Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato a maggioranza (15 voti favorevoli di PD; SD; Verdi; Società civile , Misto e 1 voto astenuto di
FI-PDL) un ordine del giorno per aderire all’appello internazionale contro la violenza transfobica “Rifiutare la transfobia, rispettare l’identità di genere”.


L’ordine del giorno presentato dal consigliere Lo giudice, è stato firmatoanche dai consiglieri Suprani, Sofri e De Rose.
Il Consiglio comunale – ricorda in premessa il consigliere Lo Giudice – aveva già approvato un ordine del giorno nel 2005 (16 maggio) con il quale
aderiva all’iniziativa internazionale per l’istituzione di una Giornata internazionale contro l’omofobia da celebrarsi il 17 maggio di ogni anno e invitava il Parlamento italiano a promuovere un riconoscimento ufficiale di tale ricorrenza.
Con la Risoluzione del 18 gennaio 2006 il Parlamento europeo ha poi riconosciuto la Giornata internazionale contro l’Omofobia (International Day Against Homophobia).
Le organizzazioni promotrici, ILGA e IDAHO, hanno deciso di dedicare la Giornata internazionale del 2009 al contrasto alla violenza transfobica, cioè indirizzata contro le persone transessuali e transgender, proponendo
un appello contro tale forma di violenza.
“Rifiutare la Transfobia, Rispettare l’Identità di Genere. Un Appello alle Nazioni Unite, all’Organizzazione Mondiale della Sanità
e agli Stati del mondo.
Ogni giorno le persone che vivono in modo diverso le norme di genere attese affrontano violenza, abusi, stupri, torture e crimini d’odio in tutto il mondo, a casa loro come nello spazio pubblico. Sebbene la maggior parte dei
casi di violenza non siano documentati, sappiamo che solo nelle prime settimane del 2009, donne trans sono state uccise in Honduras, Serbia e Stati Uniti. Anche gli uomini trans sono egualmente vittime di pregiudizi
e discriminazioni nonostante la loro frequente invisibilità sociale e culturale.
I diritti umani fondamentali delle persone transessuali o transgender sono ignorati o negati in tutte le nazioni, che si tratti di ignoranza, pregiudizio, paura o odio, e la stragrande maggioranza di persone trans
affronta discriminazioni quotidiane che si traducono in esclusione sociale, povertà, scarsa assistenza sanitaria e scarse prospettive di un’occupazione adeguata.
Lungi dal proteggere i cittadini e le cittadine trans, gli Stati e gli organismi internazionali rafforzano la transfobia sociale attraverso una
miope negligenza o politiche reazionarie.
A causa della mancanza di diritti e di giustizia sociale, in troppi Stati le persone trans sono costrette a vivere una dimensione di genere che
avvertono come fondamentalmente sbagliata per loro. Nella maggior parte dei paesi qualsiasi tentativo di modificare la dimensione di genere può portare a sanzioni legali, brutali maltrattamenti e stigma sociale. In altri paesi,
il riconoscimento giuridico del cambiamento di genere è soggetto alla sterilizzazione o ad altri importanti interventi chirurgici. Le persone
trans che non possono o non vogliono sottoporsi a tali trattamenti non possono ottenere il riconoscimento giuridico del genere voluto, e sono costretti a “venir fuori” ogni volta che attraversano una frontiera, si
imbattono in una pattuglia di polizia, fanno domanda per un nuovo posto di lavoro o per trasferirsi in una nuova casa o semplicemente desiderano acquistare un telefono cellulare.
Fra i fattori che contribuiscono a questa situazione, va considerato che le attuali classificazioni internazionali considerano tutte le persone trans come mentalmente “disordinate”. Questa visione superata è offensiva e
scorretta ed è usata per giustificare le quotidiane discriminazioni e stigmatizzazioni in tutti gli aspetti della vita delle persone trans.
Comunque in alcuni paesi con contesti sociali e culturali molto diversi sono stati compiuti significativi progressi sul piano giuridico. Sulla scia di alcune coraggiose sentenze legali, l’azione statale ha portato a una maggiore accettazione delle persone trans all’interno della loro società.
Questo mostra che è possibile comprendere e migliorare la situazione.
Oggi le persone trans in tutto il mondo reclamano sempre più il rispetto dei loro diritti umani e la libertà. Esse portano avanti il messaggio unanime che non potranno più accettare di essere etichettate come malati o
trattate come se non fossero esseri umani a motivo della loro identità di genere ed espressione di genere.
Per questo chiediamo:
– All’Organizzazione Mondiale della Sanità di non considerare più le persone trans come mentalmente disordinate e di promuovere in modo adeguato l’accesso all’assistenza sanitaria e al sostegno psicologico, secondo le
esigenze delle persone trans;
– Alle istituzioni dell’ONU sui diritti umani, di monitorare le violazioni di tali diritti che le persone transessuali affrontano in tutto il mondo e di intraprendere azioni volte a combattere questi abusi;
– Agli Stati del mondo di adottare i “Principi di Yogyakarta” (sull’applicazione della legge internazionale dei diritti umani in
relazione all’orientamento sessuale ed all’identità di genere) e di garantire che tutte le persone fruiscano di cure appropriate, compresa la riassegnazione del sesso se richiesta, siano autorizzate ad adeguare il
loro stato civile al loro genere prescelto, vivano la loro vita sociale, familiare o professionale senza essere esposte a discriminazione
transfobica, pregiudizio o crimini d’odio e siano tutelate dalla polizia e dal sistema giudiziario da violenze fisiche e non.
Rivolgiamo questo appello alle Nazioni Unite, all’OMS e alle nazioni del mondo affinché adottino queste misure per rifiutare la transfobia ed accogliere il diritto dei loro cittadini a vivere pienamente e liberamente
nel loro genere preferito come espressione di libertà culturale”.

Sul medesimo argomento è stato approvato un altro ordine del giorno (6 voti favorevoli di PD; SD; Verdi; Società civile, Misto e 1 voto astenuto di FI-PDL) presentato dai consiglieri Monteventi e Panzacchi.