Il 2006 va in archivio con un bilancio più che positivo. L’anno si è concluso nel segno di una robusta crescita, come non si verificava da diversi anni. Tra i piccoli e medi imprenditori dell’Emilia Romagna vi è ormai la convinzione che che la crescita si vada consolidando. Protagoniste delle performance migliori, soprattutto le imprese esportatrici e le imprese del comparto manifatturiero; bene anche il comparto dei servizi (con l’eccezione dell’autotrasporto penalizzato dalla mancata destinazione degli incentivi pubblici e dalla concorrenza sleale).

I risultati migliori in termini di giro d’affari sono stati ottenuti dalle imprese dell’area Romagna (Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini); anche le imprese dell’area Emilia (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna) hanno fatto registrare una crescita, ma meno intensa e diffusa. Questo il quadro che emerge dall’indagine sul consuntivo di fine anno effettuato unitamente alla rilevazione della congiuntura nel trimestre ottobre-dicembre 2006, dall’Istituto di Ricerche Freni di Firenze per l’Osservatorio congiunturale della CNA Emilia Romagna su un campione di 163 imprese eccellenti associate, presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa. Sulla base dei risultati conseguiti, le aspettative di ulteriori miglioramenti nel 2007, si mantengono elevate. “Se, alcune preoccupazioni si manifestano – come ha sottolineato il presidente regionale della CNA Quinto Galassi commentando i dati – queste sono dovute essenzialmente alla necessità di verificare nel breve periodo, gli effetti di una serie di misure varate dal Governo. Sul fronte fisco, il rapporto risparmio/aumenti. Sul versante dell’occupazione, l’entità della maggior contribuzione per l’apprendistato; su quello finanziario le ricadute del capitolo Tfr. e da ultimo, ma non ultimo, le ripercussioni sull’andamento della domanda interna del comportamento dei consumatori/utenti per la crescita di tariffe e imposte. I nostri imprenditori attendono il Governo alla prova dei fatti. Le priorità emergono con chiarezza: la riforma della Pubblica Amministrazione, la liberalizzazione dei mercati, la destinazione delle risorse derivanti dalla lotta all’evasione alla competitività e allo sviluppo, nuove modalità di accesso al credito, politiche che incentivino chi vuole investire, aprire nuovi mercati, creare ancora più occupazione.”


Il bilancio del 2006

La rilevazione CNA attesta che poco meno della metà delle imprese intervistate (48%) ha registrato una crescita discreta del proprio giro d’affari (mediamente l’incremento sfiora il 9,2%); il 37% è rimasto stabile mentre solo il 13% ha evidenziato una diminuzione. Dietro questo dato stanno soprattutto le aziende esportatrici, tra le quali 2 su 3 hanno visto aumentare il proprio giro d’affari. Manifatturiero e Servizi hanno registrato un’evoluzione del giro d’affari più positiva rispetto alle costruzioni. La situazione del mercato nazionale, per quanto significativamente migliore rispetto a quella dell’anno precedente, esprime infatti una dinamica di crescita alquanto più contenuta. Le previsioni per l’anno appena iniziato, nonostante una prevalenza delle indicazioni per la stabilità sui buoni livelli raggiunti, esprimono comunque un segno di crescita consistente: quasi il 7% pronostica un’ulteriore espansione; in pratica 1 azienda su 3. Sono ancora una volta, le imprese attive sui mercati internazionali ad esprimere le prospettive più ottimistiche del protrarsi di una congiuntura all’insegna di una crescita robusta. Le aspettative più caute da parte delle imprese attive sul solo mercato nazionale, risultano in parte condizionate dagli effetti che alcuni provvedimenti adottati con la Finanziaria potranno avere sulle aziende. Gli imprenditori, infatti, si stanno chiedendo: quanti saranno i dipendenti che lasceranno il proprio Tfr maturando in azienda e quanti, invece, opteranno per un fondo pensionistico? Quanto inciderà l’aumento del costo degli apprendisti? Come si evolverà l’incidenza dei costi delle materie prime, gas ed energia in testa? Con riferimento alle aspettative nei tre macrosettori, si registrano alcune preoccupazioni, soprattutto nel comparto Servizi, per il timore di un ridimensionamento della domanda interna, appena ripartita, in conseguenza di un ritorno alla prudenza da parte dei consumatori che, potrebbero voler verificare dove destinare le proprie risorse alla luce degli aumenti del prelievo fiscale anche a livello locale. Per il settore delle Costruzioni si riscontra anche la percezione di una saturazione del mercato, che può essere rilanciato soltanto attraverso incentivi e provvedimenti legislativi (ad esempio sulle energie rinnovabili). Nel Manifatturiero, tra le aziende che esportano prevale per contro un’elevata fiducia; la domanda si mantiene alta anche per il 2007 e nuove opportunità di mercato continuano ad aprirsi per le aziende che si ripromettono di investire in tecnologie e innovazione. In generale, si riscontra un largo consenso sul perdurare del ritmo di crescita dell’economia italiana registrato in questo avvio d’anno (2 imprenditori su 3); 1 imprenditore su 5 prospetta una crescita più elevata rispetto al 2006.


In termini di performance aziendali, per le pmi intervistate, il 2006 si è chiuso con un bilancio ampiamente positivo: 1 azienda su 4 ha registrato risultati anche migliori di quelle del proprio comparto, meno di 1 azienda su 8, è rimasta al di sotto dell’andamento medio del settore. rispetto agli altri Paesi UE. Due per gli intervistati i fattori di debolezza strutturale della nostra economia. Il primo è rappresentato dall’inefficienza e nel costo della macchina statale che impone, da un lato
Il punto rimane la competizione internazionale e la debolezza dell’economia italiana una mole spropositata di adempimenti ed obblighi al sistema delle imprese per accedere a servizi e incentivi e dall’altro, emana norme e disposizioni troppo spesso, farraginose, incomprensibili e contrastanti, oltrechè costose. Anche un sistema produttivo avanzato quale quello dell’Emilia Romagna, viene penalizzato dal ritardo che una macchina pubblica ancora complessivamente antiquata impone a tutta l’attività economica; nonostante questa Regione sia all’avanguardia nell’uso delle tecnologie telematiche. Il secondo, è stato individuato nel sistema politico che, nella percezione dei piccoli imprenditori, appare troppo spesso invischiato in discussioni sulle proprie diatribe interne, al punto da risultare incapace di affrontare i nodi strutturali che affliggono l’economia italiana. Le imprese che esportano sono le più critiche, proprio perchè costrette a confrontarsi con imprese straniere che operano in ambienti più favorevoli. Molto critiche anche le imprese edili che lamentano lentezze e difficoltà per accedere agli incentivi previsti per il settore. Altri fattori che incidono negativamente: la pressione tributaria e l’evasione. Per gli imprenditori è evidente la peculiarità del problema fiscale in Italia; una distorsione sia in termini di prelievo eccessivo sulle imprese, sia come quota cospicua di reddito che viene sottratto al Fisco. Lo Stato non è ovunque presente sul territorio e nel nostro Paese, fanno rilevare gli intervistati, dilaga un’economia sotterranea parallela che vive di lavoro sottopagato e spesso clandestino. I suggerimenti degli imprenditori si concentrano su due indicazioni: allargare le voci di spesa detraibili e trovare i mezzi per costringere all’emersione il lavoro nero. Al Governo chiedono sia una diminuzione del prelievo fiscale per rendere le imprese più competitive ed incentivare, al tempo stesso, il rispetto della legge; sia la rinuncia a condoni e sanatorie che invece rischiano di promuoverla. Nella percezione degli imprenditori, dei 7 miliardi di euro previsti dalla Finanziaria alla voce recupero dell’evasione, soltanto una parte (meno del 40% mediamente) ritiene che possa essere effettivamente recuperata. Più di un’azienda su 3 prevede il recupero di una quota di evasione decisamente più limitata.


Il quadro congiunturale nel trimestre ottobre – dicembre 2006

Nel 4° trimestre dell’anno, le performance delle pmi eccellenti CNA hanno continuato a migliorare. In crescita produzione, fatturato e ordinativi, rispettando così ampiamente le previsioni espresse alla fine dell’estate. Con riguardo ai mercati di sbocco, sono state le imprese manifatturiere e le aziende esportatrici a conseguire i migliori risultati; le performance delle aziende che operano sul solo mercato nazionale, pur di segno positivo, sono state meno eclatanti. Sembra infatti essere la crescita dei mercati internazionali, la componente più robusta della ripresa dell’economia italiana, dal momento che i risultati delle aziende che operano solo sul mercato nazionale, pur di segno positivo, sono più modesti.


Tutti positivi gli indicatori economici. Il consuntivo dell’attività è in attivo. L’ultimo trimestre dell’anno ha rafforzato la tendenza di crescita già avviata, registrando anzi rispetto al trimestre precedente un rafforzamento. Il 43,8% degli intervistati ha dichiarato un incremento della produzione; situazione stazionaria per il 42%, il 13,8% dichiara un rallentamento. Sono state le imprese del settore manifatturiero ad esprimere il livello di crescita più significativo; alla base del risultato, l’espansione dei mercati esteri. Il comparto costruzioni si limita a confermare il segno complessivo positivo del precedente trimestre. L’analisi attività/territorio evidenzia come l’andamento medio delle imprese che operano nell’area Romagna risulti complessivamente migliore di quello conseguito dalle imprese dell’area Emilia, pur registrandosi in entrambe le zone, incrementi positivi. Le migliori performance sono state ottenute dalle imprese di Forlì-Cesena che dichiarano un incremento della produzione pari al 58,8%; seguono Piacenza (57,2%), Rimini (54,6%) e Ferrara (52,9%). Ritmi di crescita inferiore quelli fatti registrare dalle imprese reggiane (16,7%), tra le quali prevale la stabilità (66,5%). In crescita, pur se con minore intensità, anche ordini e commesse: sono segnalati in aumento per il 44,1% degli intervistati. Rispetto al trimestre precedente, l’aumento ha coinvolto soprattutto i settori manifatturiero e dei servizi; più contrastata la situazione nel comparto costruzioni. I risultati più brillanti si segnalano anche in questo caso per le imprese di Forlì-Cesena (70,6%), seguite da quelle piacentine (57,2%), bolognesi (50%) e riminesi (46,5%). Le prospettive per il prossimo trimestre sulla base degli ordinativi ricevuti si mantengono positive, pur se con meno euforia rispetto a quelle registrate a fine settembre. Le previsioni formulate in quest’ultima rilevazione sono in direzione di una crescita discreta tra le imprese manifatturiere e dei servizi, più pessimistiche nelle costruzioni. Per una sostanziosa crescita nei primi tre mesi dell’anno, si esprimono le aziende esportatrici. La ripresa dei consumi ha consentito sul finire dell’anno, alle pmi della regione un recupero almeno parziale dei costi subiti, attraverso la revisione dei prezzi di vendita, soprattutto nei comparti delle Costruzioni e dei Servizi. Del recente andamento favorevole l’occupazione non ne ha beneficiato più di tanto, conservando sostanzialmente i livelli raggiunti in precedenza e confermandosi stabile.
Una lievissima oscillazione si riscontra nel segmento dei dipendenti; comunque in direzione positiva (+ 0,4%). A caratterizzare la performance brillante degli ultimi tre mesi del 2006, è stato soprattutto l’export che mesi dell’anno che torna ai massimi livelli. Tutti gli indicatori ultimamente registrati restano dunque di segno positivo, anche se le aspettative perdono un po’ di euforia rispetto a quelle formulate nella rilevazione immediatamente precedente. Le prospettive sull’economia nazionale evidenziano un clima che, proseguendo il trend favorevole degli ultimi 6 mesi è tornato, finalmente a livello generalizzato, di orientamento positivo. L’ottimismo si consolida per quanto riguarda l’evoluzione dell’economia regionale: il trend ascendente iniziato nella seconda metà del 2005, in questa rilevazione ha toccato il massimo. Più moderate le prospettive di crescita per il proprio settore di attività. Anche se l’ultimo trimestre dell’anno ha confortato le attese degli imprenditori, nelle previsioni da qui a marzo, si riscontra un andamento settorialmente diversificato: forte ottimismo nel Manifatturiero, incertezza nelle Costruzioni, alcune inquietudini, legate soprattutto al timore di una nuova contrazione dei consumi nei Servizi. Tra i fattori di criticità che dominano lo scenario competitivo, nella percezione degli imprenditori intervistati, dominano i costi delle materie prime, di gestione e del lavoro; più di un’azienda su 4 lamenta il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti e la carenza di manonera specializzata. Il comparto delle Costruzioni sembra essere il più penalizzato.