Si riuniscono domani alle 9:30, alla Cantina di Albinea-Canali, le cooperative agroalimentari emiliane di Legacoop Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza. La relazione introduttiva è affidata a Luigi Tamburini, responsabile del settore agroalimentare di Legacoop Reggio Emilia. Conclude l’assemblea il presidente di Legacoop Agroalimentare dell’Emilia-Romagna Giovanni Luppi.

L’importante assemblea cade in un momento particolarmente delicato per tutto il settore agroalimentare. Nella sua relazione Tamburini affronterà i principali temi all’ordine del giorno del settore.

“La crisi attuale, che tocca in modo particolare il nostro settore deve costituire – anticipa il responsabile di Legacoop – un’occasione per rivedere criticamente l’impostazione della Politica Agricola Comunitaria (PAC), tenendo presente che il rischio di una possibile carenza dei prodotti alimentari su vasta scala, non è poi così remoto. Anche perché l’alternativa al petrolio passa attraverso la ricerca di fonti energetiche rinnovabili con l’impiego di prodotti agricoli anche per scopi energetici. Ma per riequilibrare i mercati non si tratta solo di produrre di più, ma occorre che le imprese possano operare sul mercato globale avendo come riferimento regole comuni e rispetto di principi etici per competere alla pari, dando trasparenza ai mercati e garantendo al consumatore standard di salubrità e di qualità adeguati, conservando e rispettando l’ambiente e le tradizioni”.

Un punto particolarmente importante sarà quello dedicato alla situazione del Parmigiano-Reggiano.

“La crisi – afferma il responsabile di Legacoop Reggio Emilia – sta colpendo duramente questo comparto e le istituzioni si stanno adoperando non da oggi per trovare proposte per uscirne. Peccato che il ministro alle Politiche Agricole Zaia non abbia dimostrato l’attenzione che merita questo tema e abbia snobbato l’incontro dell’8 ottobre a Roma con i massimi livelli di rappresentanza delle istituzioni, delle associazioni di rappresentanza e dei consorzi di tutela.
Il nostro formaggio – spiega Tamburini entrando nel merito del problema – soffre innanzitutto della forza commerciale del Padano, della sua produzione fatta a livello più industriale, del grande miglioramento della qualità operata sul prodotto, della grande quantità di prodotto. La crisi sta colpendo duramente il comparto, ma il problema più serio riguarda non solo da oggi i produttori di Parmigiano-Reggiano, più esposti all’aumento dei costi determinato da un disciplinare di produzione rigido. Irrigidito – aggiunge Tamburini – quando il mercato segnava quotazioni importanti e si temeva che l’ingresso di latte dall’alimentare e di produttori dal fuori zona potesse rompere gli equilibri economici. E’ necessario colmare i ritardi ai processi di integrazione, accorpamento e al dimensionamento ottimale dei caseifici, il ritardo all’introduzione delle tecnologie senza stravolgere la qualità e la tipicità del prodotto, i ritardi per l’organizzazione della logistica, i ritardi nel fare ricerca applicata nella fase della produzione e in quella della trasformazione, migliorare l’assistenza tecnica ai produttori e ai caseifici. Mancano poi giovani operatori di caseificio anche con laurea e specializzati con competenze di tecnologia casearia.
Da subito – prosegue Tamburini – occorre organizzare l’aggregazione dell’offerta, recuperando il potere contrattuale dei produttori. Il prezzo oggi è formato dalla polverizzazione dell’offerta: 429 produttori divisi affrontano 20-25 operatori (stagionatori e grossisti) che danno il 75% dell’intera produzione (oltre 2 milioni di forme) a 5 buyer della Grande Distribuzione Organizzata italiana ed estera. Il valore del prodotto, dopo un aumento di circa il 10 % nel 2007 (produzione 2006) sull’anno precedente, è ritornato a valori inferiori a quelli del 2006, mentre i costi di produzione sono aumentati di oltre il 10% nei caseifici e di circa il 15% nelle stalle per produttore il latte, E’ difficile – conclude Tamburini – che questa crisi si possa affrontare solo attraverso le ristrutturazioni industriali e gli accorpamenti come nel passato”.

L’Assemblea affronterà inoltre i problemi relativi alle filiere dell’allevamento bovino e suino, al settore vitivinicolo, ortofrutticolo e cereagricolo, oltre a quelli dei Piani di Sviluppo Rurale, dell’Ici per i fabbricati rurali e della sicurezza sui luoghi di lavoro.