatiche particolari: piantarli nel giardino di casa o sul terrazzo potrebbe provocare un’inutile sofferenza a queste piante gia’ stressate dal caldo, dagli addobbi e dalla mancanza di luce. Inoltre l’improbabile operazione di recupero dell’abete potrebbe provocare una sorta di inquinamento genetico danneggiando nel lungo periodo le specie autoctone. Allora, per ripiantarle nei nostri giardini, sara’ meglio scegliere, consiglia il Corpo Forestale, altri tipi di piante, piu’ consone al clima cittadino e a quello delle pianure. Fra gli altri si suggeriscono gli agrumi, i lecci, i corbezzoli e gli agrifogli, tutti alberi che hanno piu’ possibilità di sopravvivere dopo la permanenza nei salotti. Si ricorda, infine, che in molti comuni, soprattutto quelli del nord o delle aree montuose, dopo le feste si organizza il recupero delle piante.

L’effettivo recupero e’ molto difficile, in quanto le piante gia’ stressate dalla permanenza nelle case e con apparati radicali molto ridotti, molto spesso sono praticamente morte. Difficile anche l’individuazione delle aree idonee per la forestazione che i comuni mettono a disposizione. Degli alberi ormai morti viene utilizzato il legno, mentre le piante sopravvissute vengono trasportate in luoghi idonei al loro attecchimento.