In questi giorni sono apparsi sui giornali puntualizzazioni dell’Assessore all’Istruzione del Comune di Modena Adriana Querzè sull’incremento (circa il 10%) delle tasse studentesche riscosse dall’Ateneo per l’anno accademico 2007/08. In precedenza (8/10/07) lo stesso Assessore aveva dato risposta in Consiglio Comunale all’Interrogazione n. 111 del consigliere Dante Mazzi (Forza Italia) avente per oggetto “L’incremento delle tasse universitarie è la conseguenza della pressione fiscale occulta del Governo Prodi”.

L’Assessore riconosce che l’indebolimento del “finanziamento ordinario” proveniente dal Ministero dell’Università e della Ricerca ha determinato, pressoché ovunque, la necessità di ritocchi alla tassazione, che – conveniamo pienamente con Lei – è sbagliato far ricadere sugli studenti e sul diritto allo studio. Non è stata una decisione facile per il nostro Ateneo imboccare la via di un aumento medio di 150 euro delle tasse universitarie.
Va precisato, però, che gli incrementi stipendiali di tutto il personale, decisi per legge o trattativa sindacale, dalla Legge Finanziaria del 2000 non vengono più restituiti agli Atenei e ogni anno vanno progressivamente ad erodere la copertura del “finanziamento ordinario”. A questo effetto si aggiunga che nel corso 2006 è praticamente mancato il finanziamento sul “fondo di riequilibrio”, istituito dal Ministro Letizia Moratti per premiare le Università più virtuose sul piano della spesa (previsione per noi di oltre 3,5 milioni di euro di introito, reale incasso circa 350 mila euro).
L’esigenza di confermare nel 2007 il livello e la qualità dei servizi da noi forniti agli studenti ci ha costretti, quindi, a ritoccare nuovamente al rialzo le tasse universitarie, operazione compiuta senza dimenticare la salvaguardia di quelle che sono le fasce con maggiori criticità.
Va anche sottolineato che l’istruzione universitaria ha una grande valenza sociale, ma porta, nel contempo, anche significativi benefici individuali. Da qui la validità ed opportunità di prevedere un meccanismo di co-finanziamento degli studenti alla propria formazione. Come questo concetto non sia estraneo alle politiche del MUR è dimostrato dal fatto che il limite massimo dei contributi totali derivanti dalla tassazione studentesca, che non poteva superare fino al 2006 il 20% del “finanziamento ordinario” proveniente dal Ministero, oggi è stato elevato al 25%.
Secondo quanto documenta il sito MUR e alcune indagini giornalistiche (Il Sole 24 Ore del 10 ottobre scorso), l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha restituito nell’anno accademico 2005/2006, in forma di prestazioni e servizi agli studenti, il 52,09% della loro contribuzione (Bologna il 30,01%, Ferrara il 38,85%, Parma il35,88%); ha esonerato totalmente 1.738 studenti (10,41% del totale della popolazione iscritta, Bologna 10,22%, Ferrara 8,02%, Parma 6,93%), avendo rinunciato a circa 2,5 milioni di euro di riscossioni; assiste, caso unico in Italia per ampiezza delle prestazioni offerte, quasi 200 studenti diversamente abili. Quest’anno, poi, l’Ateneo spenderà 130.000 euro per 250 premi di studio per gli studenti meritevoli sulla base del profitto (a prescindere dalle condizioni economiche).
Coniugare equità e merito in una situazione di progressivo impoverimento delle risorse ministeriali destinate all’Università non è certamente facile. Noi stiamo cercando di farlo al meglio, tutelando – dati alla mano – i più deboli e chiedendo uno sforzo solidaristico a chi ha meno difficoltà, ai quali comunque consegniamo la frequenza ad un Ateneo che si trova ai vertici delle classifiche qualitative nazionali e la possibilità di essere seguiti lungo tutto il corso degli studi da un corpo docente assolutamente eccellente e dal sostegno di servizi che garantiscono il raggiungimento di ottime performance individuali: i laureati in corso sono il 59,8% e la loro età media è sensibilmente più bassa (25,8 anni) di quella dei loro colleghi che escono da altri Atenei (Bologna 37,4% di laureati in corso, età media 26,4 anni; Ferrara 46,4%, età media 26,9 anni; Parma 37,7%, età media 26,0 anni, Italia 34,3%, età media 27,1 – dati Alma Laurea 2007). La minor permanenza all’Università significa per le famiglie un notevole risparmio valutabile in circa 8.000/10.000 euro/anno, a fronte del quale i 100-150 euro di aumento di tasse non ci sembrano un contributo sproporzionato ed eccessivo.
Gli studenti italiani e le loro famiglie hanno ben compreso il valore aggiunto che dà il nostro Ateneo e anche quest’anno, nonostante l’incremento della tassazione, registriamo un aumento ancora più significativo delle immatricolazioni (quasi il 20%).
Siamo consapevoli dello sforzo che chiediamo, ma siamo anche confortati dai risultati che otteniamo. Pregiudicare le risorse necessarie a garantire e potenziare il livello dei servizi comporta un impoverimento della qualità, che nessuno può onestamente augurarsi.
Condividiamo, inoltre, con l’assessore Querzè che vi siano ancora alcune ombre sul versante del diritto allo studio. E fa bene a ricordare che Arestud di Modena e Reggio Emilia non è in grado di corrispondere a tutti gli idonei i benefici previsti dalla legge, e l’ulteriore criticità, “determinata dalla residenzialità studentesca, rispetto alla quale anche come Amministrazione stiamo facendo tanto e per fortuna si comincia a vedere un leggero aumento della disponibilità di locali o posti letto, molti dei quali tuttavia – si è letto anche sugli organismi di stampa locali – vengono messi a disposizione ancora in nero”. Sono due ambiti di intervento legati chiaramente al diritto allo studio che non dovrebbero competere all’Ateneo, ma che in questi anni hanno visto un nostro massiccio sforzo prima con l’immissione di risorse per aumentare il numero delle borse di studio, poi, recentemente con l’apertura della Residenza universitaria di via Costellazioni (320 posti alloggio sempre esauriti), dove l’Ateneo ha preso in affitto e trasformato in studentato un edificio di proprietà INAIL, che presto auspichiamo sia completato dall’apertura della mensa. Senza contare i contributi concessi dall’Ateneo per gli abbonamenti mensili al trasporto pubblico e per le facilitazioni al teatro.
Confidiamo nelle parole dell’assessore Querzè: “Gli interventi a vantaggio degli studenti vanno quindi inquadrati nelle più ampie azioni di sostegno all’Università che il Comune sta mettendo in campo, insieme alle Associazioni di Impresa, Camera di Commercio, Fondazioni e banche”, ma ci aspettiamo diretti e significativi impegni, di natura finanziaria, e precise assunzioni di responsabilità da parte del Comune, nonché degli altri enti pubblici e privati presenti sul territorio, per rendere la nostra città una vera “città universitaria”. Sicuramente significative risorse potrebbero essere liberate incominciando ad applicare la ricetta anti-sprechi proposta dal Presidente della Provincia, Emilio Sabattini, che propone di ridurre enti e funzioni sovrapposte per formazione, turismo e banche dati. In alcune di queste aree, ed in altre facilmente individuabili, l’Ateneo può fare da riferimento per un opera di semplificazione, senza che questa comporti la rinuncia o la diminuzione della qualità di servizi e di attività ritenute indispensabili.
Ammetto con soddisfazione che il dialogo è iniziato (nei giorni scorsi si è parlato di cultura), speriamo di non restare, come sempre fino ad ora, soli e col cerino in mano.

Il Rettore
Prof. Gian Carlo Pellacani