Con quasi 5,4 milioni di quintali di uva (campagna 2004/2005), oltre 18.700 soci e circa 900 addetti, la cooperazione vitivinicola aderente a Fedagri-Confcooperative dell’Emilia Romagna svolge un ruolo di primo piano all’interno del settore, rappresentando circa il 54% dell’intera produzione regionale.

La classifica produttiva è guidata dalla provincia di Ravenna con oltre 2 milioni di quintali; seguono Reggio Emilia (con quasi 1,5 milioni di quintali), Modena (circa 700.000 quintali), Forlì (555.000), Bologna (355.000), Piacenza (143.000) e Rimini (78.000).
È quanto ha dichiarato il presidente della Federazione, Giovanni Bettini, aprendo i lavori del convegno su “La cooperazione vitivinicola lungo la Via Emilia” svoltosi a Bologna.

“Se, da un lato, questi dati sono senza dubbio motivo di orgoglio – ha proseguito Bettini – dall’altro, inducono ad una profonda riflessione. Infatti, il progressivo invecchiamento dei titolari delle aziende viticole con le relative dinamiche legate agli avvicendamenti generazionali nella conduzione, gli investimenti indispensabili per ottenere prodotti rispondenti alle aspettative ed alle richieste del mercato, il ruolo crescente della grande distribuzione organizzata, la competizione economica degli ultimi anni impongono un momento di confronto sulle strategie in essere o da attivare per continuare ad offrire risposte economicamente valide ai soci viticoltori, garantendo loro una prospettiva di lungo periodo proporzionata agli investimenti fondiari realizzati”.

“A questo proposito – ha sottolineato, intervenendo al convegno, il responsabile del Settore Vitivinicolo di Fedagri Emilia Romagna, Ivo Guerra – la cooperazione deve sviluppare le politiche e le sinergie più indicate per favorire la commercializzazione. A fianco delle aggregazioni consortili che detengono quote di mercato significative occorre valutare, tra l’altro, l’opportunità di costituire, in aree omogenee, nuove esperienze quali Organizzazioni dei Produttori che si sviluppino partendo da un progetto comune per la valorizzazione delle produzioni. È poi necessario ricercare la giusta dimensione di impresa, che può essere raggiunta puntando, a seconda del mercato che si intende rifornire, su grandi concentrazioni per realizzare economie di scala oppure su una rete di piccole e medie imprese, complementari per prodotto e territorialità, a cui possono partecipare anche le grandi aziende”.