L’iconografia
tradizionale della famiglia italiana, composta da padre, madre e numerosi
figli, sta sempre più cedendo il passo a una realtà fatta di
persone che vivono da sole o che convivono con un partner
reduce da un’esperienza matrimoniale fallita, e di famiglie
con pochi figli.

Lo conferma l’ Istat, che fotografa, in una indagine
riferita agli anni 2002-2003, il processo di trasformazione
delle strutture familiari italiane. L’ istituto di statistica
registra un incremento del numero delle famiglie, oltre 22
milioni nella media 2002-2003 rispetto ai 20 milioni e 753 mila
del 1994-1995, e una contrazione della loro dimensione, con un
numero medio di componenti di 2,6.


Un quarto delle famiglie (25,4%) è
rappresentato da persone sole, per un totale di 5 milioni e 624
mila individui (21,1% nel 1994-1995) che costituiscono l’ 11,9%
della popolazione adulta. Rispetto al 1994-95, questa tipologia
familiare cresce di oltre 1 milione di unità. E’ una condizione
che riguarda in misura differenziata uomini e donne nelle varie
fasce di età: fino a 44 anni è più diffusa tra gli uomini, ma
nelle età successive la proporzione di donne sole aumenta fino
a diventare nettamente superiore nelle età anziane. Le donne
che vivono sole sono vedove (61,8%), separate o divorziate
(11,1%), nubili (27,1%). Gli uomini soli sono celibi nel 53,1%
dei casi, separati o divorziati nel 27,1% e vedovi nel 19,7%.
Emerge una quota maggiore di single giovani nei comuni centro
delle aree metropolitane; nei comuni fino a duemila abitanti si
rileva invece il massimo di persone sole anziane. A livello di
area geografica, l’Italia meridionale raggiunge i livelli più
alti di anziani tra i single.