Oltre la metà (3.917) delle 5.572 aziende ispezionate nel primo trimestre 2007 è risultata irregolare. Sono stati scoperti 8.131 lavoratori non in regola, di 3.340 totalmente in nero. Nel settore dell’edilizia sono state controllate 787 imprese: quelle irregolari erano 362 (il 46 per cento). È l’esito dell’attività degli enti ispettivi (Inail, Inps e Direzione regionale del Lavoro) presentato nei giorni scorsi a Bologna.


“Numeri impressionanti che devono farci riflettere”, commenta Ciro Donnarumma, segretario regionale del sindacato edili Filca-Cisl, ricordando che in Emilia-Romagna le imprese edili sono circa 20 mila, mentre i lavoratori sono 60 mila. “Con una media di tre addetti per impresa, la frantumazione produttiva è molto elevata. Inoltre – spiega Donnarumma – per aprire un‘impresa edile oggi è sufficiente andare alla Camera di commercio, riempire un modulo e pagare le quote di iscrizione. Non importa se fino a ieri si è fatto il barbiere, il pizzaiolo o il tranviere. Si può assumere lavoratori e costruire case, ponti, fognature senza possedere alcuna esperienza specifica”.
Per il sindacato regionale edili della Cisl è necessario istituire appositi corsi di formazione per ottenere un’abilitazione di qualifica (una specie di “patente a punti”) che garantisca che un’impresa edile rispetta le regole di serietà e qualità.

“Purtroppo, nonostante le nostre denunce, la Giunta regionale non ha ancora assunto provvedimenti né accettato di aprire un confronto vero con le organizzazioni sindacali per affrontare seriamente questo problema – accusa Donnarumma – Da tempo aspettiamo un atto di coraggio da parte della Regione, perché il lavoro nero o irregolare produce molti danni, colpisce i lavoratori più deboli, introduce elementi di concorrenza sleale tra le imprese, abbassa il livello di sicurezza sul lavoro, riduce le entrate contributive e fiscali”. Per tutte queste ragioni la Filca-Cisl regionale chiede che le imprese che non rispettano leggi e contratti di lavoro siano escluse dagli appalti pubblici.
“La causa dell’aumento delle irregolarità è dovuta anche ai ritardi e alle responsabilità politiche della Regione. La stessa legge regionale n. 17 non interviene nei confronti di chi non applica i contratti. Anzi – conclude Donnarumma – spesso scopriamo che queste imprese lavorano in subappalto in cantieri pubblici”.