“Su temi delicati e difficili come l’utilizzo della pillola abortiva, la sinistra issa le bandiere della libertà e spara a zero contro le posizioni della destra che vengono definite come clava ideologica, despotismo, assolutismo ecc. Sembra però che non si renda conto che il problema ha dimensioni molto più ampie e che non riguarda soltanto la libertà di scelta della donna, volendo spostare tutto su un piano di scelta personale, su una libertà che, in questi termini, diventa onnipotenza e superomismo”. Duro e deciso il reggiano Fabio Filippi, consigliere regionale PdL, riconfermato a pieni voti, di fronte all’utilizzo della pillola RU 486.

“La Regione Emilia-Romagna è bene che chiuda nel cassetto questo farmaco e che la vita umana non diventi oggetto di sperimentazione. Invito quindi tutti i consiglieri del PD di area cattolica, in particolare il neo eletto Pagani Giuseppe ad uscire allo scoperto e ad assumere una posizione chiara e precisa.

Ciò che si deve evitare è che l’aborto, apparentemente semplificato da questo farmaco, diventi il “rimedio ad un errore”. Quello che temo è che la sinistra con tutte le sue pseudo teorie pecchi di faciloneria, trasmettendo alle giovani generazioni, come alle persone in difficoltà, donne in particolare, un messaggio deviato che banalizza l’importanza della vita umana e un momento di grande delicatezza.

Oltre ad un’etica, che va oltre il credo religioso di ciascuno, vi sono, nell’utilizzo di questo farmaco, complicazioni notevoli sia fisiche che psicologiche. Questo farmaco, viene utilizzato da 20 anni, negli altri paesi; ma alla luce di dati, recentemente emersi da uno studio della rivista americana New England Journal of Medicine, e resi noti dall’Associazione medica “Promed Galileo” non solo la RU 486 rispetto all’aborto chirurgico annovera un maggior numero di insuccessi e il verificarsi in misura maggiore di controindicazioni, ma la cosa allarmante è che il numero dei decessi è dieci volte superiore. Non si può inoltre trascurare la dimensione emotiva, di particolare difficoltà in cui si trova la donna in un momento così delicato; condizione aggravata dal fatto che, fino a poco tempo fa, l’interrogazione presentata alla giunta da noi consiglieri PdL risale alla fine del 2009, affrontava l’aborto (espulsione del feto) in totale solitudine, lontano da qualsiasi competenza medica.

Al primo posto ci deve essere la salute e il rispetto della vita, non solo quella del nascituro, ma anche quella della madre, evitando una sterile e polemica politicizzazione che rasenta la totale mancanza di rispetto.