Piani formativi settoriali dedicati agli addetti delle piccole e piccolissime imprese, non adeguatamente coinvolte nell’offerta di formazione professionale disponibile a Modena e provincia. La proposta è della Cisl di Modena, che ha analizzato i dati sull’attività svolta da Fondartigianato, il Fondo interprofessionale per la formazione continua previsto dalla legge 388/2000 e costituito da Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai, Cgil, Cisl e Uil.

“Questo ente, che ha iniziato a operare alla fine del 2004, gestisce i contributi versati dalle aziende per la formazione e l’aggiornamento professionale dei propri dipendenti – spiega Pasquale Coscia, componente della segreteria provinciale della Cisl e responsabile delle politiche del lavoro e della formazione professionale – Nato per sostenere e diffondere la cultura della formazione continua, in realtà Fondartigianato non ha ancora prodotto i risultati sperati in termini di partecipazione dei lavoratori e delle imprese alle attività formative”.

Con quasi settemila aziende e complessivi 37 mila dipendenti, Modena è la provincia che conta le maggiori adesioni al Fondo in Emilia-Romagna. In quasi due anni di attività a livello regionale sono stati 5 mila i lavoratori (il 3,37 per cento degli aderenti) e meno di mille le imprese (il 2,98 per cento) che hanno partecipato a progetti di formazione.

“Siamo lontanissimi dalla media europea del 40 per cento di addetti e 60 per cento di aziende coinvolte in attività formative – osserva Coscia – Se non investiamo in modo massiccio sulla formazione continua le nostre imprese, soprattutto quelle piccole e piccolissime, rischiano di essere estromesse dai mercati e di non aver alcuna possibilità di produrre eccellenza e innovazione”.

Ecco perché la Cisl sollecita un’analisi dei veri fabbisogni formativi del territorio – “Modena ha esigenze diverse da Lecce o da Rimini», dice Coscia -, una concertazione efficace tra le parti sociali, priorità a piani formativi settoriali e specializzati per tipologia di utenti.
«In questo modo possiamo coinvolgere un numero maggiore di imprese e sostenere la loro competitività con adeguati investimenti sul capitale umano e sulle competenze, sia quelle di base che specialistiche. In caso contrario – avverte il segretario Cisl – il nostro sistema produttivo è destinato a un lento ma inesorabile declino, con conseguente impoverimento dell’occupazione e del tessuto socio-economico generale”.