Proseguire nel percorso di semplificazione e razionalizzazione della struttura della Provincia, seguendo gli indirizzi indicati dal Governo per le autonomie locali e coinvolgendo il Consiglio, così come analizzare ruolo, funzioni ed efficacia delle Comunità montane per valutare l’opportunità di una loro razionalizzazione.

Sono questi gli impegni contenuti nell’ordine del giorno sul riassetto istituzionale degli enti locali, presentato dai gruppi di centrosinistra e approvato dal Consiglio provinciale di Modena nei giorni scorsi con il voto favorevole della maggioranza e quello contrario dell’opposizione.
Il documento si colloca nell’ambito del nuovo quadro normativo che sarà esaminato dal Parlamento e che ha come obiettivo l’efficienza, l’efficacia, la semplificazione e la riduzione dei costi della politica degli enti locali, e tiene conto della proposta di Walter Telleri (Verdi) avanzata nelle scorse settimane di valutare la riduzione del numero delle Comunità montane modenesi.

Demos Malavasi (Ds-l’Ulivo), presentando l’ordine del giorno, ha sottolineato che «ci sono due elementi di novità nel disegno di legge del Governo: il codice delle autonomie locali e il federalismo fiscale e noi, in qualità di Consiglio provinciale, abbiamo bisogno di essere presenti in questa discussione, così come devono parteciparvi anche le Comunità montane».
Secondo Luca Caselli (An) «le Comunità montane dovevano essere abolite anni fa e, se prenderanno piede le Unioni dei Comuni anche la Provincia non servirà più a nulla. Se vogliamo andare a fondo della questione della razionalizzazione, la domanda che ci dobbiamo fare è quanto costiamo».
Anche secondo Tomaso Tagliani (Udc) le Comunità montane sono enti inutili al punto che «se si facesse un referendum tra i montanari, verrebbero immediatamente abolite perché nessuno ha ancora capito cosa fanno e sono solo uno spreco di denaro».
Per Andrea Sirotti (Ds – l’Ulivo) «la minoranza ha posto correttamente due questioni: una riflessione su quali debbano essere le funzioni della Provincia e un’analisi nel merito della funzione delle Comunità montane sono infatti necessarie».
Giorgio Barbieri (Lega nord) ha affermato che «le riforme istituzionali non si possono fare solo con quattro mani sinistre, ci vuole la condivisione di tutti i rappresentanti del popolo. A questo ordine del giorno serviva un ragionamento maggiore e soprattutto la volontà di cancellare le sigle di partito. Quando vorrete parlare seriamente di riforme istituzionali, noi ci saremo».
Mentre Antonella Orlandi (FI) ha dichiarato: «Non mi sento di dare manforte alla sinistra su un tema che ci ha rinfacciato per cinque anni, però apprezzo lo sforzo sul percorso».
Secondo Mauro Cavazzuti (Margherita – l’Ulivo) «gli interventi dei gruppi di minoranza sono in accordo con il dispositivo di questo ordine del giorno che va nella stessa direzione da loro auspicata e quindi chiedo che valutino l’astensione invece del voto contrario».
Anche per Giuseppe Vaccari (Ds – l’Ulivo) «è singolare e sbrigativo la decisione della minoranza di votare contro in base a un ragionamento retrospettivo quando oggi il Governo chiede il coinvolgimento degli enti».