Dopo un anno e mezzo di promesse disattese e impegni non rispettati, hanno dovuto chiedere il fallimento dell’azienda. Sono i dieci dipendenti della Procrea, impresa edile di Castelfranco Emilia per la quale il giudice fallimentare del Tribunale di Modena ha rilevato il forte stato di insolvenza e si è riservato di decidere sulla richiesta di fallimento presentata una settimana fa dai lavoratori e da diversi creditori.

La vicenda è resa pubblica dalla Filca-Cisl di Modena, il sindacato dei lavoratori edili a cui i dipendenti si sono rivolti per ricevere assistenza e tutela. L’impresa edile Procrea srl nasce nel 1999 e negli anni cresce fino ad avere una ventina di addetti.

«La situazione cambia nel 2008, quando l’azienda comincia a sentire gli effetti della crisi del mercato immobiliare – racconta la Cisl – La Procrea avvia le procedure per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria), ma contemporaneamente entra in una fase di profonda crisi di liquidità e inizia a pagare gli stipendi con forte ritardo. Le problematiche si acuiscono a inizio 2010 a causa della mancata autorizzazione della cigo per motivi formali».

L’azienda, infatti, non presenta la domanda di cigo in modo corretto e l’Inps la respinge: a seguito di ricorso, l’Inps autorizza finalmente la cassa integrazione, ma l’azienda, pur portando in detrazione i contributi versati l’Inps, non paga i dipendenti. Un comportamento che procura alla Procrea una denuncia per appropriazione indebita.

«Tentiamo allora di accedere alla cassa integrazione straordinaria, – continua la Filca – ma l’azienda oppone un secco rifiuto, obbligando i dipendenti a dimettersi per giusta causa e chiedere l’indennità di disoccupazione. Per tutelare e recuperare il credito (tra cassa integrazione, salari, tfr, permessi e ferie, le competenze non riscosse superano i 50 mila euro) suggeriamo ai dipendenti di ricorrere alle vie giudiziali».

Nell’udienza del 15 settembre il giudice ha rilevato il forte stato di insolvenza della Procrea srl, che si è dichiarata non in grado di saldare i debiti verso dipendenti e creditori; di qui la richiesta di fallimento. «Ciò che più amareggia in questa vicenda – commenta la Cisl – è il comportamento della proprietà la quale, oltre a violare sistematicamente gli impegni presi (pagamenti, rateizzazioni ecc.), non ha per nulla collaborato nella ricerca di soluzioni, come la cassa integrazione straordinaria, che – conclude la Filca – avrebbero potuto in qualche modo alleviare i problemi dei propri dipendenti».