“La grave crisi dell’Atcm non è un fulmine a ciel sereno. L’immobilismo aziendale e la mancanza di precise scelte politiche degli enti locali facevano prevedere ciò che, purtroppo, è poi puntualmente accaduto”. Lo afferma Pasquale Coscia, componente della segreteria provinciale della Cisl di Modena, che chiede a Comuni e Provincia, soci di Atcm, di aprire un confronto complessivo sul trasporto pubblico locale.


“Oltre a rivestire una grande valenza sociale, il trasporto pubblico locale rappresenta uno dei fattori determinanti per lo sviluppo del nostro territorio. Per questo – spiega Coscia – riteniamo che la questione non possa esaurirsi nell’ambito di un piano industriale aziendale”.
A questo proposito la Cisl valuta opportuno approfondire tutte le ipotesi di accordo con le aziende di trasporto pubblico di altre province per ottenere economie di scala e sinergie da sviluppare anche con il contributo dei privati e della cooperazione.

“L’aumento della velocità commerciale e un servizio di qualità costituiscono, a nostro avviso, i requisiti fondamentali per aumentare gli utenti dei mezzi pubblici, che oggi coprono solo il 6 per cento della mobilità complessiva nel territorio modenese. È, pertanto, necessario – prosegue Coscia – definire le misure che si vogliono adottare per rilanciare il trasporto pubblico allo scopo non solo di risanare i conti dell’Atcm, ma anche di migliorare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini”.
Sul futuro della loro azienda attendono da tempo risposte chiare anche i 660 dipendenti dell’Atcm.
Lo ricorda Maurizio Denitto, componente della segreteria provinciale del sindacato Fit-Cisl di Modena, il quale sottolinea che grazie al contributo dei suoi lavoratori l’Atcm ha uno dei migliori indici di efficienza tra le aziende di trasporto pubblico dell’Emilia-Romagna.

“Il piano industriale ha senza dubbio una valenza strategica rilevante, ma da solo non sarà in grado di rispondere ai problemi poiché l’azienda non dispone di tutti i mezzi necessari – dichiara Denitto – Nell’ambito della contrattazione aziendale sono già state individuate alcune soluzioni che possono essere ulteriormente sviluppate con l’obiettivo di rendere il servizio ancor più efficiente. Dobbiamo evitare che a pagare il prezzo più alto del dissesto Atcm siano da un lato i lavoratori, con il peggioramento delle condizioni di lavoro, dall’altro i cittadini utenti”.
Per queste ragioni la Fit-Cisl e le altre organizzazioni sindacali sollecitano l’apertura di un confronto con l’Atcm e gli enti locali, anche in considerazione del fatto che il contratto aziendale è scaduto il 31 dicembre 2006 e un suo rapido rinnovo può contribuire al rilancio complessivo del trasporto pubblico locale.