Un uomo che si è reso parte attiva in una battaglia contro la malattia, contro la morte. Un uomo che pur ridotto ad un lumicino, ma con una dignità da combattente, aveva urlato al mondo la sua voglia di vita aggrappandosi ad una speranza riposta in un farmaco in via di sperimentazione.
Era l’estate del 2006 quando tentò per ben due volte di ottenere dal Tribunale di Modena la possibilità di poter assumere, quello che lui chiamava, “il farmaco della speranza”, a spese della sanità pubblica.


Fu tutto inutile, le sue richieste furono respinte.
Ma non si arrese e anche grazie alla solidarietà dei Modenesi, riuscì a fare giungere dagli Stati Uniti una piccola fornitura di quel “farmaco della speranza” e cominciò ad assumerlo fino a quando un neurologo di Bologna certificò un miglioramento della postura e della resistenza fisica. Ciò indusse Gino Barbolini ad affrontare un viaggio della speranza. Migrò verso Santa Maria Capua Vetere (CE) e si rivolse al Tribunale competente sperando di ottenere ciò che a Modena gli era stato negato.
Vinse, il Giudice gli concesse di assumere quel farmaco a spese della sanità pubblica.
Ora Gino Barbolini non c’è più. Ha perso la vita ma non la battaglia. Pur avendo assunto quel farmaco tardi, troppo tardi, quando ormai muoveva solo gli occhi, egli è riuscito a resistere quasi due anni, dimostrando a tutti che forse quel prodotto non lo curava, ma è certo che gli ha dato la possibilità di vivere più a lungo, tra i suoi cari, nella sua casa, nella sua Maranello.

(v. Presidente Regionale Codacons – Fabio Galli)