La Cgil di Modena insieme al sindacato di categoria Filcams Cgil denuncia un pesante clima aziendale fatto di irregolarità contrattuali e violazioni
nei confronti dei dipendenti alla Logos Group, importante azienda modenese di rilievo internazionale, fondata dal cileno Rodrigo Vergara, che offre una ampia gamma di servizi multimediali e soluzioni linguistiche integrate
(editoria, traduzioni multilingue e interpretariato, software linguistici di supporto alla traduzione, ecc…).

La Cgil di Modena insieme al sindacato di categoria Filcams Cgil denuncia un pesante clima aziendale fatto di irregolarità contrattuali e violazioni
nei confronti dei dipendenti alla Logos Group, importante azienda modenese di rilievo internazionale, fondata dal cileno Rodrigo Vergara, che offre una ampia gamma di servizi multimediali e soluzioni linguistiche integrate
(editoria, traduzioni multilingue e interpretariato, software linguistici di supporto alla traduzione, ecc…).

L’azienda già nel 1998 fu al centro di un’ispezione da parte di Inps e Inail, che contestarono una clamorosa evasione contributiva di svariati miliardi di lire, ai danni del personale allora assunto prevalentemente con
contratti di collaborazione, che di fatto mascheravano veri e propri rapporti di lavoro dipendente.
La tendenza a gestire l’azienda in modo spregiudicato e in violazione ai diritti dei lavoratori, non è cambiata in questi anni, tanto che – mentre è
arenata la causa intentata da Inps e Inail, e molto probabilmente a seguito di quelle ispezioni – la proprietà ha deciso una “ristrutturazione”
scorporando l’azienda in oltre 10 società diverse, ognuna con meno di 15 dipendenti (e centinaia di collaboratori e consulenti), tutte però con sede
in via Curtatona 5/a a Modena. Una frammentazione aziendale che non consente (per le ridotte dimensioni e numero di addetti) l’esercizio dei principali diritti sindacali – elezioni
di delegati, diritto di assemblea contrattazione di secondo livello – e nemmeno l’applicazione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori (che
prevede il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, anziché un modesto risarcimento economico).

In una situazione simile, per gli oltre 50 dipendenti – prevalentemente personale femminile qualificato e laureato – diventa difficile, se non impossibile, l’esercizio dei diritti sindacali, per non parlare del ricatto esercitato verso chi dipendente non è, ma semplice collaboratore.

Già diversi mesi fa, alcune lavoratrici del Gruppo hanno contattato la Filcams/Cgil per veder tutelati i propri diritti: in particolare contestano
la prassi diffusa degli straordinari non pagati, il sottoinquadramento (fino a 4 livelli in meno rispetto alla qualifica), ferie e permessi non
goduti che però figurano in busta paga, trasferte retribuite come normale orario di lavoro senza alcun riconoscimento di straordinario e periodi
compensativi di riposo.
Il Sindacato si è attivato per tentare di risolvere con la contrattazione aziendale i problemi sollevati dalle lavoratrici e arrivare ad una
soluzione condivisa con l’azienda. Dall’azienda non solo non è mai venuta nessuna risposta, ma al tentativo di nominare i rappresentanti sindacali
aziendali e tenere l’assemblea nel luogo di lavoro, è stato negato l’ingresso alla delegazione sindacale (compreso il segretario generale della Cgil di Modena).

Oltre ad aver tentato di sensibilizzare gli organi ispettivi (Inps, Inail, Medicina del Lavoro) senza aver avuto riscontro, il Sindacato ha fatto
ricorso per attività antisindacale (art. 28 legge 300/70 “Statuto deiLavoratori”), dimostrando che è legittimo nominare delegati aziendali trattandosi palesemente di un’unica società. I legali dello studio Fiorini e Bova hanno dimostrato nel ricorso che esiste un collegamento economico e funzionale fra tutte le società del gruppo, che i dipendenti delle singole società lavorano contemporaneamente e indifferentemente per tutte, che i clienti vengono fatti trasmigrare con disinvoltura dall’una all’altra società, che le fatture di vendita vengono
gestite da un unico addetto, che tutte le società hanno stesso oggetto sociale, stessa attività, stessa sede e addirittura stesso numero telefonico e sito Internet.
Il giudice del lavoro Claudio Bisi, non ha però tenuto in alcun conto le richieste avanzate e ha rigettato il ricorso di prima istanza, sostenendo
che nell’era di Internet e della comunicazione di massa non è più così necessaria l’informazione e l’attività sindacale interna all’azienda, come
negli anni Settanta in cui fu emanato lo Statuto del Lavoro.

“Ci lascia esterrefatti una sentenza che senza entrare nel merito della dimensione aziendale da noi contestata – hanno spiegato stamattina in
conferenza stampa i sindacalisti – fonda gran parte del suo giudizio sulla inattualità dello Statuto dei Lavoratori (e degli strumenti da esso approntati, quali le assemblee sui luoghi di lavoro) per la difesa/tutela dei diritti di chi lavora”.

Ugualmente sconcerta che l’unico possibile danno per i lavoratori che il giudice rileva è meramente economico, ovvero il mancato pagamento delle ore per assemblee e permessi sindacali (in tutto una ventina di ore) che non
sarebbero però tali da motivare un ricorso per attività antisindacale ex art. 28.
Cgil e Filcams/Cgil di Modena non si fermano però qui: andranno avanti nelle successive istanze di giudizio, perché ritengono, come le lavoratrici
e i lavoratori, che siano stati violati diritti e tutele, che sia giusto avviare un corretto clima di relazioni aziendali a Logos Group e soprattutto che lo Statuto dei Lavoratori nell’era di Internet non è andato in soffitta, ma oggi come 40 anni fa è strumento fondamentale di tutela e legalità.