“Ho dovuto compiere valutazioni economiche assai dure, ho dovuto prendere atto che la situazione generale, la crisi globale e quella particolare della societa’ avevano ormai raggiunto un livello di gravita’ tale da non potersi piu’ arginare”. Con queste parole Romano Minozzi, presidente di Iris Ceramica, ha scelto di replicare a Francesco Falcone, segretario provinciale della Cisl di Modena che attraverso una lettere aperta gli aveva chiesto di ‘non abdicare’.

“Ho letto con molta attenzione la sua lettera di ieri – scrive Minozzi – sul cui contenuto ho riflettuto concludendo per l’opportunità e la doverosità di una pronta risposta. Seguendo una regola che in Italia è purtroppo una moda, lei si rivolge a me non distinguendo il mio profilo personale con il ruolo istituzionale di presidente di Iris ceramica spa; ma siccome mi sono sempre imposto il rispetto di questa distinzione, voglio continuare ad essere coerente articolando il mio pensiero”.

“Come uomo – prosegue Minozzi – le segnalo che la mia età anagrafica, sono nato nel marzo del 1935, mi ha portato a subire la guerra, a condividere le sofferenze della ricostruzione e a lavorare ininterrottamente per oltre mezzo secolo. La mia natura e il mio senso del dovere mi portano comunque anche ora ad impegnarmi quotidianamente. Se mi volto indietro mi vengono certo tanti dubbi sul senso di questo continuo impegno, vedendo che tanti compagni di strada, alcuni imprenditori ceramici più bravi e capaci di me (penso per esempio al compianto Cirillo Mussini, fondatore e presidente del gruppo Atlas concorde che aveva un anno più di me) non ci sono più. Ma li rimuovo, ritenendo doveroso continuare a mettermi a disposizione senza risparmio di energia. Come vede, personalmente non sto certo ”scappando”, così come non sono mai scappato nella mia vita, durante la quale il low profile che ho volutamente sempre tenuto mi ha indotto a non replicare alle tante offese che ho ricevuto”.

Diverso, secondo Minozzi, il discorso che lo riguarda come presidente Iris: qui – scrive – ho dovuto compiere valutazioni economiche assai dure, ho dovuto prendere atto che la situazione generale, la crisi globale e quella particolare della società avevano ormai raggiunto un livello di gravità tale da non potersi più arginare. Il Consiglio ha provato di tutto in questi anni:ristrutturazioni, investimenti,
idee, progetti, ma pragmaticamente ha dovuto prendere atto della impossibilità di contrastare efficacemente la situazione”.

“E allora – conclude – è necessariamente prevalso, anche qui, il senso del dovere istituzionale che impone agli amministratori di non dissipare il patrimonio sociale e di agire di conseguenza. D’altronde è in campo il dottor Giuseppe Pifferi, persona esperta,capace e affidabile, per approfondire e valutare ogni possibile ipotesi realistica e costruttiva”.