Promuovere iniziative di educazione e formazione alla cittadinanza attiva rivolte a studenti e insegnanti sulla storia europea del Novecento, la memoria della Shoah, le leggi razziali e la multiculturalità. Contribuire allo sviluppo di una cultura del diritto e della giustizia contro ogni forma di intolleranza e razzismo per valorizzare le diverse identità e le radici culturali di ciascuno. Sono questi alcuni degli obiettivi del protocollo d’intesa sottoscritto dal ministero della Pubblica istruzione e dalla Fondazione “Villa Emma – Ragazzi ebrei salvati” per sostenere l’attuazione di programmi e iniziative rivolti a studenti, docenti e genitori e favorire la costituzione di reti di scuole.


«Ritengo che l’esperienza di Villa Emma e il lavoro di sensibilizzazione e di formazione svolto dalla Fondazione debbano essere conosciuti e diffusi ampiamente nelle scuole italiane, per l’alto valore educativo e per rafforzare la memoria della Shoah, anche attraverso la conoscenza di una delle rarissime vicende dall’esito positivo» ha dichiarato Mariangela Bastico, vice ministro alla Pubblica istruzione, spiegando insieme ai vertici della Fondazione e agli assessori all’Istruzione di Provincia e Comune di Modena (Silvia Facchini e Adriana Querzé), le ragioni per cui il ministro Giuseppe Fioroni ha sottoscritto il protocollo.

L’intesa conferma un percorso iniziato dalla Fondazione già da due anni con i seminari intitolati “Le strade del mondo” che hanno coinvolto un centinaio di insegnanti, bibliotecari e operatori culturali nella riflessione sulla convivenza di popoli e genti diverse e sulla valorizzazione della conoscenza reciproca del passato e delle memorie storiche. Ma è tutta la storia di Villa Emma che racchiude grandi potenzialità di testimonianza e di formazione. La Fondazione infatti è nata nel 2004, ispirandosi alla vicenda di solidarietà che 60 anni prima aveva portato la comunità di Nonantola ad accogliere e dare soccorso a 73 ragazzi ebrei organizzando, dopo l’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca, la loro fuga in Svizzera. A partire da quel patrimonio di memoria la Fondazione fissa nei suoi scopi statutari la difesa della dignità, dei diritti e della giustizia, la lotta contro tutte le forme di intolleranza e di razzismo, la promozione e la difesa dei diritti di cittadinanza, l’attivazione di laboratori per la ricerca di nuove modalità di convivenza e di confronto, riservando particolare attenzione al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Tutte le iniziative per la Giornata della Memoria
Sono due gli avvenimenti che coinvolgeranno la Fondazione Villa Emma in occasione della Giornata nazionale della Memoria della Shoah che si celebrerà domenica 27 gennaio.
Venerdì 25 gennaio, rappresentanti della Fondazione, insieme al sindaco di Nonantola Pier Paolo Borsari, e ai familiari di don Arrigo Beccari e del dottor Giuseppe Moreali, parteciperanno al Quirinale alla celebrazione con le scuole dedicata a Giusti delle nazioni italiani. Don Arrigo Beccari e il dottor Moreali, che aiutarono nella loro fuga i ragazzi di Villa Emma e molti altri profughi ebrei dopo di loro, nel 1964 sono stati dichiarati “Giusto tra le nazioni” dalla Fondazione Yad Vashem di Gerusalemme e un albero con il loro nome è stato piantato nel viale dei Giusti di Gerusalemme. In occasione del loro viaggio in Israele, nel 1965, per il conferimento del titolo hanno potuto incontrare di nuovo alcuni dei ragazzi che avevano aiutato vent’anni prima.
Domenica 27 gennaio la sinagoga di Modena, alle ore 17,30, diventerà teatro di “Voci di memoria”, incontro con i ragazzi delle scuole medie e superiori modenesi che leggeranno brani di Primo Levi, Mario Rigoni Stern e altri testimoni del Novecento . L’iniziativa, promossa dalla Fondazione Villa Emma e dalla Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, è alla sua seconda edizione ed è curata da Antonietta Notarangelo, Claudia Terzi e Fausto Ciuffi.

Una guida alla storia dei 73 ragazzi ebrei salvati
Si intitola “Nonantola e i salvati di Villa Emma” la guida alle vicende che lì si sono svolte tra il luglio del 1942 e l’ottobre del 1943. Uno strumento agile che unisce le esigenze della divulgazione e il rigore delle informazioni offrendo gli elementi fondamentali per conoscere una storia e un luogo.
La guida, scritta da Maria Laura Marescalchi e Anna Maria Ori, contiene un testo base che racconta i fatti seguendo gli itinerari percorsi dal gruppo dei 73 ragazzi ebrei e presentando i luoghi che offrirono rifugio ai perseguitati. Ci sono poi alcune schede di approfondimento di alcuni temi e questioni storiografiche e uno sguardo, per immagini, alla lunga storia di Nonantola. Infine, la guida offre anche le brevi biografie di alcuni dei protagonisti della vicenda.
Rivivono così i volti e le storie di Josef Indig, il giovane sionista croato che si prese cura dei ragazzi fin dal 1940 quando furono radunati, provenienti da Germania, Austria e Jugoslavia, in attesa di proseguire per la Palestina. L’avanzata tedesca li obbligò a cercare rifugio altrove e fu così che arrivarono a Nonantola.
Dalle pagine della guida escono anche le figure del medico condotto del paese Giuseppe Moreali, coinvolto fin dall’inizio nel sostegno ai rifugiati, e di don Arrigo Beccari, al tempo insegnante al seminario minore di Nonantola, che, dopo l’8 settembre, si impegnò nell’organizzare la fuga dei ragazzi e dei loro accompagnatori in Svizzera insieme a Goffredo Pacifici che, rimasto in Italia, sarà arrestato il 7 dicembre del ’43, trasferito a Fossoli e infine deportato ad Auschwitz, dove morirà, nell’agosto del ’44.
I ragazzi, 73 in tutto, tra i sei e i 21 anni, arrivarono a Nonantola nel luglio del ’42 e furono alloggiati nella grande villa disabitata da anni dalla Delasem, l’associazione che si occupava dell’emigrazione degli ebrei italiani. La loro giornata era rigidamente scandita tra lo studio e la preparazione alla futura vita in Palestina, dovevano vivere isolati ma a poco a poco fecero amicizia con i nonantolani che li nascosero nelle loro case, e in seminario, quando i tedeschi occuparono la zona dopo l’8 settembre. A quel punto, la situazione era così pericolosa che in un solo mese venne organizzata la loro fuga in Svizzera. Si salvarono tutti.