Con la rielezione di Maurizio Fabbri alla carica di segretario generale regionale si è chiuso oggi, a Riccione, il decimo Congresso dello Spi Emilia-Romagna, il sindacato regionale dei pensionati della Cgil. Dopo i primi quattro anni di mandato, segnati da risultati importanti come gli accordi regionali sul welfare, la non autosufficienza e il contenimento delle tariffe, sarà Fabbri, quindi, a guidare ancora i pensionati emiliano-romagnoli della Cgil.

La conferma è stata decisa a stragrande maggioranza (uno solo il voto contrario) dai nuovi componenti – 50 donne e 51 uomini – del comitato direttivo dello Spi regionale, cioè l’organo dirigenziale eletto in mattinata dai 310 delegati, che al Congresso hanno rappresentato i 459mila pensionati (il 56% sono donne) della Cgil Emilia-Romagna.

“Sono molto grato per la fiducia che ancora una volta riponete in me – è il commento a caldo di Maurizio Fabbri – e sono molto soddisfatto per un buon Congresso, che ci vede uniti. Manterremo gli impegni presi con i pensionati e abbiamo la forza di farlo”. “Lo Spi è unito – ha concluso – e lavoreremo anche per rendere più unita tutta la Cgil”.

L’ultima giornata del Congresso ha dato spazio al dibattito sui temi del reddito, del fisco, delle pensioni e dei diritti di cittadinanza per i migranti, temi che domani saranno al centro della manifestazione nazionale della Cgil a cui gli iscritti dello Spi Emilia-Romagna parteciperanno in massa. I pensionati si sono confrontati sui bisogni degli anziani e il rapporto con la Cgil, sul welfare e la coesione sociale, sulla giustizia, la legalità, le sicurezze (e le paure alimentate dalla televisione), la mafia, “che non è un problema della Sicilia e della Calabria, l’abbiamo qui da noi anche si fa finta di nulla”, come ha detto Patrizia Maestri, segretaria dello Spi di Parma.

Si è parlato anche di ambiente e sviluppo sostenibile con un “No” netto al nucleare, del ruolo delle donne (e del “corpo delle donne utilizzato come merce di scambio”), delle leghe e della loro importanza come presidi dello Spi sul territorio. E poi il futuro, la memoria, l’etica della politica nazionale e regionale, con espliciti riferimenti ai casi Delbono e Marrazzo: “Siamo indignati – è stato uno degli interventi – di fronte all’uso disinvolto del potere, a Roma come a Bologna”.

Applauditissimo in mattinata è stato l’intervento del ventenne Nicola Degli Esposti, coordinatore della Rete nazionale degli studenti, che sancendo l’alleanza tra giovani e anziani ha ribattuto a chi vuole togliere soldi dalle pensioni per darli ai “bamboccioni” che vivono in casa. “Vogliamo uscire da questa crisi con un paese diverso e più giusto e in questo giovani e pensionati insieme possono essere una forza di cambiamento – ha detto -. Vogliamo riannodare il filo della memoria che la nostra generazione rischia di perdere e abbiamo bisogno di voi perché ricordare significa pensare in maniera diversa il presente e le questioni dei diritti, del lavoro, dei migranti”. “Noi domani saremo in piazza insieme a voi – ha aggiunto -, non osiamo immaginare cosa sarebbe questo Paese senza un sindacato come il vostro”.

Ma quella della coesione sociale e dell’unità tra le generazioni è una necessità reciproca, come ha subito risposto Rita Turati della segreteria regionale dello Spi (“Voi giovani avete bisogno di noi, ma noi abbiamo bisogno di voi per costruire un’Italia migliore”) e come ha poi ricordato Carla Cantone, la leader nazionale dei pensionati della Cgil, che ha concluso il dibattito. “Lo Spi – ha detto la segretaria nazionale – è l’unica categoria ad avere un rapporto stabile con i giovani, che abbiamo quasi adottato e che mi fanno sentire un po’ una nonna”.

Nel suo intervento Carla Cantone ha prima riconosciuto il lavoro di Maurizio Fabbri e di tutto il gruppo dirigente dello Spi regionale nel farsi carico dei bisogni dei pensionati attraverso gli accordi con le istituzioni. Poi è passata al nodo del rapporto con la Cgil e con le altre confederazioni. “Siamo alla fine di un percorso congressuale molto faticoso, in cui hanno partecipato in tutta Italia 600 mila pensionati – ha spiegato -. Di fronte a due mozioni congressuali così diverse, noi abbiamo fatto bene a chiedere il rispetto del voto dei nostri pensionati e della regola ‘una testa un voto’. Questa è la democrazia e questa regola deve valere sempre, non solo quando fa comodo a qualcuno”. Ma ora, ha aggiunto, “le assemblee sono terminate e finiamola con le polemiche”: per contrastare una crisi che colpisce lavoratori, giovani e pensionati e un Governo che “calpesta i diritti, la Costituzione, svilisce il ruolo delle istituzioni, della magistratura, dei giornalisti”, c’è bisogno di una forte unità all’interno della Cgil, di una “Cgil che abbia un mandato chiaro e coerente”. E c’è bisogno di “riaprire percorsi comuni con la Cisl e la Uil”, a partire da tre principi irrinunciabili: l’autonomia dai partiti, dal Governo e da Confindustria, il rispetto delle regole democratiche (“che sono state calpestate con gli accordi separati”) e il “rispetto dei lavoratori e dei pensionati che rappresentiamo”.

“Dobbiamo dare continuità alle nostre battaglie – ha concluso la segretaria nazionale dello Spi – per costruire una società meno diseguale e per tutte le età. Possiamo farlo solo attraverso la contrattazione e mantenendo forte il rapporto con i nostri pensionati e con le donne e gli uomini di tutte le categorie della Cgil, in modo da tenere insieme i diritti del lavoro con i diritti di cittadinanza”.